dal prof. Nicola Femminella (giornalista – scrittore)
Ci sono momenti nella storia dei territori, nei quali gli enti istituzionali di governo regionale e nazionale assumono decisioni e deliberati in atti ufficiali, destinati a incidere sul destino sociale, economico, culturale delle comunità. Tali provvedimenti, che restano in vigore per un numero di anni non previsto, ma comunque per un significativo e rilevante spiazzo temporale, determinano dinamiche di genere diverso, se sono imposte dall’alto o dalla consapevolezza e dai contributi dei destinatari.
In questi giorni sono state emanate dalla Regione Campania le “linee guida per il riconoscimento delle Destination Management Organization-D.M.O. (organizzazioni per la Gestione delle Destinazioni turistiche). Gli amministratori delle istituzioni comunali e comprensoriali e alcune entità private devono prestare il massimo grado di attenzione agli enunciati contenuti nel documento, poiché interessano la valorizzazione delle aree con vocazione e destinazione turistica e il loro utilizzo. Saranno oltremodo utili per ricavare dai patrimoni, di cui sono dotati i Comuni interessati, occasioni e risorse per l’occupazione e il reddito dei cittadini. In particolare, sono chiamate a tenere desto il campo attentivo le zone interne che rivelano un impoverimento incessante, di cui lo spopolamento è il più evidente e convincente manifesto.
Ho seguito l’iter del provvedimento con il prof. Renato Di Gregorio, eminente esperto di tale materia, tanto da essere stato consultato dalla Regione Campania e da altre regioni d’Italia per lo studio e definizione delle Linee Guida, di cui parliamo. Ho così avuto modo di apprendere appieno l’impatto che l’argomento avrà sul destino soprattutto dei nostri quattro comprensori del Cilento, Vallo di Diano, Golfo di Policastro, Alburni. In essi le risorse naturalistiche, storiche e culturali compongono un patrimonio che, messo a valore, potrebbe fornire contributi inimmaginabili alle economie locali e introdurre dinamiche significative per i progetti da redigere e le attività da intraprendere, se si vuole operare quella svolta invocata da molti decenni nelle terre del Mezzogiorno d’Italia. Ne abbiamo seguito l’iter fin dal suo ingresso nel dibattito politico che è sorto presso la Regione Campania, anche per le sue implicanze rispetto ad un progetto che da tempo stiamo sviluppando con lo stesso prof. Di Gregorio e la prof.ssa Giusy Rinaldi a favore del Cilento nella sua interezza.
Le Linee Guida sono un provvedimento destinato a determinare gli atti politici volti a comporre i percorsi progettuali dei territori e motivare i relativi finanziamenti da richiedere, una volta adottati dall’istituto regionale. Risulta evidente dai molti articoli e dalle spiegazioni contenuti nelle Linee. Ma ugualmente è assai eloquente che i responsabili delle politiche locali debbano esprimere il massimo di determinazione e impegno nell’adozione delle scelte e soluzioni finali per la delimitazione delle aree da aggregare nelle singole D.M.O. Uguale impegno è richiesto ai singoli cittadini, in autonomia o inseriti nelle associazioni e nei gruppi sociali, perché diano il dovuto apporto di partecipazione, anche se solo con spinte e sollecitazioni, affinché tali opportunità producano risultati concreti e valevoli, a favore in primis delle nuove generazioni.
L’azione delle Comunità Montane, dei Gal, dei Consorzi, dello stesso Parco del Cilento, Vallo di Dano, Alburni e degli altri aggregati comprensoriali spesso non hanno prodotto quanto contenuto nelle finalità degli statuti e dei regolamenti istituzionali, vanificando attese e aspettative. Le D.M.O. costituiscono l’ennesima occasione per introdurre una proficua politica del territorio, virtuosa e feconda di risultati.
Ritengo opportuno riportare qui l’opinione maturata all’interno del nostro gruppo di lavoro sulla costituzione delle D.M.O. e il convincimento assunto sull’argomento rispetto al nostro territorio. Noi riteniamo che si debba creare una D.M.O. per ciascuno dei quattro comprensori che costituiscono il Grande Cilento e che essi, insieme, debbano lavorare per costruire cluster comuni lì dove elementi omogenei e correlati e uguali obbiettivi li richiedono.
Qualcuno vorrebbe una D.M.O. strutturata sull’intera Provincia; è l’ennesimo tentativo per affidare un ruolo decisionale al capoluogo che nel passato ha spesso trascurato le esigenze e i bisogni dei comprensori nell’estremo lembo territoriale della regione campana. In quel caso nessuna possibilità è stata data alle popolazioni dei nostri territori di costruire progetti importanti a misura delle caratteristiche e delle vocazioni delle nostre tradizioni e delle risorse avute in dotazione dalla storia e dalla natura. Non a caso si assiste ad uno spopolamento delle nostre zone con una accentuazione della concentrazione urbanistica della città di Salerno, ove le quote negative di traffico e parcheggio delle auto hanno raggiunto una criticità degna di nota.
D’altro canto la vocazione turistica dei nostri luoghi ormai si è condensata nel “brand Cilento” sempre più ritenuto di grande attrazione, anche se i numeri delle presenze di turisti e visitatori non rispecchia tale valore, specie se si leggono i dati relativi ai turisti stranieri che dirigono i propri passi verso le nostre località. Ma questa contraddittorietà ha le sue cause e spiegazioni che potrebbero essere rimosse, se si ponessero in atto politiche di sviluppo adeguate e sostenute da aggiustamenti ben studiati dei comportamenti sinora espressi da tutti i soggetti coinvolti.
Abbiamo la vetta più alta della Campania, il monte Cervati che, nei post sui social di questa stagione invernale con abbondante neve, mostra tutto il suo fascino e la sua estesa bellezza. Abbiamo colline e catene montuose come gli Alburni, una volta paradisi di greggi e mandrie che alimentavano il fabbisogno di carni a Napoli. La natura dappertutto mostra altera la ricchezza della biodiversità, di cui la Valle delle Orchidee a Sassano è dispensatrice con il maggior numero di specie fra tutti i Paesi del Mediterraneo.
Ci è riconosciuto il gruppo speleologico tra i più importanti d’Europa con le grotte di Sant’Angelo a Pertosa-Auletta e Castelcivita e l’inghiottitoio del Bussento; le grandi potenzialità turistiche dei nostri quattro fiumi, mai minacciosi ma idonei per sviluppare ogni attività sportiva; percorsi e cammini religiosi o immersi in ambienti naturalistici suggestivi e dispensatori di ossigeno incontaminato. La cultura offre un patrimonio archeologico di prima grandezza con grotte che celano gemme preziose a cominciare dal paleolitico e distendendosi in tutte le altre epoche preistoriche e storiche, con Paestum regina dell’arte greca; chiese, conventi, castelli, borghi per affascinare gli amanti dell’arte; vicende storiche scolpite nel grande libro della storia con i regni lucani e la signoria dei Sanseverino. Il tutto conserva peculiarità e trascorsi storici in grado di attirare l’attenzione degli studiosi e coloro che vogliono conoscere gli eventi di una storia luminosa. Senza contare il comparto della gastronomia, nota nel mondo per i riconoscimenti degli addetti ai lavori. In ultimo i beni dell’Unesco e delle aree protette: la maestosità della Certosa di Padula abbaglia e sorprende i visitatori, che potrebbero essere dieci volte superiori a quelli attuali.
Tutta questa vastità e consistenza di “prodotti turistici” dovrà avere una governance, una nous che la studi e la metta a profitto per essere esposta sui banchi delle agenzie turistiche e nelle mostre del turismo. Ciò dev’essere condotto da coloro che ne conoscono i contenuti e che con essa vivono quotidianamente. Diversamente, si avranno una serie di iniziative e finanziamenti a pioggia, senza una visione generale e accurata, con investimenti assai ridotti che possiamo paragonare a un pranzo fatto di pane e acqua per chi ha bisogno di sedersi a tavola e consumare un pranzo dignitoso che aspetta da tempo remoto. Le D.M.O. saranno lo strumento giusto, per far conoscere, valorizzare, utilizzare le nostre infinite e ingenti risorse, che possono produrre e assicurare occasioni lavorative ai nostri giovani e dare loro qualche opportunità in più.
Ricordo qui solo gli articoli 1 e 2 del documento regionale per evidenziare l’importanza della materia e dei contenuti che si leggono nelle Linee Guida. Nel contempo invito quanti interessarti all’argomento e allo sviluppo delle nostre comunità a leggere e ad analizzare i successivi articoli. Sono di massima rilevanza e meritano una approfondita considerazione da parte di coloro ai quali stanno a cuore le sorti delle nostre comunità.
Da Art. 1 – Premessa:
- Le D.M.O. sono organizzazioni non lucrative che mirano a comprendere i principali portatori di interessi pubblici e privati che cooperano nell’ambito di una determinata destinazione turistica secondo una logica di partenariato per condividere l’offerta turistica locale ai fini di efficienza, coesione e competitività.
costituzione e il riconoscimento, anche ove già costituite, di D.M.O. concepite su base territoriale omogenea e in aree tendenzialmente contigue.
Da Art. 2 – Obiettivi e finalità
1.
- rafforzare efficienza, coesione, condivisione, competitività e sostenibilità delle destinazioni turistiche della regione Campania, attraverso la creazione di brand territoriali chiaramente riconoscibili sul mercato turistico nazionale e internazionale;
- stimolare il processo di autodeterminazione da parte dei territori che si propongono sul mercato
come destinazioni turistica;
- superare la frammentazione nella promozione dell’offerta turistica regionale;
- stimolare la qualificazione dell’offerta e dell’accoglienza turistica;
- migliorare l’occupazione e la professionalità degli operatori del comparto;
- h) favorire la creazione di proposte turistiche innovative ed esperienziali, accessibili, ecocompatibili e
- responsabili, avuto particolare riguardo alle aree interne;
- I) promuovere lo sviluppo economico, sociale e ambientale attraverso la valorizzazione del
- Patrimonio culturale, enogastronomico e naturalistico;
- j) promuovere la partecipazione degli operatori economici;
- k) incentivare lo sviluppo turistico attraverso la figura del manager della destinazione ai sensi della
- normativa vigente (LL n. 135 del 29 marzo 2001 e n. 206 del 27 dicembre 2023).