Le cooperative sociali e il processo a Salerno. La parola ai tecnici

 

da Salvatore Memoli (avvocato – giornalista – scrittore)

In un lungo esame dibattimentale, in cui sono state date tutte le garanzie dal Tribunale di Salerno, oltre agli approfondimenti di aspetti delittuosi a carico degli imputati, in particolare Zoccola Fiorenzo detto Vittorio e Savastano Giovanni detto Nino, si é voluto ripercorrere le fasi dell’affidamento degli appalti e verificare tutti i passaggi di merito che riguardavano il rapporto tra le Cooperative ed il Comune, il ruolo di Zoccola e i rapporti con De Luca, le procedure poste in essere dal Comune ed il rispetto delle normative. Prima di questo processo non era difficile incontrare nell’opinione pubblica delle persone che parlavano a vanvera, per sentito dire, per voci di corridoio, delle Cooperative sociali. Ipotizzare favoritismi e corruzione era diventato uno sport comune, in cui anche alcuni consiglieri comunali erano caduti, più per insipienza che effettiva conoscenza dello stato delle cose. Le Cooperative sociali hanno sempre avuto un ruolo importante nell’economia dei servizi comunali, riuscendo ad occupare spazi decisivi per la gestione della città. Ovviamente conoscere bene gli atti amministrativi e le decisioni politiche rappresenta la premessa per inquadrare la portata dell’incidenza sia sulle uscite del Comune sia per definirne i benefici. Come si diceva, il dibattimento di questo importante processo, partito con rulli di tamburi scandalistici, coinvolgendo tutti, amministratori e politici, responsabili di cooperative, avvolto da una perversa presunzione di scorgere chi aveva le dita nella marmellata, grazie ad una guida imparziale, intellegibile, equilibrata, ha fin qui offerto una risposta del tutto opposta alle premesse colpevoliste. Giuste le persone sentite, capaci di dare contributi corretti di competenza, autorevoli per ruolo sociale e per inserimento nella macchina amministrativa del Comune di Salerno, da esse abbiamo tutti appreso che le procedure seguite dal Comune rispondevano a corrette risposte alle normative regolatrice della materia, di merito rispetto ai servizi e delle modalità dell’affidamento alle stesse cooperative sociali di tipo B. Il dibattimento è stato prevalentemente caratterizzato dall’esame dei testimoni della difesa, in particolare un contributo deciso ha dato Alberto Di Lorenzo, dirigente comunale, escusso lungamente dai difensori di Zoccola, Avv. Della Monica e Avv Manzi.  Alberto Di Lorenzo con appropriata competenza ha fornito tutti i chiarimenti utili in ordine all’attivazione delle convenzioni con le cooperative sociali, precisando che era il Comune, sul finire degli anni novanta, ad avere bisogno di esse, “stante la carenza delle maestranze, un calo forte di operai addetti alla manutenzione, non solo del verde pubblico inteso nella sua accezione più comune, ma anche per tutto quello che riguarda la manutenzione delle opere in ferro, delle opere in legno, le panchine, una cosa alla quale il Comune riservava una certa attenzione”.  E con precisione il Di Lorenzo inquadra il riferimento normativo citando la legge 381 del 1991 che favoriva l’accesso al lavoro delle Cooperative sociali di tipo B, sottolineando il tenore dell’art. 5 che prevedeva in deroga alla normativa dei contratti che i Comuni potevano stipulare convenzioni con le Cooperative, per l’effettuazione di servizi strumentali.  Dunque gli incarichi alle Cooperative venivano fati attraverso le convenzioni, calibrate sulla soglia comunitaria (duecentomila euro); parimenti veniva anche proceduto a definire il numero dei dipendenti fissato a 9 unità, tra essi dovevano esserci una percentuale minima del 30 per cento di lavoratori diversamente abili o con disagio sociale. > All’epoca di tale utilizzazione delle Cooperative sociali, il Comune di Salerno venne diviso in zone e fu operata una zonizzazione del territorio comunale con una previsione di otto sottozone affidate alle cooperative con possesso dei requisiti individuati. > Questo modo di procedere dava buoni risultati, anche se dopo il 2004 le esigenze di gestione del territorio erano cresciute ed anche la normativa doveva essere adeguata ad una direttiva dell’Unione Europea sostanzialmente di tutela del lavoratori disagiati. Soltanto nel 2006 finirono le convenzioni e si passò alle procedure di gara. Tuttavia il servizio delle Cooperative sociali era stato giudicato molto efficiente anche in considerazione dell’accresciuta specializzazione nei settori affidati. Importante é stato il riferimento al Codice dei Contratti che ancora una volta ammetteva l’affidamento esclusivo. Con una seguenza di citazioni Di Lorenzo ha proceduto alla ricostruzione di tutti i dati normativi succedutisi e utilizzati dagli uffici del Comune di Salerno, facendo capire che il dominus del rapporto é stato sempre il Comune e che le Cooperative hanno rispettato sempre normativa e volontà Comunale. > Una domanda precisa drl difensore ha permesso al teste di puntualizzare che le divisioni in zone non hanno procurato nessun vantaggio alle Cooperative. In definitiva i vantaggi economici erano per il Comune piuttosto che per le Cooperative, sia sotto il profilo economico che sotto il profilo della customer satisfaction dei cittadini per la buona tenuta dell Città. Sotto questo profilo la ricostruzione di Di Lorenzo dell’intera vicenda sia dal punto di vista storico, giuridico e del gradimento dei cittadini permette di cogliere che il primo risultato utile era del Comune ed in questo senso le proroghe degli affidamenti per molto tempo rispondevano più alle esigenze del Comune che delle Cooperative.  In ultimo appare illuminante una risposta del Di Lorenzo a dimanda del codifensore di Zoccola avv. Manzi: “Perché le Cooperative preferivano i bandi di gara piuttosto delle proroghe?”  Di Lorenzo risponde:” Preferire il bandi é naturale perché lavorare in regime fi proroga amplia lo spettro dell’incertezza di un’impresa anche sociale… perché l’impresa sociale é per sua definizione una impresa fragile, sottoposta a variabili, che possono inficiare la continuità economica e finanziaria”.  Su questa linea interpretativa si muove la volontà delle Cooperative e la costante consulenza di Zoccola alle stesse: uscire dalla precarietà, dai condizionamenti e scegliere la forma della trasparenza degli affidamenti, delle prestazioni e del ruolo delle Cooperative nell’organizzazione dei servizi del Comune di Salerno. Il Processo per quanto complesso e stressante per gli imputati restituisce all’opinione pubblica una dimensione sana di relazioni contrattuali e sociali delle Cooperative e dei loro Amministratori che merita il riconoscimento delle sane condotte e delle energie profuse nella vita amministrativa e dei servizi, di una città che era efficiente.

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