da Nicola Femminella (docente – scrittore – giornalista)
Era ora! Il provvedimento era atteso da tempo dagli studiosi più accreditati di scienze umane, con qualche sparuta voce in disaccordo. Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha infatti emanato nei giorni scorsi una apposita circolare che vieta, dal prossimo anno scolastico, l’utilizzo del “cellulare a qualsiasi scopo, anche didattico, perché io – asserisce il membro del Governo – non credo che si faccia buona didattica con un cellulare fino alle scuole medie“. Il Ministro pone così fine al chiacchiericcio a riguardo alimentato da genitori e docenti e dalle associazioni che li rappresentano. Nella circolare si stabilisce anche il ripristino del diario cartaceo, sul quale gli studenti riportano l’elenco dei compiti da svolgere a casa, assegnati dai docenti, (il diario … una volta un amico fedele, alcova affettuosa, nella quale riporre pensieri e disegnini vari …). Si precisa anche che il registro elettronico continuerà ad essere mezzo di comunicazione tra scuola e famiglie e che il tablet e il computer faranno parte del corredo didattico di cui possono disporre gli alunni “sotto la guida del docente”.
Ho fatto parte dell’universo scuola per decenni, come docente e come esperto di formazione, socializzando i miei convincimenti pedagogici e i prodotti metodologici, frutto delle mie ricerche, con centinaia di docenti interessati al dibattito per migliorare il “fare scuola di ogni giorno”. A riguardo del cellulare in classe mi sono fatto una opinione espressa in ogni circostanza di confronto. Ho paragonato tale strumento alla droga: da quando lo si usa la prima volta, difficilmente l’interessato se ne allontana. I ragazzi lo utilizzano durante il giorno, talvolta anche di notte, e non ne ho conosciuto uno, nei comparti della scuola primaria e secondaria di primo grado, che spontaneamente lo abbia lasciato a casa, prima di avviarsi verso la scuola. Lo consulta fin quando percorre gli spazi che portano verso l‘aula. E tra i banchi il più delle volte non lo spegne, né cessa di rivolgergli un minimo di attenzione e uno sguardo furtivo, mantenendo il contatto con gli amici. Naturalmente diminuisce il suo stato di concentrazione nei confronti delle attività scolastiche in atto, con scadimento e intralcio all’apprendimento. Del resto nel corso della giornata il pensiero è rivolto ininterrottamente al suo “compagno digitale”, che diventa una “protesi” del suo Io e non vedo come possa discostarsene per quattro, cinque ore, stando tra i banchi. Una sorta di dipendenza da cui è difficile che si liberi. Alcuni colleghi mi hanno riferito che finanche durante l’ora di educazione fisica, quando il grado di partecipazione dello studente è prevalente, viene richiamato dal docente chi ha preso per un attimo tra le mani il telefonino, interrompendo l’esercizio ginnico.
Qualcuno ha reagito a fronte della novità, dichiarando che i ragazzi vivono i tempi del pc, del tablet e dello smartphone e arrestarne o limitarne l’uso è opera oscura, essendo strumenti che possono favorire anche l’azione didattica dei docenti. Il Ministro Valditara ha, però spiegato che quando la tecnologia pervade il nostro essere nella quotidianità in misura eccedente, “Bisogna evitare che i cellulari rubino il desiderio di vita diventando strumenti di dipendenza e facciano dei giovani persone dentro una “community” piuttosto che parte di una “comunità”.
Il Rapporto Ocse ha dichiarato che l’uso insistente del telefonino fin dai primi anni dell’infanzia può determinare conseguenze negative sul naturale sviluppo cognitivo degli alunni, causare sottrazioni di concentrazione e di memoria, con riduzione di talune capacità nell’interazione con il mondo esterno.
Il Sole 24 Ore è intervenuto nella questione, ricordando che “dal 2018 la Francia ha vietato i telefoni cellulari alle elementari e alle medie. Successivamente la stessa strada è stata imboccata da Svezia, Finlandia e Olanda.”, i cui sistemi scolastici e ordinamenti di certo non meritano critiche eccessive né occupano posizioni di retroguardia.
Il Moige (Movimento Italiano Genitori) giudica la nuova circolare “un passo avanti nella gestione di una corretta digitalizzazione nella scuola.”
Aspetto l’apertura del nuovo anno scolastico per conoscere le reazioni delle parti interessate.