da Salvatore Memoli (avvocato – giornalista – scrittore)
De Luca bisogna capirlo! Cioé non giustificare, ma essere in grado di stare al passo con il suo umorismo che si fa sarcasmo difficile ed incrocia la cattiveria altrui. Sono i suoi strumenti attuali con cui interviene, sapendo che non ha più dalla sua parte un tempo e un apparato ancorati alla realtà, in grado di leggere i fatti e gestirli con una linea politica ispirata a valori profondi che non ci sono più. A Caivano la grande forza di un partito comunista di popolo che pratica la libertà e l’idea di salvaguardare un popolo veramente ridotto a periferia di tutto, non c’é! Non ci sono la cultura e i sacerdoti laici di un comunismo della libertà che avrebbe dovuto tutelare, una fascia sociale che non ha niente, se non brandelli di diritti barattati con modernità e confusione ideologica, con tanta, tanta delusione verso tutto, società, istituzioni, tutori della legge e rappresentanti del popolo che non é il loro popolo.
A Caivano, De Luca sa bene che al massimo passa lui, quello che dice e quello che é in grado di mantenere, ma tutto il suo apparato progressista ha troppo il naso all’in sù se non tappato da illusioni e visioni angeliche. De Luca non può contare su una sinistra che cambia la storia e che é incapace di sentire le attese della gente.De Luca é deluso di se stesso e dei suoi apparati, così lontani dai suoi obiettivi, dalle sue visioni politiche e così poco incisivi.
Certo contro i ritardi della storia, contro le stratificazioni di malaffare, la stessa camorra della morte che talvolta trova più attenzioni dei programmi politici, non si capisce che può fare un De Luca politico se non essere egli stesso un presentatore raffinato di una realtà difficile, senza soluzioni e con troppi tempi lunghi e morti. De Luca, diciamo, che é stato un Mike Buongiorno promettendo allegria. Ma che allegria ha fatto percepire al popolo di Caivano che ha continuato a morire, a soffrire la camorra, il degrado di una sottocultura che genera miseria, povertà e vuoto esistenziale. Il messaggio salvifico di De Luca si ferma a prospettive irrealizzate che lasciano l’amaro in bocca. Questo il governatore lo sa ma non può alzare bandiera bianca. La Regione per quanto Governo locale non é il Governo Nazionale, non ha le stesse disponibilità di risorse, non ha forze di polizia, non ha visione generale, ampia, completa e strategica. Quando ad un ennesimo appello di un prete coraggioso, risponde il Presidente del Consiglio e questi capisce la sua grande opportunità su un territorio al collasso, scendendo pittorescamente sul posto insieme ai suoi ministri ed alle provvidenze, mai utilizzate, si capisce che l’allegria di Mike Buongiorno é bella e sostituita da un rampante Pippo Baudo che usa un linguaggio nuovo, più convincente e più seguito, come ha fatto Don Patriciello, dunque la frittata e fatta! Non si offenda il coraggioso sacerdote perché Pippo Baudo é un grande comunicatore sebbene non abbia la frangetta come il don!
De Luca é geloso della frangetta che ha il don e sa bene che il suo messaggio non ha pretese materialiste. Parla di una visione trascendente della vita e se per una volta vince la partita, deve ringraziare il Presidente del Consiglio a cui non sfuggono le opportunità offerte sul piatto d’argento.
É così, la vita e lo spettacolo! Dopo Mike Buongiorno viene Pippo Baudo che pur non avendo l’aplomb di Buongiorno crea nuovo seguito.
Stia tranquillo De Luca la grande frustrazione del Pippo Baudo consacrato é fare i conti con i contenuti della sua missione che sono tutti vanificati verso il trascendente restando la poca soddisfazione di coglier momentanei risultati di una gloria effimera che se non diventerà un cambio strutturale d’interventi statali, farà riprecipitare tutto nell’illusione di un’allegria effimera.
Fare i conti con Caivano significa buttarsi nella sua realtà e lavorare per il bene di questa gente delusa, vinta ed emarginata. Non cerchi il distinguo De Luca, in questa fase, come il prete rinuncia a fare della sua gente convertiti e angioletti, rinunci a tirare l’acqua al suo mulino comunista, senza farina e senza promesse credibili, e si dia personalmente come garante che quello che si promette sarà fatto, lasciando alla gente dire chi ha ragione.