L’impronta del realismo

 

da Angelo Giubileo (avvocato – filosofo)

Il Parlamento europeo, a maggioranza (377 su 720, di cui 619 i partecipanti al voto), ha approvato il paragrafo 8 della Risoluzione “non vincolante” n. 2024/2799 RSP, per mezzo del quale “invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi
d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio
russo, in quanto ciò ostacola la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il suo
diritto all’autodifesa ai sensi del diritto internazionale pubblico e lascia l’Ucraina esposta
ad attacchi contro la sua popolazione e le sue infrastrutture”.
I partiti italiani, in generale favorevoli alla Risoluzione nel suo complesso, in merito a questo paragrafo, hanno espresso un “no” compatto (55 contrari, 1 astenuto, 4 favorevoli).
In particolare, il ministro degli esteri Antonio Tajani ha dichiarato che “il no è in sintonia con quello che ha sempre deciso il governo. E in sintonia con le scelte del Consiglio affari esteri che non ha approvato la proposta di Borrell di usare le armi fuori dal confine ucraino”.
Sul punto, deve essere chiaro che ogni Paese membro dell’Unione europea può comportarsi come meglio ritiene, in base al corrispondente accordo bilaterale sulla fornitura di armi sancito con il governo ucraino. Ma, la posizione del governo italiano, in linea con quella dell’opposizione, condivide la volontà del popolo italiano, così come espressa nella Costituzione, di “ripudiare la guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie” (art. 11).
Molti commentatori politici hanno ritenuto che la posizione assunta sia stata piuttosto una posizione di “comodo”; e invece, oltre che costituzionalmente  necessaria, occorre precisarlo e ribadirlo, è altresì l’unica posizione – nella fase attuale della guerra in corso – a garantire realisticamente un’apertura della trattativa di pace tra  i due schieramenti in conflitto.
E quindi, anche in questo caso, occorrerebbe piuttosto evidenziare e sottolineare l’impronta della politica e della cultura italiana, intrise di tutto il “sano” realismo che è pur sempre necessario.

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