Gambino/47: Calabrese, bene, bravo, 7+

Aldo Bianchini

PAGANI – Nell’accingermi a scrivere questa ennesima puntata della lunghissima telenovela politico-giudiziaria del processo “Linea d’Ombra”, tra i tanti dubbi, ho una certezza. Dal momento della deposizione in aula da parte dell’avvocato Vincenzo Calabrese, ex capo
gruppo del PD paganese, il processo si è certamente trasformato in un “processo politico”. Difatti a distanza di poco più di due mesi dal suo inizio sta scivolando inarrestabilmente verso la deriva di natura politica, proprio quello che il presidente Anna Allegro non voleva che si verificasse. Ora tutto davvero è possibile. Ecco perché nel titolo ho scritto “Calabrese, bene, bravo, 7+”, proprio per significare che quanto è riuscito a fare in due ore Calabrese non era stato capace di fare l’intero staff dei numerosi avvocati difensori degli imputati.  Il preciso, metodico, esperto, politico Vincenzo Calabrese nel corso della sua lunga deposizione, forse a
causa di un eccessivo senso di sicurezza, si è tradito ed ha minato fin dalle fondamenta la sua credibilità. A mio modesto avviso l’avvocato paganese ha sbagliato in due momenti precisi. Il primo, nel suo studio, quando ha  registrato un colloquio, quello con Michele Petrosino D’Auria del 17 febbraio 2011, apparentemente innocente di un uomo che svela tra l’altro l’intento di redimersi completamente e ritornare
ad una vita serena e tranquilla, semmai ne avesse avuta una agitata. Se un avvocato-politico registra un colloquio è segno che nell’animo ha probabilmente qualche altro intento a cavallo tra la macchinazione e la verità. Non vedo altre soluzioni possibili. Il secondo, in aula, quando afferma che “racconto queste cose senza mai perdere di vista la franca e mai ambigua distinzione tra denunce politiche e sospetti di natura penale”. In pratica, se davvero il teste ha pronunciato queste parole come sembra sostenere “Il Mattino”, siamo di fronte ad un teste che prima potrebbe aver elaborato il tutto grazie alla sua riconosciuta esperienza politico-legale e poi cercherebbe
di accreditarlo in aula per renderlo credibile, con spiegazioni dal sapore psico-filosofico-giudiziario e vagamente esplorative del pensiero altrui, al fine di depositarlo (il progetto politico!!) sul tavolo della pubblica accusa a disposizione dell’incredulo tribunale. Il ragionamento dell’avvocato Calabrese è sottilissimo e scientificamente inattaccabile, non va mai oltre le righe, non offre agli avversari alcuna possibilità di querela (come un po’ frettolosamente ha minacciato il presidente Cirielli all’indomani della predetta deposizione !!)
e rimane in bilico come su una  lama di rasoio lasciando al tribunale qualsiasi possibilità di scelta tra la colpevolezza e l’innocenza. Diabolico, assolutamente eccellente, come nel più classico dei thriller.  Difficilissimo, però, e lo ribadisco con forza,  sarà per il Tribunale trovare ed eclatare la “prova provata” nella vaghissima ma ingombrante ipotesi di “favoreggiamento” da parte di Cirielli nei confronti della Cooperativa di Lavoro creata dalla moglie di Michele Petrosino D’Auria e ad alla stessa riconducibile, fino a prova contraria. Il confine è sottilissimo, l’avvocato Calabrese lo sa ed astutamente va anche oltre, ma lo fa sempre sul filo dell’interpretazione psicologica. Difatti cosa vuol dire l’espressione (sempre se vera!!) appena sussurrata che “da penalista che lavora a Pagani coglie un implicito non detto equivalente al messaggio <fatevi i fatti vostri>” se non una mera interpretazione personalissima e capziosa del “pensiero di un’altra persona”. Insomma come dire che Pagani è infestata dalla delinquenza e che a Pagani un penalista è diverso da altri che operano in realtà territoriali dissimili. Ecco, dunque, dove casca l’asino e il processo diventa solo e soltanto politico sulla scorta di un “progetto scientificamente preparato”. E se ben ricordo nei manuali del diritto è scritto che il “processo alle intenzioni” è severamente
vietato dal codice. Male ha fatto la Corte, se davvero il teste ha pronunciato queste frasi, a consentire che le pronunciasse in aula. Per estrema correttezza ribadisco per l’ennesima volta il mio pensiero nei confronti della politica che si apre al “recupero socio-lavorativo di
pregiudicati ed ex detenuti”
, se la politica non fa neppure questo sarebbe davvero grave, ovvero dovremmo tutti pensare e credere che un soggetto quant’anche abbia sbagliato una, dure, tre volte, non può più essere recuperato ad una vita serena per lasciarsi dietro i problemi di giustizia suoi e della sua famiglia. Leggendo i report giornalistici sull’udienza del 7 maggio mi sono chiesto: “Ma chi è questo Michele
Petrosino D’Auria e chi ce l’ha messo in un posto di così grossa responsabilità ai vertici del Consorzio di Bacino Sa/1 ?”
.  Ma nell’udienza di lunedì scorso le sorprese non sono finite con la deposizione di Calabrese. La prossima puntata la dedicherò alle dichiarazioni rese in aula dal giornalista Gerardo Vicidomini all’epoca dei fatti componente la redazione di Telenuova, quello che su Giuseppe Santilli scrisse “Il ragioniere con il pallino del denaro”. Alla prossima.

6 thoughts on “Gambino/47: Calabrese, bene, bravo, 7+

  1. Egregio Dott. Bianchini, credo che abbia attribuito alle dichiarazioni ed allo stesso una capacità oltre misura ed assolutamente non giustificata. Mi spiego. L’avv. Calabrese ha semplicemente tentato di insinuare, in un processo che politico lo è stato sin dalla genesi delle indagini (pressioni e minacce sui testi, estorsioni di dichiarazioni poi puntualmente ridotte o addirittura smentite in aula,escussione in aula di tesi dell’accusa quali politici e/o giornalisti animati solo da rabbia personale e da repressioni fallimentari proprie, etc. etc.), considerazioni proprie e capziose senza il coraggio di evidenziare, fino in fondo, quello che è stato il proprio ruolo in questa storia: regista e/o coregista dell’intera operazione.
    Si è ben guardato, però e come sembra dalla lettura dei giornali, dal testimoniare sui rapporti di suoi compagni di partito con la malavita locale (quella dichiarata tale da sentenze e condanne definitive) che pure aveva accennato a Luglio del 2011, così come non ha spiegato come e perchè abbia subito “una perquisizione allo studio ed a casa durante la quale è saltato fuori il DVD della registrazione”. Anche i non addetti ai lavori sanno che per perquisire uno studio legale e/o un’abitazione del legale occorre non solo l’autorizazione del magistrato (e quindi un ipotesi di reato) ma, anche e soprattutto, la presenza di un componente del Consiglio dell’Ordine Forense.
    Questo c’è stato? La perquisizione è avvenuta così? Mistero non ancora risolto.
    Detto questo credo che la verità su questo processo, e sulle indagini soprattutto, debba ancora essere scritta e fino ad ora non è stata nemmeno accennata se è vero, come è vero, che scottanti intercettazioni telefoniche ed ambientali (tra protagonisti dell’accusa) sono state ritenute, dalla pubblica accusa e con un primo avvallo del GUP, non “attinenti al processo ed ai fatti”. Ora sembra che parte di tali intercettazioni siano state ammesse in dibattimento e allora si capirà come e perchè sia iniziata questa storia che, fino ad ora, non ha spiegato ancora e perchè tanti soggetti siano ancora agli arresti nonostante un complesso di testi dell’accusa (ritenuti rilevanti e determinanti all’inizio) abbiano sostanzialmente e formalmente dimostrato o di essere solo animati da rabbia personale (Petti, Giorgio, Calabrese, Serritiello, Ferraioli, Vicidomini, etc. etc.) o da interessi particolari ed inconfessabili al momento (Panico padre e figli) ma che si radicano in ragioni economiche e speculative.
    Per non parlare,poi, dei testi dell’accusa che hanno ritrattato (Rossi ) e/o raccontato per de relato (Branchini, manager CONAD, ewtc. etc.).
    Purtroppo tutto questo mi induce a considerare che non è uno scandalo, ma è il funzionamento della giustizia italiana e quindi solo chi non ha mai avuito a che fare con essa (fosse anche per una vicenda minima di tipo civilistico) può dirsi soddisfatto di come funziona e può solidarizzare con la casta dei magistrati intoccabili. Intanto però cittadini incensurati giacciono da 9 mesi agli arresti perchè determinati soggetti (ben noti per interessi e rancori personali) hanno costruito (da soli non credo) un gigante dai piedi non di argilla ma monchi.
    Saluti e complimenti per il Suo coraggio.

  2. Perché non la smetti di scrivere stronzate e vieni a confrontarti di persona con chi critichi?

    1. Ecco qui questa e’ la sinistra, persone che offendono veri giornalisti, no come i giornalisti della città che scrivono solo menzogne o addirittura gli viene detto di scrivere cose non vere, direttore continua così che a questi gli rode.

  3. Mi auguro, non per me ma per la professione di giornalistai, che il Meoli dei commenti non sia il Caporedattore del Giornale La Città.
    Se così fosse,però, allora sarebbe veramente grave ed ingiustificabile il tono ed il contenuto dei due commenti rivolti, credo di aver capito, al Dott. Aldo Bianchini.
    Io non conosco nè fisicamente, nè personalmente il Dott. Bianchini, ma leggo – a volte – i Suoi commenti sul processo Linea d’Ombra, e non solo, e mi sembrano quasi sempre efficaci ma soprattutto FUORI da un certo coro giustizialista.
    Ritengo che ogni giornalista, o cittadino, possa stabilire autonomamente di collocarsi – quando si parla di provvedimenti giudiziari – nel solco giustizialista o innocentista fino al terzo grado di giudizio.
    Il quotidiano La Città è chiaramente inserito, quando si tratta di politici del centro destra o di personaggi ritenuti riferibili a quell’area politica,nella Linea Giustizialista. Va bene così, ma questo non impone però l’offesa becera nè la denigrazione che sono caratteristiche tipiche del quotidiano La Città e del caporedattore Meoli che a volte, quando cioè trova chi lo denuncia, viene anche sottoposto a processo e condannato.
    Premesso tale convinzione mia personale, che però è di ordine più generale, vorrei chiedere cortesemente al Dott. Meoli Carlo, sempre che sia Lui l’autore dei commenti precedenti, di spiegarmi perchè il Dott. Bianchini avrebbe detto cazzate nell’articolo in commento e,soprattutto, fornirmi un Suo parere circa quello che sta avvenendo al processo Linea d’ombra e cioè: come spiega il fatto che tutti i testimoni dell’accusa sono stati oggetto di contestazioni da parte del PM (chi totalmente, chi più e chi meno)? Può in tutta franchezza ed onestà intellettuale giurare che sono stati tutti minacciati (chi più e chi meno)? Oppure può esere concesso di pensare, magari non a Lei ma al cittadino qualunque, che le indagini giudiziarie in loco sono state condotte con metodi diciamo così forzati?
    E poi Le chiedo, sempre umilmente,è possibile condividere la tesi del PM, avallata in prima fase dal GUP, secondo la quale intercettazioni telefoniche ed ambientali tra protagonisti dell’accusa (testi e investigatori, testi e politici al momento esclusi dal processo) possano essere considerati non “attinenti al processo” e per questo non trascritte ? E’ fazioso ora il Collegio giudicante che quelle intercettazioni, almeno una buona parte, le ha fatte trascrivere ed inserire nel processo?
    Infine, mi scusi, potrebbe spiegarmi come politici di opposizione, che peraltro parlano per “fiuto sul territorio” e o per “sentito dire”,possano essere considerati dalla Pubblica accusa TESTI IMPORTANTI, salvo poi considerarli “di secondo o terzo ordine” quando al controesame dimostrano solo la loro faziosità addirittura negando (Petti) di conoscere “fisicamente e nominalmente” i famigerati fratelli Petrosino?
    La ringrazio e ad maiora
    p.s. MI OFFENDA PURE, MA SE PUO’ RISPONDA (ovviamente se il Dott. Carlo Meoli caporedattore del quotidiano La Città è l’autore dei due commenti precedenti).

  4. Noto che alle parole di Antonio il dottor Carlo Meoli non ha assolutamente risposto….Evidentemente non ha parole. Purtroppo è vergognoso l’atteggiamento di alcuni “giornalai” e “velinari” che seguono questo processo. Pensate che di ogni udienza La città segue e riporta solo il primo momento, ovvero l’esame dell’accusa. E il controesame??? Sugli articoli del noto quotidiano non esiste traccia…..Purtroppo, in ogni settore, ci sono coloro che sono degni di farne parte e coloro che non ne sono degni. Accade nel giornalismo ma anche nella magistratura e nelle forze dell’ordine….
    Un plauso al dottor Bianchini per il coraggio che ha nel ricercare la verità…Dobbiamo amaramente constatare che, a Pagani, purtroppo, oggi deve avere paura chi sta con Gambino e non chi sta contro Gambino. Sono i cosiddetti “gambiniani” a subire quotidianamente pressioni ed intimidazioni….

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