CARDIOCHIRURGIA al RUGGI: quando una rondine non fa primavera

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Nell’editoriale di ieri (lunedì 7.10.24) ho commentato, in positivo, una lettera scritta dalla sig.ra Anna Rita Francesca Ascione al quotidiano Il Mattino (pubblicata il 6.10.24) per raccontare le drammatiche ore vissute accanto a suo marito Romolo Della Calce, prima nel pronto soccorso del Ruggi e poi nella divisione UTIC (retta dalla dott.ssa Amelia Ravera, figlia d’arte) della Torre Cardiologica.

In quella lettera la sig.ra Ascione afferma di avere incontrato, in quel doloroso percorso, finalmente realizzato qualcosa che aspettava da sempre: “Avevo sognato un mondo migliore. Una sanità migliore. Io l’ho trovata”.

Il caso della sig.ra Ascione ha subito smosso le acque e la sig.ra L. S. M. mi ha scritto una lunga lettera per raccontare una sua esperienza diretta molto negativa accaduta negli stessi luoghi e, forse, con gli stessi medici che hanno curato e salvato il marito della Ascione.

“”Mi dispiace, anzi mi fa piacere per la Sig.ra Ascione e suo marito, ma una rondine non fa primavera. Mia madre è portatrice di defibrillatore cardiaco. Quando lo mise, l’intervento lo dovette fare a Mercogliano (AV), perché il dispositivo in questione di ultima generazione non era disponibile al San Leonardo.  Poi dopo anni, ha dovuto sostituire le batterie e per fortuna poteva farlo nel nosocomio vicino casa. Si ricovera di Venerdì, per occupare il posto. Così le è stato suggerito alle rimostranze di mia madre che voleva assistere alla laurea del primo nipote. Ubi maior minor cessat. E infatti fino al Lunedì pomeriggio non si vede nemmeno l’ombra di un medico. Per la terapia farmacologica fa in autonomia, come a casa. Il lunedì pomeriggio, rientrata da Torino dalla laurea di mio figlio, mi precipito in ospedale. Nell’immediatezza arrivano per portare mia madre in sala operatoria e mi accorgo che tutti gli accertamenti pregressi erano ancora in valigia. Chiedo a mia madre se qualcuno li avesse visionati. La sua lapidaria risposta: nessuno ha visto nè me e nè le carte. D’altronde ero qui nel week end solo ad occupare il posto. Mi precipito all’ultimo piano dal primario Gigantino, il quale nel rendersi conto che mia madre ha un apparecchio per la cui sostituzione ha necessità di un ingegnere biomedico, mi FA PRECIPITARE, in sala operatoria. Non so come riesco ad infilare la testa tra le porte della pre-sala operatoria e dopo mezz’ora di urla feroci contro me e chi mi ha lasciato entrare, al vedere l’incartamento del famigerato defibrillatore, partono bestemmie in lingua straniera, fermano l’intervento di mia madre, PER FORTUNA LASSÙ QUALCUNO LA AMA, telefonano all’ingegnere proprio quello di Mercogliano, riportano mia madre in reparto e se ne riparla nei giorni a seguire. Giuro di dire tutta la verità, nient’altro che la verità, lo giuro. E di episodi simili ne potrei scrivere un libro. Oltre la torre, non funziona più niente al San Leonardo. Non si tratta di essere pro o contro De Luca. Si vada a fare un giro nella sala d’attesa del pronto soccorso. Le capiterà di trovare qualcuno ingessato fino all’inguine, in attesa di una radiografia, in piedi, per mancanza di sedie. Provi a prenotare una tac. Se ha urgenza, tempo 6 mesi a Scala di Ravello. Dietro l’angolo. Soprattutto per una persona anziana in sedia a rotelle. Lo sappiamo che dobbiamo ammalarci i primi 10 giorni del mese, ormai. L’importante è avere la tassazione più alta d’Italia. E così Picarone  può vantarsi di aver raggiunto il pareggio di bilancio. Come diceva il buon Giobbe Covatta: basta poco, che c’è vo’. Poi di Coscioni, purtroppo, sono piene le cronache giudiziarie … Le ripeto: una rondine non fa primavera.

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