da Giovanni Falci (avvocato)
SALERNO – I due articoli pubblicati da “Cronache” il 24 e il 26 settembre u.s., rispettivamente di Alfonso Malangone e Alessio Colombis, riprendono una mia proposta lanciata nel 2020 immediatamente dopo il definitivo trasferimento degli uffici (Procure, Tribunale e Corte di Appello) nell’attuale sede.
Già all’epoca circolavano le più svariate ipotesi, alcune fantasiose, altre irragionevoli.
Si spaziava dalla sede di un grande Museo alla famosa appendice della Università di Salerno.
Tutte ipotesi senza supporto di uno studio serio dal punto di vista urbanistico.
E già, proprio di questo si tratta, di un problema di peso urbanistico di quella struttura che va affrontato per non creare squilibri.
In parole semplici, comprensibili da tutti e non solo dagli addetti ai lavori (gli architetti che parlano l’urbanitichese), il peso urbanistico è il rapporto tra un insediamento e il territorio che deve tenere conto di diverse componenti.
Chi progetta un piano regolatore di una città deve cercare di coordinare le varie zone a cui collega una tipologia con le infrastrutture esistenti e con la popolazione.
Per intenderci, una scuola elementare da realizzarsi in un sito con 5 case coloniche distanti dal centro, è un’aberrazione urbanistica; così come lo sarebbe anche una soluzione al contrario e cioè che preveda in una zona altamente popolata, una struttura di utilizzo limitato, sporadico e, quindi, inadeguato per le esigenze della comunità.
C’è una foto meravigliosa di un grande artista della fotografia, Mimmo Iodice, che la dice lunga sulla importanza della urbanistica: due bambini di un quartiere popolare di Napoli davanti a un manifesto con su scritto “occupiamoci del piano regolatore prima che il piano regolatore si occupi di noi”; una sintesi perfetta per comprendere l’importanza di questa materia a cui i cittadini danno poca importanza.
E allora, i due articoli e la cd. Riforma Cartabia entrata in vigore dopo il mio articolo, mi danno l’occasione per riprendere e aggiornare la soluzione già avanzata in pieno look down e per darmi conferma che ci avevo visto bene.
Innanzi tutto partiamo dalla storia del sito che è stato per circa un secolo un polo giudiziario, sede di Pretura, Procura, Tribunale e dal 1985 della Corte di Appello.
Questa destinazione non va, a mio avviso cambiata, perché la città ha sedimentato le proprie abitudini e si è adeguata alla vocazione che ha avuto il corso V. Emanuele e il corso Garibaldi.
Ora, non solo Tribunale per i minorenni e Tar troverebbero una loro naturale e logica collocazione in quel luogo, ma, vista la dimensione dell’edificio e la sempre minore necessità di spazi per attività in presenza (la telematica ha alleggerito molti flussi), anche altre attività giudiziarie potrebbero e dovrebbero essere concentrate in quell’edificio.
Entriamo nel dettaglio: il Tribunale per i minorenni che deve, per legge, essere collocato in strutture diverse da quelle destinate ai maggiorenni, potrebbe essere sistemato al piano terra con ingresso su c.so Garibaldi con interruzione del collegamento con i piani superiori onde garantire l’indipendenza da quello dei maggiorenni; di lato, nello spazio tra palazzo di giustizie e scuola Vicinanza, vi è un altro ingresso che potrebbe servire autonomamente l’ufficio notifiche.
Al piano terra, ingresso corso V. Emanuele, si potrebbero collocare gli uffici del Giudice di Pace; al primo piano sempre con partenza dal corso V. Emanuele si potrebbe collocare il TAR; al secondo piano tutte le Commissioni Tributarie.
Per finire, poi, al quarto e ultimo piano, gli uffici dell’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) oggi allocato in un appartamento per civile abitazione a via Irno 11 e gli Uffici per la Mediazione Penale introdotti dalla Riforma Cartabia ancora in cerca di sistemazione e coinquilini dell’UEPE.
Per non parlare degli organismi di mediazione disseminati un po’ dovunque in tutta la città.
Il risultato sarebbe non quello di far sentire “il senso dello Stato” e la “legalità” (se così fosse il Tribunale di Napoli dovrebbe essere trasferito nelle Vele di Scampia), ma quello di far rivivere quella zona della città con il flusso e la densità di popolazione che ha caratterizzato gli ultimi 100 anni.
E’ una operazione di regolarità urbanistica utilizzare quel grosso volume ogni giorno per i servizi dei cittadini e non poche volte per le smanie esibizioniste di una lobby ristretta di fruitori.
Diamo al popolo la struttura e non diamola al Re di turno per ostentare il proprio potere senza ritorno per i cittadini.
A Salerno, purtroppo, quest’analisi e studio della “storia” e della “funzione” dei luoghi non è di moda e ha causato, secondo me, delle scelte sbagliate e anche un poco cafoncelle.
Piazza Flavio Gioia, la Rotonda per intenderci, un sito dove per secoli (dal Medio Evo) si è svolto il mercato, è stato cancellato con un colpo di spugna con una delibera che ne orinava il restyling. La motivazione fu che quel luogo doveva diventare “il salotto buono della città” e che si trovava in una zona del centro storico che andava salvaguardata e valorizzata per l’alto contenuto artistico e storico.
Ora mi domando: ma quale è il contenuto storico di quel luogo se non il mercato? che i civili medioevali facevano fuori dalle mura dopo la “Porta Nuova” per non sporcare la città; e, poi, sito di interesse storico non significa abolizione del mercato. È forse meno prestigiosa della nostra “Rotonda”, Campo dei Fiori a Roma dove c’è Palazzo Farnese opera di architettura cinquecentesca che sorge nel rione Regola dove Giacomo Puccini vi ambientò il secondo atto dell’opera Tosca e dove ci fu l’esecuzione a morte sul rogo di Giordano Bruno? Ebbene lì tutti i giorni si tiene il mercato e poi, dalle 14, dopo la pulizia, inizia il salotto buono con bar e ritrovi che restano aperti fino a notte tarda.
E che dire delle varie Piazze delle Erbe nelle città venete? Forse che Piazza Erbe a Padova è collocata in una zona meno bella o importante della Rotonda? Però in quella piazza in pieno centro storico, confinante con Piazza dei Signori, i padovani vanno ogni mattina al mercato a fare la spesa e poi di pomeriggio per l’aperitivo, cosa questa cancellata per i salernitani che ricordano con affetto quel periodo.
In conclusione non perdiamo l’occasione di riequilibrare il peso urbanistico di quella zona e fare tornare quel flusso di persone che l’hanno caratterizzata, ivi compresi i “pendolari” della giustizia che potranno raggiungere in treno i luoghi di lavoro o di servizi.
Giovanni Falci