Rinnovare la Campania con una nuova Questione Morale.

 

 

da Salvatore Memoli (avvocato – giornalista – scrittore)

 

L’attuale fase politica che attraversa la nostra Regione ed in particolare il Partito Democratico della Campania induce a delle riflessioni. La questione da porre sul tappeto é una riflessione più profonda di quella che circola negli ambienti politici e dell’informazione. Non riguarda il futuro politico di De Luca come Governatore bensì il ricorso alla sua esperienza e militanza per riproporre un tema che fu molto caro al grande Enrico Berlinguer. Mi riferisco alla Questione Morale dentro e fuori i partiti, con uno sguardo, questa volta non alla Democrazia Cristiana, come obiettivo e stimolo per un cambiamento importante, ma allo stesso Partito Democratico, erede del PCI.
Così, come Berlinguer sosteneva che “I partiti non fanno più politica“, anche De Luca deve fare questa decisiva svolta culturale ed affermare che ogni limite é stato superato. Ne ha le capacità per fare un atto di contrizione in vista e per il bene futuro dei territori.

Sono riflessioni che saranno difficili da pronunciare, ma il bene che sottende una decisione così coraggiosa produrrà risultati positivi per tutti ed in primo luogo al suo partito politico. I campani sono stufi ed hanno un rigetto della politica, per questo si sono allontanati e si allontanano da un progetto progressista. De Luca deve evitare di farsi chiudere nello stretto cerchio di una polemica strumentale sul terzo mandato. Questa prospettiva, non solo potrebbe essere sconfitta elettoralmente, aggiungerà una pessima valutazione delle sue capacità riformiste ed innovatrici. Non c’é molto tempo per una riflessione radicale, per questo debbono essere fissati i punti di un grande confronto democratico che deve coinvolgere i cittadini, isolando la visione personalistica di un terzo mandato che é conseguenza di un rinnovamento e mai presupposto!

Come per Berlinguer, di cui nessuno più parla anche a sinistra, De Luca deve portare i Campani ad occuparsi dei grandi dibattiti politici, deve liberare scontri dialettici di idee e prospettare una nuova visione della politica e della sinistra in Campania.

Chi altro potrà mai farlo al suo posto? Il suo obiettivo deve essere garantire il bene comune, evitando di farsi identificare per chi sostiene la sua rielezione politica. La Campania merita prospettive riformiste, quelle che i partiti ed il PD hanno degenerato, diventando l’origine di tutti i malanni. Come Berlinguer denunciava ” il mercimonio che si fa dello Stato”, si deve dire con chiarezza che non si intravedono prospettive di cambiamento in nessuno degli schieramenti di opposizione. Non basta denunciare ciò che non funziona, occorre avere un programma di quello che si vuole fare e di come lo si vuole fare. Poiché tutti pensano di poter affrontare questo livello organizzativo, é giusto che De Luca lo faccia per primo, facendo opposizione a se stesso ed al suo sistema politico che certamente ha delle falle da riparare.

Dunque, serve una nuova Questione Morale, senza cadere nel moralismo e nella fustigazione di comportamenti che non si riuscirà a cambiare.

De Luca ha bisogno di una nuova macchina politica per gestire il potere, non basta il rodaggio. Qui é in gioco il potere regionale, tutti saranno bravi a muoversi promettendo la luna. A noi Campani serve chi il potere sappia gestirlo, non esorcizzarlo! Quindi De Luca non parta dai seggi da conquistare ma da una nuova idea di Governo Regionale da affermare, riuscendo a parlare contro se stesso e a garantire cambiamenti radicali di metodi di lavoro e di uomini. Noi vogliamo che siano uomini discussi ed incapaci a determinare la volontà politica della Campania per i prossimi anni.
Berlinguer che seppe da par suo denunciare i mali del PCI riconobbe che anche il suo partito era affetto da ” verticismo, burocratismo, opportunismo …” fino a vedere ” indebolirsi il nostro rapporto con le masse”. La sua battaglia politica, vinta per alcuni o persa per altri, puntava “alla possibilità che la D C potesse davvero rinnovarsi e modificarsi, cambiare metodi e politica, decidersi a porsi all’altezza dei problemi veri del paese”.

La D C di De Luca é il suo partito e la sua organizzazione elettorale, troppo stanca, affetta da padroncini, familismo, corruzione, assenza di prospettiva riformatrice.

C’é un solo uomo che può cambiare tutto e se stesso: Vincenzo De Luca.

Un uomo che nel ricordo di Enrico Berlinguer avvii un’alternativa democratica della sinistra. Un impegno che farà bene innanzitutto al PD, spesso ripiegato su scelte e qualunquismi di uomini senza costrutto di partito. Pensi ad evitare gli scontri fumosi e metta l’accento su una visione della Regione di tutti, sull’apertura di spazi politici e sulla scrittura di un programma politico che serva alla Campania e che rifondi il PD che può ancora dare al Paese quella tensione politica per sostenere un nuovo stato sociale, una nuova sanità, la valorizzazione della cultura e dell’istruzione, un rapporto nuovo con i lavoratori e i sindacati, il sostegno pieno a tutto ciò che é produttivo senza fermarsi alle prebende di Stato.

 

 

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