Aldo Bianchini
SALERNO – “”Alcuni secoli fa, dopo aver decretato l’espulsione dei gesuiti in quanto predicatori di intolleranza, il Re di Francia (Luigi XV di Borbone che espulse nel 1764 i Gesuiti) diede udienza a un alto esponente dell’Ordine, che protestava vivacemente per quella presunta limitazione di libertà. Il Sovrano, sorpreso e irritato, replicò : “Proprio voi che, quando siete al potere, fate mandare al rogo gli eretici?”. Sire – rispose imperturbabile il religioso – questo è del tutto logico. La libertà che io pretendo in nome dei vostri principi, ve la nego in nome dei miei. Il botta e risposta tra il Re di Francia e il capo dei Gesuiti mette in risalto non solo la difficilissima esistenza della libertà di stampa ma pone l’accento sull’insolubile antinomia tra due filosofie, quella liberale e quella assolutistica, ciascuna delle quali è coerente con le proprie premesse”” (fonte iqds).
Il caso della presunta violazione della privacy dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano da parte della trasmissione “Report” di Rai/3 (conduttore Sigfrido Ranucci) ripropone in pieno l’annosa querelle sulla libertà di pensiero, di parola e di stampa e richiama alla pressante attualità la domanda: “la libertà, in senso lato, per essere credibile e usufruibile da tutti deve avere dei confini ?”.
Ognuno, ovviamente, si dia la risposta che crede; purchè basata sull’assoluta buona fede condita da una trasparente onestà intellettuale.
Come giornalista affermo che se non c’è nessuna norma che vieta con certezza a Ranucci di mandare in onda una telefonata privata tra l’ex ministro e la moglie, non c’è neppure nessuna norma che lo consente con altrettanta certezza.
In questo squarcio ed in mancanza di regole certe si annida il rischio di una costante tracimazione del “diritto di cronaca” rispetto alla intoccabile privacy; ma ormai la tracimazione è costante e segna, purtroppo, anche il giudizio sul suo dilagante utilizzo da parte dei tanti scienziati del presunto giornalismo d’inchiesta (Ranucci non è l’unico) che infestano non solo le tv commerciali ma anche quelle del servizio pubblico, purtroppo. E la cosa peggiore è che questi scienziati speculano sul fatto di poter contare su imponenti uffici legali (pagati da noi contribuenti) a tutela della loro integrità giudiziaria.
Sinceramente mi vergogno quando vedo giornaliste in gonnella e giornalisti in pantaloni che agitano i loro microfoni verso le controparti forzando anche gli sportelli delle macchine o i cancelli di delimitazione della proprietà privata; un abuso che almeno in Rai dovrebbe subito cancellato.
Il garante della privacy, dopo il “caso Ranucci” ha esclamato: “Bisogna attenersi al più rigoroso rispetto della normativa in materia di protezione dei dati personali. Rispettare il principio della essenzialità dell’informazione”; ma non ha spiegato cosa si intende per essenzialità dell’informazione, e se la stessa deve avere dei precisi confini (da non confondere con paletti).
Ma si sa, la politica e il giornalismo preferiscono che qualcun altro (la magistratura ?) decida per loro caso per caso; e continueremo tutti a metterci sempre di più nelle mani della pericolosissima magistratura.