L’Unione Europea al bivio tra rigore e ricerca della crescita


Filippo Ispirato
Per l’Unione Europea il 6 di Maggio è stata una giornata decisiva per il riassetto di alcuni equilibri ed un momento di riflessione su una nuova via di uscita dalla crisi, alternativo al precedente modello Sarkozy Merkel.Un modello che prevedeva come prioritario il contenimento del debito pubblico e del disavanzo dei paesi membri come via di uscita dalla crisi, voluto fortemente dalla Germania, una nazione in crescita ed il cui elettorale si è da
sempre dimostrato poco incline a delle politiche solidaristiche nei confronti degli altri paesi membri in difficoltà.Dopo le elezioni in Francia e Grecia l’Unione Europea sembra stia rivedendo i suoi piani e cercando un modello di risanamento dei conti pubblici più attento alla crescita economica e alle politiche che possano incentivare la formazione di
nuovi posti di lavoro soprattutto per i giovani.L’elettorato francese ha sancito la vittoria del candidato François Hollande, che ha fatto
proprio del tema “crescita dell’economia e ridimensionamento delle politiche di risanamento” il suo cavallo di battaglia in un paese gravemente colpito dalla crisi, i cui grandi gruppi industriali spesso sono costretti a trasferire la produzione in Nord Africa o in Europa dell’Est per contenere i costi e confrontarsi con una concorrenza asiatica sempre più agguerrita.Ad Atene, anche se in misura differente, le elezioni hanno sancito la volontà del popolo greco di puntare maggiormente a delle politiche di crescita volte all’occupazione piuttosto che al risanamento dei bilanci. Attualmente il paese è allo sbando in uno stato di forte instabilità, i due partiti principali di centro-destra (Nuova Democrazia) e centro-sinistra (Pasok) non sono riusciti ad ottenere la maggioranza necessaria a governare il paese. Le nuove forze
politiche di estrema destra ed estrema sinistra (tra cui il partito neonazista Alba D’Oro ed il Syriza della sinistra radicale), che hanno ottenuto forti consensi all’ultima tornata elettorale, difficilmente saranno disposti a formare una nuova coalizione di Governo necessaria a governare e ad accettare le misure di risanamento dei conti pubblici richieste dalla Trojka, fortemente criticate dall’opinione pubblica ellenica.A questo punto l’Unione Europea dovrà operare contemporaneamente su due fronti : la crescita ed il risanamento dei conti pubblici dei paesi membri in
difficoltà, adottando un comportamento più flessibile per rimettere in moto l’economia ed evitare la stagnazione economica di alcuni suoi paesi membri; questo anche attraverso degli atteggiamenti più accomodanti in caso di gravi recessioni o eventi inaspettati di alcuni paesi membri, che prevedano il non pieno rispetto degli obiettivi di contenimento del deficit.Un ruolo importante in questa fase di transizione delicata per l’Europa lo sta rivestendo l’Italia, in un momento in cui la Francia ha cambiato i suoi assetti politici ed il modello di rigore voluto dalla Germania ha mostrato in maniera evidente i suoi limiti.Monti ha proposto una strategia italiana per la crescita, in fase di analisi a
Bruxelles, che si basa essenzialmente su tre punti: il project bond, ovvero a possibilità di emettere delle obbligazioni di piccoli importi per finanziare specifici progetti all’interno dell’area euro, la golden rule, o regola d’oro, che consiste nello scorporare dal computo del deficit le voci di spesa per gli investimenti, e il ricorso al venture capital, per finanziare l’avvio di progetti specifici attraverso apporto di nuovi capitali, per sostenere la crescita ed attrarre investimenti nuovi flussi da investitori privati.

 

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