L’ALBERO di NATALE (4): le figurine che salgono e scendono

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Quarto capitolo sui fatti e misfatti della città capoluogo e della provincia di Salerno che anche in questo lungo periodo festivo non hanno mancato di far sentire la loro presenza sull’albero di Natale della Procura, con qualche sensazione di “riserva sul lavoro dei pubblici ministeri” che comincia, comunque, a serpeggiare fuori le mura di un nuovo tribunale che, seppure distante alcune centinaia di metri, rovescia il clamore delle sue inchieste sui marciapiedi e nei locali alla moda di Corso Vittorio Emanuele. Luoghi in cui da sempre le notizie giudiziarie vengono analizzate, commentate ed a volte anche stravolte.

 

LE QUATTRO  INCHIESTE: E’ bene ricordare che l’Albero di Natale segue le inchieste prodotte dalla “Procura new age” di Giuseppe Borrelli e che maggiormente attecchiscono all’immaginario collettivo della gente che si gongola sui marciapiedi del Corso; le inchieste sono quelle che riguardano le COOP SOCIALI di Salerno (blitz dell’11.10.2001 con l’arresto di Vittorio Zoccola e Nino Savastano e vari dirigenti, e funzionari del Comune); il cosiddetto SISTEMA CILENTO ( con il blitz del 3.10.24 con l’arresto di Franco Alfieri –presidente della provincia e diversi indagati); il CIF – Consorzio Farmaceutico Intercomunale che sta travolgendo sia il Comune di Cava che quelli di Eboli e Capaccio, pe presunti buchi nei conti e nei bilanci per circa 2milioni di euro; il DELITTO VASSALLO (con il blitz che ha portato all’arresto del colonnello dei Carabinieri Fabio Cagnazzo, Lazzaro Cioffi, Giuseppe Cipriano e Romolo Ridosso; che hanno, comunque, proposto ricorso per Cassazione al diniego del Riesame per la richiesta scarcerazione). Quattro inchieste che stanno mettendo a dura prova il presunto sistema politico-affaristico dell’intera provincia di Salerno.

 

I DUBBI DI IERI: In piena tangentopoli, il 24 luglio 1993, il giornalista Luciano Pignataro scriveva su Il Mattino: “Sarà l’effetto Cagliari ma da ieri per la prima volta dall’inizio di Tangentopoli la Procura ha subito un paio di rovesci. Giusto un anno fa i clamorosi arresti per la Fondovalle, ieri la scarcerazione dell’ex sindaco Vincenzo Giordano, dell’ex vice sindaco Fulvio Bonavitacola, dell’avvocato Franco Chirico, del giudice Alfonso Lamberti, la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare per l’ex presidente dell’IRI Franco Nobili e per il costruttore Antonio Di Donato”.

 

I DUBBI DI OGGI: Proprio nel corso delle festività natalizie arriva dalla Procura new age la notizia alquanto clamorosa: “Omicidio Vassallo, la procura chiude un altro capitolo dell’inchiesta. E lo fa con una richiesta di archiviazione presentata da tre magistrati (Elena Guarino, Francesco Rotondo – ora procuratore di Vallo della Lucania – e Mafalda Daria Cioncada) al gip del tribunale di Salerno, per due indagati non colpiti da provvedimenti restrittivi. Si tratta di Salvatore Ridosso, figlio dell’ex pentito Romolo (boss originario di Scafati) arrestato per il delitto commesso il 5 settembre 2010 a Pollica, e del carabiniere Luigi Molaro, uomo di fiducia del colonnello Fabio Cagnazzo, anche lui arrestato perché ritenuto tra i responsabili dell’assassinio del primo cittadino. I due sono iscritti nel registro degli indagati per il depistaggio avvenuto subito dopo l’omicidio. Molaro anche per il traffico di droga. E proprio la droga e il presunto coinvolgimento dei fratelli Palladino al momento restano nodi ancora da sciogliere. Questo capitolo al momento resta aperto”. Non conosco e non commento l’archiviazione del carabiniere, ma quella relativa a Salvatore Ridosso mi offre l’occasione di ribadire, come ho già detto in passato, che la procura  non può basarsi sulle presunte rivelazioni di “Romoletto” Ridosso (anche sulle rivelazioni a carico della sua stessa famiglia, come tecnica collaudata) per sbattere la gente in galera. Meno male che questa Procura ha capito ed ha fatto un passo indietro.

 

GLI ULTIMI SUCCESSI: E’ fuori dubbio che il capo procuratore Giuseppe Borrelli è sulla strada giusta nella costruzione dell’albero di natale che come arte insegna è bene cominciare dalla base per arrivare la puntale che è sulla sommità. Per il momento la Procura incarta e porta a casa ben cinque figurine che da pochi giorni troneggiano sui tanti rami verdi: “Per la procura di Salerno c’è «l’evidenza della prova in ordine a tutti i reati in contestazione» e «non sussiste pregiudizio per le indagini preliminari». Per questo motivo il sostituto procuratore Alessandro De Vico, con atto controfirmato dal procuratore capo Giuseppe Borrelli e dal vicario Luigi Alberto Cannavale, ha chiesto ed ottenuto dal gip Valeria Campanile, il giudizio immediato per il sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri. A processo, con prima data fissata per il 4 febbraio prossimo, senza passare per l’udienza preliminare, vanno anche gli altri cinque indagati nell’inchiesta che ha travolto il comune cilentano per la «manipolazione» della gare d’appalto della pubblica illuminazione favorendo, appunto, l’impresa della famiglia Alfieri. Si tratta della sorella del politico, Elvira Alfieri, degli imprenditori della Dervit Alfonso D’Auria e Vittorio De Rosa, del funzionario comunale Carmine Greco e il braccio destro di Alfieri, componente dello staff del sindaco, Andrea Campanile. Tutti, ricordiamo, sono agli arresti domiciliari. A corredo della richiesta la procura ha allegato anche un numero importante di intercettazioni dalle quali si evincerebbero i titoli di reato. Per tutti le contestazioni sono di turbata liceità degli incanti; per i fratelli Alfieri e De Rosa anche corruzione, nel caso del sindaco per atti contratti ai propri doveri d’ufficio; e, sempre per lui, c’è anche la contestazione di falso in atto pubblico. Nel collegio difensivo gli avvocati: Agostino De Caro, Cecchino Cacciatore, Antonello Natale ed Enrico Tedesco” (fonte Il Mattino del 22.12.24). Un bel colpo per la Procura che appende all’albero ben cinque figurine contemporaneamente.

 

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