Alfieri, Villani e la deontologia di chi scrive.

 

da Salvatore Memoli (avvocato – giornalista – scrittore

 

Scrivere per un quotidiano ed avere lo spazio di un editoriale, impegna particolarmente un iscritto all’ordine dei giornalisti. Considero un privilegio da diversi anni la mia collaborazione con questo Quotidiano e la fiducia del Direttore e dei lettori. Se non fosse una prerogativa deontologica che mi appartiene essere obiettivo e rispettoso, ne farei un obiettivo professionale per rispetto a tutto il mondo dell’informazione che impegna i miei scritti. Quando scrivo, rileggo più per scartare i refusi che la moderna tecnologia presenta più che per timore di dire cose inesatte o emotive. Dopo oltre 40 anni di impegno nell’informazione non potrei mai piegare ” la penna” al servizio personale o al ripiego di rivincite di qualsiasi genere. Sarebbe lontano da miei convincimenti ideali e dalla pratica di un rigore che mi sforzo di praticare, per coerenza ai miei principi.
Essere accusato di manifesta imparzialità per due articoli che riguardano le vicende giudiziarie di due persone che conosco e che hanno militato nell’agone politico a me più vicino, mi ha colpito per l’improntitudine di una lettura che non ha colto né le ragioni professionali dei miei scritti né le recondite motivazioni emotive che ho cercato di contenere ed annullare, anzi le ho dichiarate per evitare che altri potessero pensare a quello che poi é avvenuto. C’é da imparare sempre e c’é da prendere atto che non diventerò mai un professionista che annulla efficacemente quello che gli altri pensano e finiscono per attribuirlo a chi scrive.
Sono uno che crede che basta essere sincero ed onesto per garantirsi l’imparzialità. Ma non faccio mai i conti con le abilità degli altri che riescono a demolire qualcuno senza dichiararne le motivazioni.
Alfieri e Villani sono due persone amiche, di diversa estrazione ma di pari valore sociale e politico. Certo che per parlare di loro non mi sono assolutamente ispirato ai sentimenti o risentimenti che mi legano a loro. Sono persone di valore che sono state gravate da giudizio penale, disastroso per le loro vite umane, sociali e politiche. Con una precisazione aggiungo, come sanno quelli che mi conoscono da sempre, che leggo i processi, i carteggi, le intercettazioni. Sono in grado di raccogliere elementi da terzi, di sentire campane diverse e di declinare verità e bugie, prima di farmi un’idea e di esternarla. Villani per me resta il galantuomo, il manager, l’azionista che ha impegnato la sua vita in un’impresa di famiglia. I soldi erano suoi, non ha esercitato interpretazioni, iniziative e investimenti  con i soldi della collettività. Ha creato un regno, una holding, una realtà commerciale e finanziaria che si é imposta a tutti con apprezzamenti. Il suo fallimento non contiene malizia o impreparazione gestionale. Villani ha subito attacchi dal sistema bancario, quello stesso che spesso fa affidamenti a tutti, senza tanti affanni, e che nel suo caso gli ha condannato una negatività per valuta e disponibilità, causa di tutto il disastro. Dipingere il resto come presupposto di una bancarotta, lascia perplessi soprattutto quando l’attivo supera a di molto il passivo.
Stare con lui, capirlo, auspicare che i giudici colgano la sua signorilità personale, istituzionale e azionaria non é una leggerezza sentimentale bensì un richiamo alla lettura testuale della sua vicenda giudiziaria e finanziaria che tutto avrebbe voluto prevedere, eccetto i danni che hanno addebitato a lui ed alla sua dignitosa famiglia di azionisti oculati e responsabili.
Alfieri, al momento, é il miglior amministratore che il territorio abbia espresso, per capacità di analisi e sintesi amministrativa, per lungimiranza di visione e per realizzazioni di opere pubbliche. Tuttavia il carteggio che lo inchioda e che lo tiene in carcere sembrerebbe fondato su una flagranza di delitto che lo impegna in prima persona e per interessi di gruppi imprenditoriali legati alla sua famiglia. Tutto da chiarire e da dimostrare che non é vero, come credo che non sia vero! Ma non l’hanno pensato così la GdF e il PM.
Per questo ci sono gli avvocati che da par loro sapranno districare una matassa amministrativa che coinvolge amministratori, enti diversi, imprese, gare pubbliche e fatti che si sono verificati mentre altri si sarebbero potuti concretizzare.
Villani ha rischiato con il suo patrimonio, Alfieri gestiva soldi di tutti!
Se le imputazioni sono confermate, bisognava fermarlo subito.
Mi sembra questa la differenza di fondo tra i due casi. Entrambi si sono mossi su un terreno dove é richiesta competenza, capacità manageriali, forza di affrontare le realtà.
Sconvolge il quadro accusatorio che vuole coinvolgere Alfieri in tutte le vicende amministrative del territorio e tutte per rispondere ad una stessa visione della gestione politica.
Gli auguri che abbia la forza dei fatti dalla sua parte anche se non sembra inopportuno ripetere a tutti i politici o amministratori che quando ci sono parenti in giro interessati a cose dell’amministrazione dove si é coinvolti, é bene ricorrere all’astensione, essere terzi, allontanarsi
Questo non sembra che sia stato fatto, almeno con palmare terzietà.
Le solidarietà delle circostanze lasciano un dubbio e sono inefficaci.
Se proprio posso esprimere la mia solidarietà, dopo aver ipotizzato l’assoluzione per Villani, auguro un proscioglimento veloce di Alfieri. Ha tutti i numeri per essere eletto in Regione e completare il suo cursus honorum, che le sue abilità gli permettono di programmare ed ottenere.

 

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