Il 6 Dicembre 1994, a Florina, nel cuore della regione della Macedonia Occidentale, Gian Maria Volontè perì per un infarto a soli 61 anni, mentre era impegnato nelle riprese de «Lo sguardo di Ulisse» del regista greco Theo Angelopoulos.
Volontè è stato senza dubbio uno dei miglior interpreti del cinema italiano degli ultimi 50 anni: aveva recitato in film di grandi registi come Sergio Leone, Luigi Comencini, Florestano Vancini, Valerio Zurlini, ma riuscì a dare il meglio con Elio Petri. Da lì nacque un sodalizio che durò in 4 film e un documentario: tra le interpretazioni più esemplari non mancano «Indagini su un cittadino al di sopra di ogni sospetto» e «La classe operaia va in Paradiso», ma altri film come «Todo Modo» o «Il Caso Mattei» di Francesco Rosi danno anche una connotazione di natura politica nella quale vengono messi in mostra gli oscuri magheggi della classe dirigente italiana dell’epoca.
A 30 anni di distanza dalla sua scomparsa, di Volontè e di quel cinema sociale e politico, che era sfociato durante gli anni della Strategia della Tensione, resta l’anima di quell’Italia presa tra battaglie operaie, politica e inchieste, uno sguardo nobile e spontaneo, che racchiudeva il carisma del metalmeccanico in «La classe operaia va in Paradiso», o del caporedattore opportunista e in «Sbatti il mostro in prima pagina», film che ancora oggi rappresenta una vera scuola di giornalismo senza eguali.
Secondo Volontè “L’attore può portare un grande contributo linguistico al film senza per questo sottrarre nulla all’autonomia e alla libertà di espressione dell’autore”: una vera lezione per chi vuole ancora oggi approcciarsi alla settima arte davanti o dietro a una macchina da presa.
dal Dott. Vincenzo Mele