DE CARO – EMILIANO: tra angeli e demoni !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Un mio amico medico dell’agro nocerino-sarnese M.S. a commento dell’articolo sull’ex sindaco di Salerno Mario De Biase mi ha scritto: “Mi meraviglio che si meraviglia direttore. Non essendoci più etica, tutto è possibile. Non esistono più limiti. M.”.

Un commento che si adatta benissimo allo scottante ed inquietante argomento di oggi che riguarda il caso politico-giudiziario-malavitoso dell’ing. Antonio De Caro (sindaco di Bari dal 1° gennaio 2015 e presidente dell’ANCI – Associazione Nazionale Comuni d’Italia dal 12.10.2016 e candidato in pectore per le prossime europee) che sta travolgendo sia lui che il dr. Michele Emiliano (sindaco di Bari dl 2004 al 2014 – governatore   della Puglia dal 26 giugno 2015 e già magistrato fino al 2004).

Il fatto: Il secondo, Emiliano, avrebbe accompagnato il primo, De Caro, ad un incontro riservatissimo in casa di due donne, parenti (sorella e nipote) del temutissimo boss Antonio Capriati; oggetto della visita la raccomandazione per le due donne di interferire con il potente parente affinchè De Caro venisse lasciato in pace dalla malavita organizzata che incominciava a dargli fastidio per via delle sue visite per la risistemazione delle ZTL di Bari vecchia. Dal palco di un comizio pubblico il governatore, già magistrato di punta della Procura di Bari, ha detto: “… Ho portato Decaro dalla sorella del boss del quartiere, le ho detto: se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido … Andai di persona dalla sorella incensurata del boss Antonio Capriati, che avevo arrestato e fatto rinviare a giudizio e poi condannare per omicidio, per farle capire che le cose erano cambiate, quegli atteggiamenti non erano più tollerati, che potevano rivolgersi all’assessore solo con modi civili ed educati …“ (fonte Il Mattino).

All’epoca dei fatti, dunque, un presidente di regione ed un suo ex assessore comunale si recano in casa della sorella di un boss quasi come per rinnovare come d’incanto un “patto stato – mafia” che dovrebbe risultare ancora più grave di quello più noto che ha tenuto e tiene ancora banco da una trentina di anni con processi infiniti contro Berlusconi ed altri.

Il tutto, così come allegramente annunciato dal palco da Emiliano, lascerebbe pensare proprio ad una cosa del genere: “vado in casa della sorella del boss per dirgli che le cose sono cambiate e che se vogliono stare in pace non devono più dare fastidio all’assessore”; insomma una sorta di “do ut des” tra due alti rappresentanti politici istituzionali e la sorella e la nipote di un boss.

Vale a poco o niente la spiegazione successiva al fatto offerta dallo stesso Emiliano che ha giustificato la visita in quanto a De Caro sarebbe stata puntata un’arma alle spalle in una piazza di Bari con relative minacce. Grave, anzi gravissimo, che un ex magistrato possa dire una cosa del genere; i primi a doversi rizelare dovrebbero essere proprio tutti i magistrati, l’ANM (sempre pronta a sputare sul governo di centro destra) e il CSM (pronto a rinserrare le file contro l’eventuale test psico-attitudinale da inserire negli esami per diventare magistrati; cosa che in altri Paesi esiste d decenni).

La sinistra si scandalizza del clamore che la destra sta dando al fattaccio; secondo me è ancora abbastanza dolce la presa di posizione di Meloni – Piantedosi e compagni; anche perché su Bari grava un’inchiesta giudiziaria senza precedenti che riguarda proprio l’amministrazione comunale con oltre trenta indagati.

La sinistra ascolti un consiglio offerto gratuitamente; senza scomodare più di tanto il grande regista cinematografico Ron Howard, autore del prestigioso film “Angels & Demons” (Angeli e Demoni) con Tom Hanks e Ayelet Zurer, facesse tutto il possibile per non trasformare i “due diavoletti” in mefistofelici “due angioletti”.

Anche perché nell’intera vicenda, a ben ripercorrerla, si mescolano elementi di discussione e dibattito che da tempo questo Paese non vuole risolvere: l’immagine del giudice, la sua visione della giurisdizione e il suo pensarsi come un Dio, anche dopo ver smesso la toga (leggasi Emiliano); un problema questo che l’avv. Salvatore Memoli nel suo editoriale “I giudici come Dio” (pubblicato su questo giornale) descrive così: “”Il giudice non è Dio ma a lui sono riservate prerogative che sono solo di Dio che gli permettono di giudicare un altro uomo/donna. Se il giudice ha nel suo cuore, nella sua vita, nella sua cultura la presenza di Dio, facilmente riesce ad avvertire la tensione ed il valore del suo lavoro, stranamente prerogativa riservata a Dio stesso””.

Queste cose sia Emiliano che De Caro le avevano dimenticate al momento di entrare nella casa dei parenti del boss.

 

 

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