È l’anno della restaurazione e Mazzarri torna sotto il Vesuvio

 

by Luigi Gravagnuolo 15 Novembre 2023

scritto per Genteeterritorio, per ilquotidianodisalerno.it e per leCronache.it

 

Abbiamo atteso 48 ore prima di scrivere, in attesa che si sciogliesse il nodo allenatore a Napoli. Ora siamo pronti a ragionare sulla stagione calcistica in corso. Cominciamo dalle coppe europee.

Dopo quattro giornate, negli otto gironi le ‘grandi potenze’ del calcio europeo la fanno da padrone. In Champions le tre grandi spagnole – Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid – le due inglesi – Arsenal e Manchester City (quest’anno il Liverpool è in Europa League) – e la tedesca Bayern Monaco conducono i loro sei gironi. Gli altri due gironi vedono in affanno l’ultima superpotenza europea, il Paris San Germain, al secondo posto dietro il sorprendente Dortmund, che però fa fatica in Bundesliga, mentre emerge l’Inter. È il suo anno, secondo posto nel girone D, ma solo per differenza reti essendo a pari punti con la Real Sociedad, squadra che affronterà in casa il prossimo 12 dicembre, e passaggio di turno già conquistato. Le altre tre italiane, Lazio, Milan e Napoli sono in pole per il passaggio di turno, ma pagano anche in Champions il loro avvio di stagione altalenante.  Se andrà bene, come ci auguriamo, dovranno accontentarsi del secondo posto.

In Europa League l’Atalanta primeggia nel suo girone, alla stregua del Liverpool e dello strepitoso Leverkusen di quest’anno, che in Bundesliga sta avanti finanche alla corazzata Bayern Monaco. La Roma, prima ex aequo con lo Slavia Praga per punti, ma seconda per differenza reti, si giocherà la possibilità di saltare i sedicesimi di finale e di passare direttamente agli ottavi nella sfida incrociata con lo Slavia Praga. Entrambe affronteranno il Servette, l’arbitro della classifica del girone.

In Conference League la Fiorentina occupa il primo posto del suo girone.

Insomma, la Serie A si conferma un campionato competitivo a livello europeo, le sue sette squadre distribuite nelle tre competizioni sono tutte in grado di passare il turno.

Quanto al campionato italiano, dopo dodici giornate, il quadro si è delineato. Salvo Inter e Juventus tutte le squadre che sulla carta avrebbero potuto ambire allo scudetto hanno dimostrato limiti di preparazione, confusioni tattiche e prestazioni discontinue.

Ad oggi l’Inter è prima con pieno merito. A ruota c’è la coriacea Juventus dell’erroneamente sempre bistrattato Allegri. Poi il vuoto. Il Milan, terzo posto in classifica, è distaccato di otto punti, il Napoli di dieci.

Lo scudetto se lo giocheranno le signore del derby d’Italia. Entrambe hanno difese quasi imperforabili. L’Inter ha subito solo sei goal finora, la Juve sette. Lo scorso anno è stato atipico, campionato spezzato in due a causa dei mondiali, vicende giudiziarie della Juve, ecc., non fa testo. Quest’anno è quello della restaurazione della vecchia legge del calcio italiano: primo non prenderle!

Saltiamo l’analisi dell’andamento generale del campionato per fermarci sulla notizia del giorno, l’esonero di Garcia e l’ingaggio di Mazzarri a Napoli.

Già, il Napoli. Finora un disastro. Sui social e nei bar si sente dire che il ‘pappone ADL’ ha smantellato la squadra cedendo i migliori dello scorso anno. L’avesse fatto! La formazione in realtà è la stessa che ha conquistato lo scudetto, salvo il solo Kim. Che non è poco, ma non è che sia stato il presidente ad averlo ceduto; lui era arrivato a Napoli concordando ex ante che a fine campionato, se fosse arrivata un’offerta di 50 milioni, sarebbe andato via. L’offerta è arrivata e Kim ha salutato, amen. Tutto il resto è come lo scorso anno, con l’aggiunta di Cajuste, Lindstrom e Natan. ADL non ha smantellato la squadra, si è piuttosto ostinato a confermarla in blocco, rifiutando 120 milioni per Osimhen e sessanta per Kwaratskhelia, oltre a Zielinski pure richiesto. Li avesse ceduti, avrebbe potuto ricostruire ex novo tutta la squadra alla grande.

L’errore, a mio avviso, è stato di non cederli e nello stesso tempo di non adeguare i loro contratti alla luce dello strepitoso campionato dello scorso anno e dello scudetto conquistato. E non dico solo dei due/tre campioni, ma di tutta la squadra. È mai concepibile che, dopo tanta gloria, la società abbia offerto ai calciatori addirittura una riduzione dell’ingaggio? Una follia! Inevitabile lo scontento dei giocatori. Forse – ed anche senza forse – Spalletti aveva ben inteso che a fine campionato per i suoi giocatori il premio sarebbe stato la riduzione dell’ingaggio ed ha preso un’altra strada. Quante volte li avrà motivati dicendo ‘forza, alla fine sarete tutti premiati!’. Macché, già in primavera lo spogliatoio aveva capito che non ci sarebbe stato alcun riconoscimento. Le ultime, mediocri giornate dello scorso campionato, con l’eliminazione dalla Champions ad opera di un Milan neanche in gran forma, e le penose prestazioni in campionato erano state un segnale. La società non lo ha colto.

Il corto circuito sta nella valutazione dell’attrattività del Napoli a confronto con le sue risorse economiche. Ci sono squadre in cui i giovani talenti vanno volentieri per iniziare la propria carriera ai massimi livelli, tipo l’Empoli, per dire della prima che ci viene a mente. Lì trovano vecchie lenze che gli fanno da chioccia, società senza particolari ambizioni e tifoserie che mettono nel conto anche di retrocedere e che non mettono pressione al giovane in fase di maturazione. E lì spesso i talenti emergono.

Altre sono stazioni di arrivo, i traguardi che sognano i calciatori più bravi. In Italia solo Juve, Inter e Milan sono di questo rango. Ma anche loro faticano a mantenerlo. È tutta la Serie A ad essere ormai considerata una stazione di transito. Verso la Premier o le prime della classe della Liga, della Bundes e della Ligue1, più da quest’anno la Saudi Professional League.

La dimensione del Napoli, per ora, non è quella di una stazione di partenza, ma nemmeno di una di arrivo. È una dignitosa stazione di transito.

Il giovane talento di turno accetta volentieri di vestire la maglia azzurra, anche con ingaggi non esaltanti, sapendo che il Napoli è una vetrina eccellente per mettersi in mostra e fare il salto di qualità. Solo che poi il salto glielo devi garantire! Se, una volta che ti ha dato il massimo, non lo cedi, né gli adegui l’ingaggio, è evidente che si crea malessere nello spogliatoio. E così è stato a Napoli.

Meschino è stato infine il comportamento verso Rudi Garcia. Lasciato prima da solo in balia di uno spogliatoio palesemente infastidito, con i calciatori che non lo seguivano e che lo umiliavano a favor di telecamere. Poi commissariato e provocato quotidianamente da un Presidente che ad ogni allenamento ed in ogni circostanza lo delegittimava. Avrà anche capito poco del gioco del Napoli il mister d’Oltralpe, però in queste condizioni sarebbe stato impossibile per chiunque. Alla fine, prima dell’Empoli, gli è stato detto senza eleganza che, comunque sarebbe andata, sarebbe stato esonerato. Così si è tolto i sassolini dalle scarpe, la formazione iniziale è stato un modo di dire grazie ai soli giocatori che non lo avevano sbeffeggiato. Non aveva altra logica calcistica.

Ora, dopo un lungo pressing mediatico durato un mese, dietro il quale non era difficile notare l’ispirazione del presidente, è stato ingaggiato Walter Mazzarri. Arriva senza particolari entusiasmi nella tifoseria e trova una squadra che, bene o male, è quarta in campionato ed in pole per il passaggio del girone di Champions. Il mister toscano ha fallito nelle ultime stagioni, ora accetta tutto pur di avere l’occasione per riscattarsi e noi facciamo il tifo per lui. Ma è del tutto evidente che, se ADL non si dà una regolata nei rapporti con i calciatori ed i loro procuratori, non ci sarà il cambio di passo necessario. Mazzarri o non Mazzarri.

 

 

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