Aldo Bianchini
SALERNO – Grazie all’amico Giovanni Cavallo detto Nino (noto e storico commercialista) che con la sua segnalazione mi ha dato modo di leggere un interessantissimo editoriale scritto dalla giornalista dott.ssa Ornella Trotta su “Ilbello.info” sotto il titolo di “10 gennaio del 49 a.C., Cesare sfida il potere”.
Prima di passare alle mie osservazioni è giusto leggere lo scritto della Trotta:
- 10 gennaio 49 a.C.: Cesare e il Rubicone, una sfida eterna al potere. Il 10 gennaio del 49 a.C., Giulio Cesare attraversò il Rubicone, violando le leggi romane e sfidando il potere oligarchico del Senato. Con la frase “Alea iacta est”, scelse di opporsi a un sistema che proteggeva privilegi e disuguaglianze, rivendicando il diritto del popolo romano a un governo più giusto e inclusivo. Anche se il suo gesto fu motivato da ambizioni personali, segnò un atto di rottura contro l’élite dominante. Oggi, i “Rubiconi” si manifestano nelle lotte contro le disuguaglianze sociali e il potere consolidato. Quando un leader politico sfida le istituzioni finanziarie globali o un movimento sociale si ribella contro lo sfruttamento del lavoro e del pianeta, riecheggia lo spirito di Cesare: l’audacia di infrangere le regole per riscrivere un sistema ingiusto. L’attraversamento del Rubicone può essere letto come un simbolo di rivolta contro i meccanismi che favoriscono pochi a scapito di molti. È il coraggio di rompere con il passato per immaginare un futuro più equo, dove il potere non sia concentrato nelle mani di pochi, ma distribuito tra tutti.
In forma molto sintetica, senza alcuna retorica, lontana da qualsiasi forma di auto-condizionamento, e scevra da qualsiasi ideologia Ornella è riuscita in poche parole, molto ponderate, a riproporre l’antico potere della lotta popolare contro il potere costituito, soprattutto quando il potere è nelle mani di pochi e non distribuito tra tutti.
Per una utopia socialista molto cara a Marx ed Engels, secondo i quali il socialismo si è evoluto da una visione precedente, utopistica, per diventare una «scienza», vale a dire il ”socialismo scientifico”, sulla base del quale si dovrebbe, parlare del rifiuto e anche del superamento di ogni forma di utopia da parte dei due pensatori.
Ma qui il discorso si fa troppo impegnativo anche per un giornale di nicchia come questo che state leggendo ed è preferibile ritornare subito con i piedi per terra per continuare a commentare l’ottimo intervento della giornalista Trotta che con le suddette poche e incisive parole ha sfoderato una “lectio magistralis” che andrebbe ripresa e pubblicata anche sui giornali nazionali e sulle riviste specializzate.
Ovviamente sul ragionamento di Ornella, come per tanti altri ragionamenti, incombe l’ombra delle cosiddette “ambizioni personali” che, da Cesare in poi, a volte distorcono il vero senso dello “alea iacta est” tracimando spesso in cruente lotte di potere per il potere; difatti è storicamente provato che chi fa la rivoluzione non dovrebbe mai, poi, governare; e l’ingloriosa fine della rivoluzione francese in questo senso è molto educativa anche per le attuali generazioni che vengono spinte, e forse manipolate, da oscuri personaggi assetati di gloria e di ambizioni personali.
Il ragionamento è lungo e complesso, scrivevo prima, e dobbiamo tutti essere grati ad Ornella Trotta per averlo riportato a galla, con la certezza che la stessa Ornella riesca a trasferire questo suo pensiero, come docente, alle tante generazioni di giovani che Lei stessa da tempo educa e forma.