by Bruno Gravagnuolo 14 Dicembre 2023
Lo so che a voi importerà poco o nulla, ma a me dispiace tanto. 80 anni, in un ospedale a Napoli, è morto uno degli eroi della mia scalcinata adolescenza sui campetti di periferia: Antonio Juliano.
Faccia da scugnizzo, saracino, zigomi alti, figlio di un salumiere di Secondigliano, per quasi venti anni ha accompagnato le cavalcate della mia fantasia ovunque ci fosse terra battuta per giocare a pallone. Coi lacci, indossando l’amata maglietta azzurra comprata coi risparmi a Roma, a Viale Libia, dirimpetto al campo Latina, dalle tribune fradicie di legno.
Erano i primissimi sixteens, ma per me bambino non erano jazz o blues allora, bensì Juliano, Vinicio, Bugatti, Pesaola, Postiglione e Montefusco, riserva di Juliano, che poi porterà da dirigente Kroll e Maradona a Napoli, per uscire in seguito di scena per sempre. Non abbiamo mai capito perché.
Un eroe tenace e perdente. Sempre in prima linea, capitano del Napoli per un paio di decenni, faticatore a centro campo, lui era il nostro Rivera dei poveri che non vincevano mai nulla. A parte due coppe Italia, due coppette in Europa, un Europeo nel 1968 con la nazionale e secondi posti, col Napoli e la Nazionale nel 1974, dove Valcareggi lo mise per 15 minuti a partita persa col Brasile.
Eppure era forte, talentuoso, serio. Mai una polemica, una protesta plateale, espulsioni, risse. Per me era ‘Totonno’ il nostro 8, mezzo regista e mezzo centromediano metodista, uomo guida ed eroe plebeo delle mie figurine. In nazionale sempre chiuso da Capello, di cui era considerato la riserva.
Con Juliano scambiai pure un po’ di parole una volta all’Acqua Acetosa dove, come colomba dal desio chiamato, andai a vedere la rifinitura del mio Napoli, alla vigilia di un Roma Napoli, match che per me è sempre stata una ordalia. Domani giochi? Manco fosse un amico! “Non lo so“. Vabbè! Ma il ginocchio è a posto no? “Sì, ma un conto è da fermo, un conto sono i 90 minuti“. Ah! e allora che metto sulla schedina? “Metti zero!“.
Beh, ho intervistato in vita mia i vertici della cultura e pure della politica internazionale, ma quelle due battute assurde con Juliano in quella Italia ancora in bianco e nero sono uno dei ricordi più belli della mia vita. Ciao Totonno, ti ho voluto bene.