da Nicola Femminella (docente – giornalista – scrittore)
Il medagliere dei XXXIII Giochi delle Olimpiadi celebrate a Parigi in questa torrida estate, ha assegnato all’Italia una posizione più che dignitosa per le medaglie conquistate: ben quaranta, con 12 d’oro, 13 d’argento, 15 di bronzo (uguale il numero a Tokio, ma a Parigi con due ori in meno). Nono posto per numero di medaglie collezionate sul campo; quarta in Europa dopo Francia, Olanda e Inghilterra, ma prima della Germania. Potevano essere di più, visto il gran numero di quarti posti di cui abbiamo fatto una gran raccolta: ben 20! Su 403 atleti che hanno preso parte ai Giochi, 80 hanno portato a casa una medaglia da mostrare alle famiglie e ai propri tifosi. Il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha sottolineato che sono state 20 le discipline nelle quali si sono affermati i medagliati, la qual cosa sembra che costituisca un dato importante per lo sport italiano.
Il giorno dopo le emozioni per la vittoria stellare della nostra magnifica squadra di volley femminile, che ha chiuso i giochi olimpici di Parigi, si sono presentate alla mia mente, senza che le abbia cercate, due riflessioni che mi sono trovato a corredare di attribuzioni numeriche per porle in giusta luce.
La prima non ha richiesto molto tempo, per comporne l’atto comunicativo: su 12 medaglie d’oro, 7 sono state ottenute da donne, 3 dai maschi e 2 nelle gare miste, con Ruggero Tita e Caterina Banti nella vela nacra 17, e Gabriele Rossetti e Diana Bacosi nel tiro a volo skeet. Praticamente il gentil sesso ha surclassato i colleghi maschi nel farci commuovere con le note del nostro amato inno nazionale. Non era mai successo prima! Il dato sta a testimoniare la marcia in avanti delle donne, inarrestabile nell’occupare spazi prima vigilati dagli uomini. Esse si mostrano determinate e fortemente motivate nel raggiungere la vittoria nelle gare sportive, anche negli sport nei quali prima non comparivano, come il tiro al piattello e la lotta. Non c’è spazio verso il quale non lancino il loro sguardo, affrontando sacrifici e consumando energie onerose per giungere trionfanti al traguardo. Lo ha visualizzato per tutti noi Battocletti Nadia nel rush finale dei 10.000 metri: un crescendo straordinario, uno sforzo immane per recuperare posizioni e conquistare l’argento. E la tendenza per il futuro è al rialzo, visto che addirittura non mancano le atlete minorenni tra le medagliate col metallo più prezioso. Il successo alle Olimpiadi non può non far piacere a coloro che auspicano e si battono per la parità di genere in tutti i campi. Ed io da molti decenni sono un fervente sostenitore di questo obiettivo.
La seconda riflessione riguarda le regioni dalle quali provengono i medagliati. Il risultato finale per il nostro Sud è … accasciante! Assumendo il Lazio come spartiacque, che raccoglie un solo oro, e andando in direzione Nord, abbiamo nel paniere d’oro 23 medaglie che diventano 25, se includiamo Ekaterina Antropova, nata in Islanda e Sarah Luisa Fahr, nata in Germania, che risiedono a Sassuolo e a Piombino, inserite nella squadra di volley; 3 atlete provengono dalla Sicilia, 2 dalla Sardegna e 1 dalla Campania, (3a regione in Italia, dopo la Lombardia e la Sicilia, con 5.590.074 abitanti),. Se l’analisi si estende a tutte le 80 medaglie conseguite, la discrasia rimane a suggellare la posizione di retroguardia e a sancire una dura condanna per il nostro Sud. Le cause? Molteplici e varie. Poche società sportive, impianti e strutture carenti o assenti, scuole ed enti locali inattivi che non promuovono la pratica sportiva, tempo libero dei ragazzi attaccati al telefonino e ai social ed altre cause ricorrenti e nemmeno approfondite con iniziative conoscitive. Provo a indicarne una meno generica, prendendo a prestito due strutture situate a Milano e nel Vallo di Diano, nella parte meridionale della provincia di Salerno.
A Milano nel 2008 il Comune affida in gestione per 60 anni il Centro Pavesi alla Federazione di volley della FIPAV, la quale, dal 2009 al 2012, lo ristruttura, arricchendolo di nuove residenze destinate a un palazzetto, campi da tennis e un campo di calcio, una palestra, un centro fitness e due campi di beach volley, un centro medico ed una foresteria con 68 posti letti. Nel 2024 nasce in questo centro il miracolo della medaglia d’oro nel volley conquistata dall’Italia a Parigi!
Nel Vallo di Diano, in località Camerino, nel Comune di San Rufo, dagli anni 70 del secolo scorso, esiste il Centro Sportivo Meridionale su una superficie complessiva di 150.000 metri quadrati, con piscine, palestre e campi da gioco per molte discipline, uffici e locali destinati ad altri usi. Ne fanno parte ben 45 Comuni del Vallo di Diano, Cilento e Golfo di Policastro. Avrebbe dovuto essere un Centro destinato di irradiare nelle nostre regioni del Sud avvenimenti e iniziative di livello internazionale, oltre a promuovere lo sport in tutta la Regione. Non è mai decollato, venendo meno alla sua mission originaria. Si parla di un suo recupero e si spera che sia la volta buona. Per 50 anni ha vissuto un sonno profondo!
È vero, abbiamo uno straordinario potenziale come italiani, e le Olimpiadi lo hanno dimostrato. C’è però ancora molta strada da percorrere, soprattutto al sud, per esprimerlo al meglio il nostro potenziale.
Io sono positiva per natura e voglio sperare che gli importanti risultati raggiunti quest’anno siano uno stimolo a fare meglio per il futuro.