Sono 61.140 i detenuti presenti nelle carceri italiane: i posti disponibili ammontano a 46.982, rispetto alla capienza regolamentare di 51.269,un indice di sovraffollamento del 130,06% a livello nazionale. I detenuti stranieri ristretti all’interno dei penitenziari italiani sono attualmente 19,151 (pari al 31,33%), di cui 2787 comunitari e 16,364 extracomunitari.«Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Nel nostro ordinamento giuridico , per espressa previsione Costituzionale, la pena deve tendere alla rieducazione del reo, favorendo il suo reinserimento nella società. Al soggetto viene data la possibilità di decidere, di sua spontanea volontà, se partecipare o meno ad un progetto di rieducazione. Dopo trent’anni dalla promulgazione della Costituzione Italiana è arrivata la legge n.354 del 19975, normativa che ha introdotto il trattamento penitenziario, ispirato ai principi di umanità e dignità della persona.Il trattamento penitenziario, secondo l’articolo 13 dell’Ordinamento Penitenziario, deve essere individualizzato in base ai particolari bisogni della personalità di ciascun soggetto. Per ciascun condannato, in base ai risultati derivati dall’osservazione della sua personalità, vengono formulate delle indicazioni in merito al trattamento rieducativo da effettuare, senza alcuna discriminazione in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali. Il trattamento penitenziario prevede, inoltre, la tutela di una serie di diritti che devono essere garantiti e riconosciuti ai detenuti tra cui: il diritto alla salute, il diritto all’istruzione e il diritto al lavoro. Dall’inizio dell’anno al 31 luglio 2024 i detenuti che si sono tolte la vita in carcere sono 58, diciotto in più rispetto al periodo corrispondente del 2022 e del 2023. Dei 58 suicidi quest’anno, 56 erano uomini e 2 donne; 32 gli italiani e 26 gli stranieri, provenienti da 15 diversi Paesi. Le fasce d’età più presenti sono quelle tra i 26 e i 39 anni (27 persone) e tra i 40 e i 55 anni (14 persone); le restanti si distribuiscono nelle classi 18-25 anni (7 persone), 56-69 anni (9 persone) e ultrasettantenni (una).“Per rinnovare il sistema dell’esecuzione penale,ha sottolineato il Ministro della Giustizia Carlo Nordio , in modo da coniugare la certezza della pena con l’efficacia dei percorsi di reinserimento sociale dei detenuti e garantire un impatto positivo sulla sicurezza e la coesione sociale, il piano strategico del Ministero della Giustizia prevede un disegno coordinato di interventi” .“Solo nel 2024 abbiamo stanziato 10,5 milioni di euro aggiuntivi , più che triplicato il budget previsto in bilancio di euro 4,4 milioni , per uno stanziamento totale di euro 14,9 mln, di cui 9,5 mln per gli psicologi ed 1 mln per i mediatori culturali, destinati ad aumentare il numero dei professionisti psicologi negli istituti penitenziari, in modo da migliorare la qualità dei percorsi individualizzati di trattamento dei detenuti; 7 milioni di euro per la presa in carico ed il reinserimento sociale dei detenuti che hanno requisiti giuridici per l’accesso alle misure alternative alla detenzione, ma non sono nelle condizioni socio economiche per avere un domicilio idoneo e quanto necessario per il sostentamento; 5 milioni di euro per incrementare i posti disponibili nelle strutture residenziali per la riabilitazione dei detenuti tossicodipendenti, entrambe misure previste nel DL n. 92/24 in corso di conversione in legge; 9 milioni di euro per rafforzare le opportunità di formazione professionale e di lavoro per i detenuti, con un aumento del budget di un milione per la formazione e di 8 milioni per il lavoro, in tal modo raddoppiando il budget di bilancio previsto per la formazione, che passa da 1.066.151 ad 2.066.151 di euro; aumentato di 8 milioni il previsto budget di bilancio di euro 128 milioni per la retribuzione del lavoro intramurale dei detenuti; stanziati 19 milioni di euro per gli sgravi fiscali e le agevolazioni alle imprese per incrementare il lavoro all’esterno; 270 milioni di euro cofinanziati dall’Unione Europea per l’inclusione socio-lavorativa delle persone in esecuzione penale. Intendiamo così dare attuazione ad un nuovo modello di esecuzione penale,ha detto il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, da realizzare in sinergia con gli enti territoriali, con il terzo settore e la società civile, tutti necessariamente coinvolti nei processi di inclusione sociale anche per rafforzare la sicurezza collettiva” .