Cambiare i sistemi di intrattenimento per invertire le crisi

Stamattina i dati dal Sole24ore confermano svariate cadute libere dell’industria italo-tedesca in particolare nella zona euro.

 

Una canzone che suona bene da tempo alla quale almeno gli italiani sembra si siano affezionati masochisticamente, per un ritornello da cui è sempre più difficile uscirne sia mentalmente che fattivamente.

 

Personalmente, anche via chiacchiere da bar con amici, sostengo che l’unica soluzione é cambiare il sistema dell’intrattenimento apportando drastiche modifiche e normalizzazioni.

 

Se la gente, lavoratori e non, vengono distratti oltremodo da calendari sportivi regolati dalla programmazione di pochi grandi media che influiscono sulle federazioni, paralisi economiche, immobilismo produttivo e cali in tutti gli altri settori industriali sono naturale conseguenza.

 

Non é che per volere ed interesse dei gruppi televisivi la vita normale o comunque attuale possa mai essere ancora regolata da tempi ingerenti sul resto di tutti gli altri aspetti della vita di ciascuno.

 

Se le tv ci hanno abituato in fede ai diritti televisivi acquisiti da privati, pochi privati, all’anticipo, alla diretta in prima e seconda serata, al match posticipato al lunedì per il proprio affollamento di raccolta pubblicitaria, non è assolutamente giusto condizionare l’andamento ed il corso delle azioni di milioni di persone che invece potrebbero essere diversamente produttive.

 

Non c’è altra soluzione: le federazioni sportive potrebbero riportare i giochi alla domenica, per consentire ai connazionali di lavorare studiare o altro durante una normale settimana.

Lo sport é di tutti, non di chi compra i diritti di messa in onda.

 

Zio Silvio ed il compare Murdoch hanno distratto milioni di persone e con successo,  ma le loro nuove modalità di fruizione degli show non potrebbero però valere ancora, dati i risultati delle altre industrie i cui vertici fino ai dipendenti in bilico sembrano essere condizionati da ritmi validi solamente per il settore dello spettacolo.

 

Le manifatture e gli altri settori, pur pubblicizzando la propria presenza su tali canali, oramai sono passate dalla moltiplicazione dei volumi di vendita a meri sfoggi di vanto o semplice mantenimento e sopravvivenza nei casi più fortunati.

 

Se si pretende il ritorno alla crescita e alle soluzioni alla crisi ogni giorno,  senza agire ed intervenire sull’abuso ed ingerenza  dei bastoni che ne rallentano la marcia, le audience non potranno destarsi altrimenti. Lo sport in particolare, infine, va regolato nei ritmi e tempi di svolgimento, altrimenti nemmeno i soli media che davvero se ne avvalgono potranno ancora giovarne.

 

F.to: da Antonio Cortese (giornalista)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *