L’ALBERO di NATALE (5): e si “ Vicienz è pat a loro ?”

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Dunque nel precedente capitolo (IV) ho evidenziato il successo almeno temporaneo della Procura che pur avendo subito un piccolo rovescio (… richiesta di archiviazione presentata da tre magistrati (Elena Guarino, Francesco Rotondo – ora procuratore di Vallo della Lucania – e Mafalda Daria Cioncada) al gip del tribunale di Salerno, per due indagati non colpiti da provvedimenti restrittivi. Si tratta di Salvatore Ridosso, figlio dell’ex pentito Romolo (boss originario di Scafati) arrestato per il delitto commesso il 5 settembre 2010 a Pollica, e del carabiniere Luigi Molaro, uomo di fiducia del colonnello Fabio Cagnazzo, anche lui arrestato perché ritenuto tra i responsabili dell’assassinio del primo cittadino ….”) in termini di strategia investigativa e processuale ha appeso all’albero in maniera abbastanza consolidata cinque significative figurine.

Difatti il capo Giuseppe Borrelli, con il vicario Luigi Alberto Cannavale, ha chiesto ed ottenuto dal gip Valeria Campanile, il giudizio immediato per il sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri; prima udienza fissata per il 4 febbraio 2025, e con lui altri quattro: la sorella del presidente Elvira Alfieri, gli imprenditori Dervit Alfonso D’Auria e Vittorio De Rosa, il funzionario comunale Carmine Greco e il braccio destro di Alfieri, componente dello staff del sindaco, Andrea Campanile … Nel collegio difensivo gli avvocati: Agostino De Caro, Cecchino Cacciatore, Antonello Natale ed Enrico Tedesco. La posta in gioco è altissima; il giudizio immediato è rischioso per entrambi, sia per la Procura che per gli imputati. Vedremo, già dalle prime battute, quale consistenza processuale avranno le tesi accusatorie (che è giusto ricordare hanno resistito all’esame del Tribunale della Libertà) rispetto a quelle della difesa che ha maturato più tempo per studiare le carte.

Nel terzo capitolo della saga “L’Albero di Natale” ho rievocato quello striscione apparso in Piazza Portanova diversi anni fa con la scritta “Vicienz me pate a me”  che nell’intento del suo autore stava a significare la capacità di De Luca fin dal 1993 di convincere (affabulare) tutti sul fatto che lui si muoveva per il bene comune; e in tale operazione convinse anche chi allora dalla Procura indagava sulle varie azioni politico-amministrative di quello che ancora non era diventato “il kaimano”. Fatto questo, dei giudici, assolutamente inconsueto e, forse, anche deprecabile dal punto di vista dell’indipendenza e dall’autonomia dell’azione penale. A svelarlo oltre trent’anni dopo non sono stato io ma proprio uno degli investigatori dell’epoca “Michelangelo Russo” che nell’ottobre 2021 rese di pubblico dominio il fattaccio nel contesto di un suo editoriale su leCronache.it .

Uno dei lettori più appassionati di questo giornale, che nella vita svolge l’attività di dirigente medico M.S., in merito a quello striscione di Piazza Portanova ed alla rivelazione dell’ex pm Russo mi ha riservatamente scritto: “E si Vicienz è pate a loro ?”; intendendo con “loro” a tutti gli inquirenti che si interessano delle quattro inchieste principali del momento, quasi come a significare (prendendo spunto dalle storiche e continue voci sui presunti ma mai provati rapporti particolari di De Luca con i Procuratori che si sono succeduti negli anni) che sarà giusto osservare i prossimi movimenti per capire dove potranno finire le inchieste.

Se facciamo una rapida carrellata sui rapporti di alcuni Procuratori Capo con De Luca non c’è da stare sereni, lo dice la storia e non io. Ma al mio amico medico ho, sempre riservatamente, risposto che questa “Procura new age”, grazie al capo Borrelli, appare (almeno alla mia osservazione) lontanissima anni luce da quelle interconnessioni politico-affaristico-giudiziarie dei decenni scorsi. Questo ovviamente non è garanzia di vittoria, ma è certezza e indipendenza investigativa. E non è poco.

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