GIUSTIZIA: le due volte di Rosa Volpe

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La dottoressa Rosa Volpe (magistrato di vaglia e di lungo corso) finalmente è ritornata a casa nella sua Salerno con un ruolo importantissimo come quello di Procuratore Generale della Repubblica presso il tribunale cittadino.

Troverà una sola ma sostanziale differenza rispetto al suo specchiato passato di sostituto procuratore della Repubblica e di aggiunto procuratore presso la DDA; difatti sarà catapultata direttamente presso la nuova (ma urbanisticamente e materialmente già vecchia) cittadella giudiziaria realizzata in uno stile moderno che verosimilmente non piace a nessuno. Non calpesterà più gli ampi ed immensi corridoi e le spaziose stanze della Procura, ma sarà costretta ad attraversare stretti e bassi corridoi (come se fosse un condominio) senza avere a disposizione niente di quella imponente s torica struttura in cui è nata come magistrato.

L’ultima e abbastanza lunga esperienza napoletana dove ha svolto il compito di “capo della procura pro-tempore” l’ha sicuramente fatta crescere ancor di più rispetto a quanto già aveva evidenziato nella sua permanenza a Salerno.

Al suo attivo può vantare la gestione di alcune grandi inchieste del nostro distretto giudiziario:

Al suo attivo alcune grandi inchieste, tra le quali:

  • insieme al suo collega Luigi D’Alessio ha portato a sentenza di condanna per il “caso Elisa Claps” il suo assassino Danilo Restivo che si era rifugiato in Inghilterra;
  • ha gestito alla grande la parte centrale dell’inchiesta per l’omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo; peccato che quel lavoro è andato quasi perduto a causa del trasferimento della Volpe a Napoli ed anche dalla diversità di veduta degli investigatori che hanno proseguito le indagini; è riuscita, comunque, a far scagionare il presunto assassino Bruno Humberto Damiani che si era rifugiato in Colombia;
  • la clamorosa inchiesta sui cosiddetti “aborti d’oro” che portò allo smantellamento della vasta rete degli aborti illegali nelle mani di medici senza scrupoli che avevano anche favorito l’aborto illegale della presunta amante di un ex magistrato salernitano d’alto lignaggio;
  • ha contribuito a numerose inchieste inerenti la tangentopoli di Salerno dal 1992 alla fine degli anni ’90.

Per quanto riguarda la mia conoscenza specifica della dott.ssa Rosa Volpe posso soltanto dire che il tutto si è estrinsecato in due momenti precisi che io giornalisticamente ho denominato “Le due volte di Rosa”; la prima volta rimasi incerto sulla linearità dell’indagine, la seconda volta, però, ho compreso il vero valore professionale di colei che oggi siede sullo scranno di “procuratore generale di Salerno”.

1° – caso Servizi Segreti: Verso la fine degli anni ’90 la Procura di Salerno venne attenzionata da un lungo e complicato rapporto di un sedicente gente dei Servizi Segreti centrali; nel rapporto, incentrato completamente sul sottoscritto, si evidenziava la mia fattiva partecipazione in una fantomatica “contro informazione” ordita da Carmelo Conte e Paolo Del Mese attraverso Quarta Rete-TV che io dirigevo. Contro informazione serrata e quotidiana che, secondo il rapporto dei S.S., aveva contribuito notevolmente alla distorsione delle inchieste giudiziarie di tangentopoli, producendo numerose assoluzioni. Il caso fu affidata alla dott.ssa Volpe (all’epoca credo fosse già alla DDA) che dispose il mio interrogatorio ad opera di un luogotenente dei Carabinieri in Via Duomo). Io mi avvalsi della facoltà di non rispondere e chiesi di essere sentito direttamente dal magistrato incaricato. La risposta fu, invece, la richiesta di rinvio a giudizio che dinanzi al GIP Vittorio Perillo (all’epoca denominato Ponzio Perillo) si sciolse come neve al sole dopo tre udienze.

2° – caso omicidio Vassallo: A seguito di un mio articolo del 18 dicembre 2013 venni convocato d’urgenza presso l’ufficio della dott.ssa Volpe per essere sentito come persona informata dei fatti (avevo ricostruito una cena con amici nel corso della quale mi erano state fatte delle confidenze su Vassallo nei giorni precedenti l’omicidio a cominciare dal 13 agosto 2010 quando aveva preso a calci il pusher Humberto Damiani). Nel corso della deposizione capii la sua grande professionalità in ragione del fatto che davvero voleva, con tutte le sue forze, arrivare all’autore e/o autori dell’efferato delitto. Nei mesi successivi alla mia deposizione la Volpe, con l’avv. Michele Sarno difensore del Damiani, si recò a Bogotà per sentire il pusher in carcere. Alla fine Damiani venne scagionato. Peccato che il patrimonio di atti giudiziari messi insieme in quel periodo è andato parzialmente in soffitta in quanto la linea offensiva degli inquirenti che le succedettero andava verso altre direzioni.

Rosa Volpe, per quanto mi riguarda, è stata, è e sarà un magistrato di valore assoluto.

 

 

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