da Antonio Cortese (giornalista)
Il disastro naturale di questi giorni in Spagna ha evidenziato ciò che già andava manifestandosi come tendenza sociale nei comportamenti collettivi. Invece di imboccarsi le maniche, fiumi di persone si sono incamminate in preda ad un panico freddo, pacifico e silenzioso, con zaini e valigie in fuga dalla città; invece di soccorrere e cercare di precipitarsi ad aiutare le vittime o chi deve come sempre in questi casi spostare pietre e detriti, i cittadini della metropoli si sono incamminati in gran parte quasi in preda una pseudo-vigliaccheria, come una presa di posizione distante dall’accaduto.
Notare tale comportamento fa dedurre che i singoli sono attaccati ai dispositivi telefonici e smartphone come non mai, distogliendosi dalle normali reazioni o risposte a ciò che accade loro attorno.
Ugualmente mesi fa una simile situazione avvenne in Messico, nazione che almeno in Italia non è sotto i riflettori e le telecamere; ma sfortunatamente per gli spagnoli, nonostante gli interventi dell’esercito e altri addetti ufficialmente ai soccorsi, altrettanti cittadini hanno pensato di scendere in cortei anche per la visita del re Ferdinando, ma in una maniera non di solerzia e premura per gli accadiment,i ma come se si trattasse di manifestazioni antigovernative, le solite proteste come se si volesse richiedere al monarca un’ “alluvione minima”, in un contesto i cui ridicoli e vili assembramenti non sembrano essere stati ravvisati da nessun tiggì.