SALERNO – Le riflessioni si fanno sempre a bocce ferme e quando l’onda emozionale del momento legato all’avvenimento è passata. E’ una delle regole fondamentali che tutti dovremmo osservare per non rischiare di fare figuracce barbine. Le riflessioni, inoltre, non dovrebbero mai avere ne sapore e ne colore ma rimanere al di sopra delle parti. Capisco che l’esercizio è difficilissimo per tutti gli altri, ritengo però che debba essere facile e praticabile per chi intende svolgere soprattutto il ruolo di giornalista elogiando e bacchettando sia a destra che a sinistra senza scadere nella banalità o, peggio ancora, nella retorica tenendo sempre ben presente un principio: il giornalista sta sempre dall’altra parte del potere, quasi come un difensore civico (citazione di Paolo Mieli !!). Ho letto e riletto l’editoriale di Angelo Di Marino del 26 aprile 2012 dal titolo “Se gli assenti hanno torto”, ho letto e riletto la risposta rizelata di Edmondo Cirielli del giorno successivo dal titolo “Comunismo, libertà e dittature” e ne ho tratto le mie convinzioni personali che posso racchiudere in una sola frase e cioè che “Di Marino se la poteva risparmiare” proprio per quanto ho detto all’inizio in riferimento alle riflessioni. Ecco la prima cosa che mi viene da dire è che l’editoriale del direttore de “La Città” tutto mi è parso fuorchè un editoriale. La foga, l’accanimento contro abitudini consolidate, la condanna preventiva, il giudizio di merito verso gli assenti e le considerazioni storico-politiche hanno il sapore e il colore di un preciso schieramento. E questo non è buon giornalismo. Tutto si può dire di Cirielli, anche l’inverosimile, ma una cosa è certa: non ha assolutamente paura di niente e di nessuno, men che meno di quattro strampalati e vecchi nostalgici di quello che fu il Partito Comunista Italiano. Lo scandalo non è nel fatto che Cirielli, da quando è Presidente della Provincia, va a rendere omaggio ai caduti nel cimitero degli inglesi a Pontecagnano, lo scandalo gentile Di Marino sta nel fatto che “sindaci di sinistra” con la fascia tricolore accendono il fuoco delle polemiche ed incitano la gente allo scontro. Così si rischia il morto, stiamo bene attenti tutti. Mi rendo conto, però, che molto verosimilmente quando io e il “comunista” Giuseppe Colasante capeggiavamo i cortei di studenti (eroici primi anni ’60), per protestare contro tutti e tutto, il pur bravissimo giornalista Di Marino non era ancora nato. Ma per dirla tutta, non ho mai visto il mio amico Colasante capeggiare questo tipo di rivolte e neppure l’anticonformista Vincenzo De Luca, e loro si che sono stati veri comunisti. Inutile e pericoloso, quindi, gettare benzina sul fuoco pompando le squallide uscite di personaggi che sul piano politico non hanno più niente da dire, ammesso che abbiano avuto qualcosa da dire in passato. Ho apprezzato molto il silenzioso riserbo in cui si è chiuso il vice presidente della Provincia Antonio Iannone che quell’editoriale ha definito “lontano dalla piazza” per essere stato, saggiamente e apprezzabilmente, in un ospedale del nord ad assistere un suo parente. Iannone, solo per la cronaca, è iscritto a destra fin dall’età di quattordici anni. Ha fatto bene Di Marino a rimarcare le proteste dei manifestanti sulle situazioni del CSTP, le tasse troppo alte e il lavoro che manca. Ma come è vero che il lavoro manca, così è mancato anche il coraggio all’autore dell’editoriale di precisare che quelle proteste dovevano essere verosimilmente dirette contro Vincenzo De Luca che ha gestito la Provincia e la Città capoluogo e tutti i consorzi e le miste (ed anche la giustizia !!) in maniera monocratica ed ossessiva dal 1993 ad oggi, tranne il piccolo e forse non più riproponibile spaccato degli ultimi tre anni di governo provinciale. Quegli uomini che si autoproclamano di sinistra e che il 25 aprile hanno sfilato scorrettamente per le strade di Salerno se andassero in Russia a fare quello che hanno fatto in casa nostra verrebbero presi a calci nel sedere, con tutte le perplessità che ho nei confronti dei russi, del loro revisionismo e del loro progressismo. Se, infine, la vogliamo proprio dire tutta è il momento di chiarire che Edmondo Cirielli (piaccia o meno !!) non ha mai inviato nessuno in piazza al suo posto (e la storia di Antonio Fasolino è limpida in questo senso !!) e soprattutto non ha mai affisso manifesti propagandistici per attaccare i partigiani. Cirielli è un uomo che è riuscito a guardare gli avvenimenti e l’evoluzione della storia con gli occhi dell’attento osservatore, senza mai piccarsi di voler riscrivere la storia o gli avvenimenti. Semmai sono gli altri, tutti gli altri, che fortunatamente non sono la stragrande maggioranza di questo Paese, ad aver confuso la storia con la politica, e l’appartenenza con la verità. Alla prossima.
direttore: Aldo Bianchini
Caro Direttore , c’è un punto bruciante più di ogni altro , poichè non legato a opinioni politiche ma invece a fatti storici ed umani . Non mi è piaciuta per niente la affermazione del Sig. Sindaco quando ha detto che le Foibe sono state causate dai fascisti e dai nazisti che avevano invaso la Jugoslavia e dunque avevano scatenato la reazione “con gli interessi” da parte dei titini . Avevano fatto dunque bene ?
Occorre dire invece la Verità, sempre. Certamente i fascisti non ci andarono con la mano leggera nella occupazione ma questo non vuol dire giustificare la reazione bestiale dei partigiani filo-comunisti . La cosa che fa più male difatti , al di là dello spaventoso eccidio di civili, bambini, preti , donne inermi , etc. di per sè orribile , è che per anni il PCI ha coperto questi fatti . E non è che lo dico io . « … va ricordato l’imperdonabile orrore contro l’umanità costituito dalle foibe (…) e va ricordata (…) la “congiura del silenzio”, “la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell’oblio”. Anche di quella non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità dell’aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell’averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali. »
(Discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della celebrazione del “Giorno del ricordo”. Roma, 10 febbraio 2007). Dunque occorre eccome parlarne ma qualcuno si sente vicino a Napolitano solo a giorni alterni …Andrebbe ricordato al sig. Sindaco.
Ma trovo anche inutile denunciare i misfatti di parte dei partigiani comunisti negli eccidi compiuti specie nella bassa Padana a guerra finita . E’ la Storia che lo insegna . Occorre certamente dire la Verità, sempre : non tutti i partigiani furono questo , non tutti i fascisti furono quello . Ci furono migliaia di uomini e donne pienamente e sinceramente convinti della ragioni di libertà , peraltro le formazioni partigiane furono anche cattoliche e monarchiche , tra gli stessi combattenti comunisti come ci furono altrettanti uomini nelle fila della RSI che difendevano con convinzione l’onore e la dignità di un Paese sottomesso . Lottarono entrambi senza secondi fini per un concetto di libertà : ora qualcuno dirà che gli altri avevano torto e qualcuno penserà che avavno tutti e due torto . Io non lo so . Certo ci fu chi guardava al PCUS di Mosca come libertà e certo ci fu chi era disposto al cupio dissolvi in nome del Duce . E certo ci fu chi guardava al Cristianesimo sociale o chi era Liberale o chi… Io penso che se oggi avessimo la metà della passione politica che avevano i nostri nonni , dell’una , dell’altra sponda o nel mezzo , certamente oggi staremmo tutti meglio.
Dal suo articolo traspare il tipico “sentire” di quelli che una volta erano “comunisti” ma constatato il fallimento rinnegano tutto, oppure di quei meridionali che appena si trasferiscono al nord non trovano di meglio da fare che orinare sulla terra natìa. Io mi permetto presuntuosamente di stare ai fatti: ogni 25 aprile Cirielli lancia il sasso (il manifesto) e nasconde la mano (manda altri alla commemorazione di Piazza Ferrovia). Che poi ci siano buoni motivi per avercela con De Luca, sia buono, è palese ma appena fuori tema.
Cordiali saluti