da Antonio Cortese (giornalista)
Italo Calvino ed altri autori hanno raccontato le città, i paesi ed i luoghi “invisibili”. Storie di sogni, fantasie, enigmi e denunce contemporanee. Ma il caso dei “presepi invisibili” nelle scuole, negati da culture negazioniste e proibizioniste da parte degli spiritualmente falliti nelle nostre istituzioni dietro la maschera del perbenismo ipocrita, non é ancora risolto.
Ricordo che al liceo quando venivano gli ispettori, la condotta richiesta dai professori era una via di mezzo tra simpatica omertà e implicito accordo di collaborazione tra professori e alunni, tutti complici almeno una volta per rimandarli via a bocca asciutta.
Ora però che nelle scuole non manca niente a confronto di quegli anni, si azzardava l’umilissima pretesa di installare e preparare, addobbare le scuole almeno con il più elementare esempio di artigianalità natalizia.
L’esigente proposta ministeriale é stata accolta come un pedante dovere che avesse ammuffito col muschio la resilienza tecnologica di cui si pavoneggiano specie le docenze ideologicamente a sinistra, col solo risultato di paralizzare un paese.
Gli stessi del pedagogicamente corretto già stavano bestemmiando da anni con le polemiche del crocifisso in aula, da rimuovere come un carroattrezzi alla sosta coi suv che la cultura cristiana stessa ha permesso loro di acquistare.
In uno spazio social mi permisi di suggerire che alunni e professori riempiti da intolleranze alimentari erano sempre liberi di rivolgersi al proprio parroco per una dichiarazione o una sconfessione e una giustificazione per negare credo, battesimo e comunione nel proprio paese natale, in cosciente e matura ingratitudine vidimata formalmente; astenendosi dagli orari di religione e collettivo apprendimento per rendersi diversamente utili. (Per fortuna la polemica si é calmata in pochi mesi, ma alcuni insegnanti sono ancora assai avvelenati dalle controindicazioni del sessantotto; però una passeggiata a san Gregorio Armeno non se la fanno mancare tra un babà all’amarena e una sfogliatella con gli struffoli).
Se ogni alunno invece avesse come compito natalizio quello di portare a scuola un pastore, uno zampognaro, una pecorella o un cammello con la fontanella , la sabbia e le stelline, allora gli ispettori sarebbero ben lieti, invece di portare le solite dolenti note e sanzioni, un bel ruoto pieno di mostaccioli , zeppoline e roccocò. Le stesse scuole di una città o un paese potrebbero concorrere ad un premio finale, a dimostrazione, non solamente simbolica della propria fattività scolastica. In Italia esistono molti presepi permanenti, ma se vogliamo che resistano alla scomparsa graduale anche dalle abitazioni, meglio invidiabili che invisibili.
-Personalmente il presepe a casa quest’anno lo preparo in questi gironi, anche se é già passato Santostefano, ma almeno i re Magi troveranno sempre all’arrivo qualcuno che li illumina.