Aldo Bianchini
SALERNO – Noi tutti (i pazienti) ci dobbiamo convincere che il rispetto reciproco è alla base della risoluzione del problema “medici/infermieri – pazienti/familiari” che spesso, oramai, si manifesta in tutte le strutture sanitarie pubbliche con vili aggressioni, semmai proprio a coloro che non dovrebbero essere sfiorati neppure con un fiore.
Loro tutti (medici-infermieri) dovrebbero però rendersi conto, una volta per tutte, che il rispetto verso il paziente è l’unico e vero grande insegnamento proveniente fin di tempi di Ippocrate; fino ad oggi, però, non ho ancora sentito un medico o un infermiere chiedere pubblicamente scusa per l’inappropriato comportamento relazionale con il paziente che è il soggetto perdente in quanto afflitto da qualche malessere.
Ebbene se su cento pazienti almeno il 10% dei suoi familiari sbagliano pesantemente arrivando finanche ad alzare le mani contro medici e infermieri, bisogna pur ammettere che almeno uno su cento medici/infermieri sbaglia a rapportarsi con il prossimo.
Questo, però, non l’ho ancora sentito dire; quando appaiono in tv, dopo essere stati menati, medici e infermieri sembrano dei ragazzini vestiti di bianco con il giglio in mano che vanno verso l’altare per la prima comunione.
Non è così e non funziona così; capisco che nell’immaginario collettivo di medici e infermieri spesso noi paziente non siamo altro che un numero applicato ad una cartella clinica, ma è certo che nell’immaginario collettivo dei pazienti c’è la certezza di un nome e di un cognome con tanto di patologia da curare e superare anche con un semplice sorriso da parte di chi è proposto alla cura ed all’assistenza.
L’educazione, la necessità di offrire il proprio sostegno morale, la capacità di comprendere lo stato di necessità e di bisogno, sono fattori basilari per la nostra vita associativa e medici e infermieri fanno parte di questo assetto sociale; però non appena uno diventa medico la prima cosa che fa è dimenticare la propria scrittura per passare velocemente a geroglifici illeggibili e subito dopo allerta tutte le sue risorse per creare un muro di gomma tra se stesso e i pazienti. Incredibile ma vero, purtroppo.