Fede e diritto,21 settembre 1990, trentaquattro anni fa l’omicidio del giudice-ragazzino Rosario Livatino

 

 

da Pietro Cusati (giurista – giornalista)

 

Un magistrato non deve limitarsi a essere indipendente, ma deve anche apparire tale ,lo sosteneva Rosario  Livatino ,il giudice  ucciso la mattina del 21 settembre 1990,  mentre, alla guida della propria auto, si recava in Tribunale,privo di scorta perché l’aveva sempre rifiutata. Il  18 luglio 1978  aveva  prestato giuramento,

‘’ Da oggi sono in magistratura. Che Iddio mi accompagni e mi aiuti a rispettare il giuramento e a comportarmi nel modo che l’educazione, che i miei genitori mi hanno impartito, esige”.“L a giustizia è necessaria, ma non sufficiente, e può e deve essere superata dalla legge della carità che è la legge dell’amore, amore verso il prossimo e verso Dio, ma verso il prossimo in quanto immagine di Dio, quindi in modo non riducibile alla mera solidarietà umana; e forse può in esso rinvenirsi un possibile ulteriore significato: la legge, pur nella sua oggettiva identità e nella sua autonoma finalizzazione, è fatta per l’uomo e non l’uomo per la legge, per cui la stessa interpretazione e la stessa applicazione della legge vanno operate col suo spirito e non in quei termini formali”.  “Cristo non ha mai detto che soprattutto bisogna essere ‘giusti’, anche se in molteplici occasioni ha esaltato la virtù della giustizia. Egli ha, invece, elevato il comandamento della carità a norma obbligatoria di condotta perché è proprio questo salto di qualità che connota il cristiano”.  “Il compito del magistrato è quello di decidere. Orbene, decidere è scegliere e, a volte, tra numerose cose o strade o soluzioni. E scegliere è una delle cose più difficili che l’uomo sia chiamato a fare. Ed è proprio in questo scegliere per decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio. Un rapporto diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata”. Il giudice Livatino in quanto cristiano è morto perdonando come Gesù ai suoi uccisori. Per questo la Chiesa  lo onora come Martire.

 

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