GASSANI: la sua vita per la legalità

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Se in provincia di Salerno c’è, o meglio c’è stato, un uomo – un professionista – un avvocato – un padre di famiglia che ha coscientemente ed eroicamente sacrificato la sua vita per la difesa della legalità, della propria dignità e della toga che indossava, ebbene questi ha un solo nome e cognome: Leopoldo Gassani (detto Dino).

Dino Gassani era nato ad Angri il 4 febbraio del 1930 e fu barbaramente ucciso a Salerno nel suo studio di Corso Vittorio Emanuele (insieme al fedelissimo segretario Pino Grimaldi) nel tardo pomeriggio del 27 marzo 1981, esattamente 43 anni fa.

La storia personale e professionale la conoscono tutti e soltanto per il tentativo di ripercorrerla ci vorrebbero libri e libri, che del resto sono già stati scritti; scritti anche da parte del figlio Gian Ettore (l’altro figlio si chiama Gino) che, come il fratello, è avvocato matrimonialista-penalista-cassazionista di spessore internazionale, e non soltanto per i libri che ha scritto in memoria del padre e/o del tipo “I promessi sposi” o “Vi dichiaro divorziati” (tra i tanti) dedicati alla sua attività di notissimo matrimonialista ed anche capo dell’associazione avvocati matrimonialisti italiani.

Mi piace oggi pubblicare una lettera che Gian Ettore ha postato su FB il 4 febbraio 2024 in occasione del virtuale 94° compleanno del padre Dino; una lettera a dir poco straziante e commovente, una lettera che racchiude in poche righe il rapporto tra padre e figlio in una incalzante escalation emotiva che tocca tutte le corde della sensibilità di chiunque:

  • Caro papà, Ti persi quando ero ancora uno studente di liceo. Ma ricordo tutto di Te, come se fosse ieri. Sento ancora i tuoi passi al Tuo rientro dal lavoro. Ricordo il timbro della tua voce calda, la Tua eleganza, la Tua ricchissima cultura generale, i Tuoi tanti libri, la Tua arte nello scrivere pensieri meravigliosi e soprattutto il Tuo coraggio che dimostravi in tutte le cose che contavano. Ricordo la Tua tenacia, il Tuo rigore, la Tua disumana forza di volontà, la Tua concretezza, le Tue notti insonni alla vigilia di un processo, la Tua impareggiabile voglia di fare che è tipica dei grandi, il Tuo senso dell’onore e dell’Amicizia (quella vera e senza doppi fini). Eri un gigante tra tanti nani. Lo sapevi anche Tu. Ho respirato tutto questo grazie a Te.  E Te ne sarò grato in eterno. Perché l’unica eredità che conta, da lasciare ai figli, è l’esempio.  E il Tuo, evidentemente è stato fondamentale per me, per la mia vita e per la mia carriera di avvocato, e per quanti Ti hanno amato e Ti ameranno per sempre. Oggi è il Tuo compleanno, caro papà. Auguri papà. Il Tuo cuore non si è mai fermato ️ #4febbraio #papa’

E visto che sto scrivendo di Gian Ettore Gassani mi sembra anche giusto ricordare a tutti uno dei tanti aspetti molto positivi dell’esistenza del noto avvocato matrimonialista che dopo l’uccisione del padre non si è lasciato prendere dallo sconforto si è tirato su le maniche e si è messo a lavorare con il piglio tipico dei Gassani superando, forse, in notorietà lo stesso superbo genitore che oltre l toga amava anche la politica di destra.

Per farlo bisogna ripercorrere a ritroso un po’ della vita di Gian Ettore per via di un incontro casuale e molto importante con il mitico giornalista Bruno Vespa del quale, oggi, è ospite più volte in Porta a Porta. L’incontro lo descrive a meraviglia il noto giornalista salernitano Gabriele Bojano nel contesto di un’intervista rilasciatagli per il Corriere del Mezzogiorno dallo stesso Gassani il 22 ottobre 2023:

Come si manteneva agli studi? «Non avevo il coraggio di chiedere soldi a mia madre rimasta vedova da poco e così trovai un lavoro, d’estate facevo il cameriere e il bagnino a Gaeta, all’hotel Summit, un’esperienza durissima. E fu qui che un giorno venne in vacanza con la famiglia Bruno Vespa».

Credo che all’epoca Vespa fosse già un giornalista affermato. «Sì, ed io ero molto affascinato dal suo lavoro. Entrammo in confidenza e gli chiesi in cosa consistesse il mestiere di giornalista».

E lui? «Me lo spiegò e poi mi domandò a sua volta cosa volevo fare da grande».

E lei cosa rispose? «Dissi che volevo fare l’avvocato ma non avevo grandi aspettative. E Vespa di rimando: “tu provaci, tanto è gratis”. Prima di andare via mi lasciò 15.000 lire di mancia».

 

Quando poi lo ha rivisto a «Porta a porta», ormai come avvocato vip ospite del talk, gli ha ricordato il precedente incontro? «La prima volta che mi invitò, 36 anni dopo, gli mostrai la foto scattata assieme a Gaeta. Lui rimase senza parole e per tutto il tempo della trasmissione mi guardò, incredulo. Vespa ama molto le persone che come lui provengono dai piccoli centri e certamente l’incontro in quell’albergo ha cementato il nostro rapporto».

 

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