Aldo Bianchini
SALERNO – Seguo con molto interesse l rubrica speciale che il quotidiano Il Mattino di Napoli ha affidato da tempo ad uno dei suoi migliori cronisti “Gigi Di Fiore”; la rubrica denominata “Le interviste impossibili” ripercorre attraverso interviste ormai irrealizzabili (perché i protagonisti sono morti da tanti anni) un pezzo di storia molto importante dall’unità d’Italia fino ai nostri giorni.
Pochi giorni fa nell’ambito di detta rubrica l’ottimo Di Fiore ha firmato e pubblicato l’intervista realizzata virtualmente con l’indimenticabile (e indimenticato) personaggio politico Francesco Saverio Nitti (nato a Melfi il 19.07.1868 e morto a Roma il 20.02.1953 == presidente del consiglio dei ministri dopo il primo conflitto mondiale e più volte ministro, nonché perseguitato dal fascismo), lucano di nascita e crescita, napoletano d’adozione e romano per ragioni politiche. Da giornalista in pectore ha diretto per anni con Luigi Roux la rivista “La riforma sociale” (fondata nel 1894) dalle cui pagine portò alla ribalta dell’intero Paese la questione meridionale; un argomento che è stato sempre vivo e presente nella sua lunga attività di politico ed economista.
Ed in merito proprio a questa sua passione (non solo per Muro Lucano -mio paese di nascita- dove riuscì a far realizzare un lago artificiale ed una centrale idroelettrica, nonché il Ponte del Pianello con l’imponente Tubo Plezometrico alto oltre 50 metri) per la ricucitura nord-sud attraverso un modello politico-amministrativo-economico che superasse le barriere dell’antimeridionalismo che Gigi Di Fiore gli ha posto, sempre virtualmente la domanda “Cosa pensava del divario economico tra Nord e Sud ?”; e Nitti risponde:
- … La fusione indiscriminata dei debiti degli Stati preunitari penalizzò il Sud, le imposte sulla vendita di terre demaniali portarono al Nord soprattutto denari meridionali. Ma ero convinto che le amministrazioni meridionali fossero gestite male, con politici trasformisti che pensavano solo ai loro tornaconti. Lo sviluppo economico poteva arrivare solo da una vera unione solidale dell’Italia, con industrie da avviare nel Sud;
Al che Di Fiore ha ribadito: “Per questo sostenne la legge speciale per la Basilicata e poi quella per Napoli ?”:
- … Sì, non ho mai capito come si potesse puntare sull’industria dei forestieri, come invece pensava il sindaco di Napoli, Nicola Amore. I forestieri, i turisti come li chiamate oggi, sono instabili. L’industria, se ben gestita, invece può dare futuro certo. Così, sostenni a Napoli la nascita dell’Ilva.
Di Fiore nella sua lunga intervista ci dice che Francesco Saverio Nitti viveva tra Napoli e Roma; a Napoli si era laureato, si era sposto ed erano nati i suoi cinque figli, ed aveva anche insegnato nell’università Federico II; a Roma aveva dato sfogo alla sua grande passione per la politica; peccato che non gli ha chiesto dove, invece, venisse sempre eletto; gli avrebbe risposto che veniva eletto nel collegio Melfi – Muro Lucano dove contava su una base elettorale imponente e capace di superare tutte le barriere che i colleghi del nord e del centro Italia gli paravano davanti ad ogni passaggio.
E, forse, gli avrebbe anche spiegato come faceva a fare la sua propaganda elettorale in un territorio praticamente quasi tutto analfabeta svelandogli il mistero che ad oggi è legato soltanto ad un aneddoto tramandato da generazione in generazione per rimanere estasiati di fronte al primo grande apparato mediatico della storia fatto in casa; Lui e i suoi collaboratori facevano il famoso “porta a porta” in tutti i casolari di campagna e nei paesi del collegio per lanciare l’idea rivoluzionaria che avrebbe superato le difficoltà dell’analfabetismo.
Il colloquio, tra collaboratore e potenziale elettore, avveniva pressappoco così: “Sulla scheda devi mettere sei paletti, come quelli che usi nelle vigne; per sicurezza lega la testa del primo paletto alla base del secondo per bloccare il filare. Il terzo paletto lo devi lasciare libero così com’è. Il quarto e il quinto paletto li unisci con un paletto trasversale sulla cima. Il sesto ed ultimo lo lasci libero”.
In maniera miracolosa anche il contadino più analfabeta degli analfabeti riusciva a scrivere sulla scheda elettorale il nome di NITTI; e la valanga di voti pro Francesco Saverio Nitti era assicurata.
Molto interessante sentir parlare di Nitti. Sempre attuali le considerazioni su di lui e le realtà socio-politiche nord sud messe acongronto. Sono legata a Nitti anche per “affezione”. A casa nostra se ne parlava come di un amico, ma di un “amico speciale”, essendo stato suo segretario un mio prozio, Luigi Lordi.