Pattume plastico, un contributo ancora sottostimato.

 

 

da Antonio Cortese (giornalista)

 

Normalmente una spesa giornaliera é costituita da un buon quaranta per cento di materiale plastico o affine sia nel peso che nella qualità; percentuale destinata al conferimento rifiuti.

 

Le tariffe regionali pertanto risultano gonfiate da parte istituzionale, poiché dopo l’educazione al differenziamento, i materiali plastici in gran parte riciclati non vengono ancora intesi come risorsa contribuita.

 

Un consumatore spende in packaging e confezioni un carico di lavorati o semilavorati ( poiché già riciclati), somme disequivalenti la relativa consegna al servizio raccolta.

 

Prendendo ad esempio due buste di spesa ad un comune supermercato, uguale ad una spesa di 40 euro, il consumatore acquista almeno 10 euro di materiale riciclabile in prodotti  il cui valore giustifica logistica, progettazione, design fino alle ultime tecniche slavafreschezza o antideperimento.

 

Quindi se un italiano spende in un minimo dei casi medi, trecento euro all’anno in confezionamenti, nelle tipologie plastiche e allumini, volendo considerare la categoria generalizzata e sottovalutata, già contribuisce all’erario tasse implicite non registrate e non tenute in conto anche ai fini delle eventuali lavorazioni ex post, destinate alla rimessa in commercio. Lavorazioni che da anni consentono giri economici, posti di lavoro, professioni e imprenditorialità; a spese del cittadino.

 

Disaminare sugli argomenti ecologici oramai é divenuta prassi comune e quotidiana alla portata di tutti, però sembra che tra il dire ed il fare se ne sia approfittata l’intera filiera del trattamento di ciò che non sia inteso semplice macero, ma risorsa mancante di piena valorizzazione reddituale conscia agli occhi di tutti.

 

In pratica oggi in Italia i cittadini regalano la plastica a chi poi indirettamente ne richiede un prezzo senza diritti o almeno un po’ di gratitudine.

 

Nel frattempo dell’articolo si attende la realizzazione del conferimento a peso che ebbe inizio in forma esemplare proprio dal Comune di Salerno tra le poche municipalità pioniere sull’argomento in Europa.

 

 

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