MIGRANTI: dai giudici l’ennesimo duro colpo alla sinistra ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Non ci avrei scommesso più di un centesimo, tanto ero sicuro che anche per l’apertura del centro migranti in Albania sarebbe intervenuta a gamba tesa la Magistratura italiana per mano del Tribunale di Roma; e come avevo previsto è accaduto con una tempestiva e disarmante velocità, quasi cronometrica e meglio di un orologio svizzero.

LA NOTIZIA:

“”La sezione per i diritti della persona e immigrazione del Tribunale di Roma non ha convalidato alcuno dei dodici trattenimenti nei confronti di altrettanti migranti all’interno del centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader, in Albania. Il provvedimento era stato disposto per i dodici stranieri dalla questura della Capitale il 17 ottobre scorso: essi fanno parte dei sedici migranti (dieci provenienti dal Bangladesh e sei dall’Egitto), trasportati in Albania al Cpr albanese, dalla nave Libra della Marina militare italiana, approdati l’altroieri: la traversata di Adriatico e Ionio è durata due giorni ed è costata circa 20mila euro a migrante (i costi totali dell’operazione per lo Stato italiano si aggirano a quasi un miliardo in 5 anni). Per i giudici, “il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi, equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane, è dovuto all’ impossibilità di riconoscere come ‘Paesi sicuri’ gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal Protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia”.

LE REAZIONI:

La destra, ovviamente, insorge e grida verso i giudici “fateci lavorare”, e lo fa come sempre senza alcun tono intimidatorio ma aprendo le braccia di fronte ad un nuovo e molto cervellotico con basi filosofiche della magistratura di fronte a decisioni politiche di spessore internazionale. E vengono annunciati ricorsi fino in Cassazione.

La sinistra, invece, si schiera subito baldanzosamente con i giudici per “garantire la loro autonomia”; addirittura il PD si appresta a interrogare il Governo affinchè risponda in Senato sugli appalti e sui relativi costi. Non ne parliamo del Mov. 5 Stelle che grida allo scandalo come la più grande truffa del secolo.

IL COMMENTO: Non c’è niente da fare la sinistra italiana proprio non vuol capire che schierarsi in questo modo aberrante con i giudici produce già da tempo gli effetti contrario a quelli supposti; e dopo ogni incursione giudiziaria la stessa sinistra perde colpi e, soprattutto, perde senza colpo ferire diverse decine di migliaia di voti. E anche qualcosa di più, se la destra non straparla la perdita di voti per la sinistra è ancora più secca. La sinistra lo s, ma in maniera ridicola continua in questo esercizio di auto suicidio. Quello che è accaduto ieri non si registra in nessuna altra parte del mondo, perché quando c’è una decisione politica, oltretutto apprezzata da mezza Europa, non possono essere sopportate più elucubrazioni filosofiche da parte di alcuni magistrati; elucubrazioni che hanno, nell’immaginario collettivo, tutta l’aria di una sordida lotta contro l’azione politica del governo. E tutto questo allarga ancora di più il già profondo solco tra la magistratura e la sua credibilità nella percezione popolare; parole di Nicola Gratteri: “”Noi magistrati oggi siamo ai minimi storici di credibilità, perché abbiamo fatto degli errori. Io avevo detto che il presidente della Repubblica avrebbe dovuto convincere i componenti del Csm a dimettersi, perché sul caso Palamara bisognava lanciare il messaggio alla gente che si stava voltando pagina, che si faceva un taglio netto. Non è stato fatto, con il risultato che è passato il messaggio che si voleva tutelare una corporazione che non voleva lasciare la poltrona. E questo ci ha resi più deboli, anche perché le correnti all’interno della Magistratura sono ancora tante””.

E sullo sfondo si intravede sempre immobile la figura del Capo dello Stato.

 

 

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