da Prof. Nicola Femminella
Il Cilento annovera nei suoi territori un numero di siti preistorici massimamente rilevanti per ricostruire la storia evolutiva dell’uomo fin da tempi molto antichi. Il tratto di costa tra Palinuro e Sapri ne è rimarchevole dimostrazione, poiché il suo sguardo supera l’età dei metalli, del Neolitico, del Mesolitico, per scrutare il lunghissimo tempo trascorso dall’uomo nei millenni del Paleolitico, quando viveva di caccia e raccolta dei prodotti spontanei. Tale periodo ha visto l’alternarsi di climi freddi e caldi, sicché, mentre le stagioni glaciali in Europa determinavano gli spostamenti dei gruppi e l’abbandono delle aree, le regioni del Mediterraneo con il loro clima più temperato ne favorivano la permanenza e la vita lungo tutto l’anno, così come avveniva per le specie animali e vegetali. Per tale motivo, ci ha spiegato la prof.ssa Moroni, la Grotta della Cala ha attratto l’attenzione degli studiosi fin dagli anni ’60, poiché lì è possibile seguire nel dettaglio, quasi senza
interruzione, l’evolversi del clima, degli ambienti e delle culture umane per almeno 50mila anni.
Questo territorio ha ospitato gruppi di uomini moderni (Homo sapiens) fra i primi giunti nella Penisola italiana, durante una fase cruciale della nostra “storia biologica e culturale”, nella quale si è deciso il futuro dell’umanità attuale con l’estinzione dell’Uomo di Neanderthal e l’arrivo di Homo sapiens , proveniente dal continente africano.
Per una più dettagliata informazione sui siti archeologici esistenti tra Palinuro e Sapri chiedo alla prof.ssa Moroni di fornire una sintesi finale del lungo e affascinante colloquio che mi ha regalato per l’intera mattinata e che, come detto all’inizio, mi ha riservato una esperienza che chiunque porterebbe con sé per molto tempo.
Dai suoi innumerevoli scritti mi porge quanto segue:
“Quest’area è stata oggetto, per oltre mezzo secolo, di prospezioni e scavi condotti dall’Università di Siena in stretta collaborazione con la locale Soprintendenza. Gli esiti di queste ricerche sono stati notevoli sia in termini di conoscenza scientifica che di valorizzazione territoriale; tant’è che, nel 2013, è stato realizzato a Marina di Camerota, grazie alla sinergica collaborazione fra Soprintendenza, Comune e Università, un primo “Museo delle Grotte” corredato di una sala multimediale (MuViP). A questo risultato si è aggiunto, nel 2016, l’allestimento museale (primo nel suo genere in Italia) della stessa Grotta della Cala, attraverso il quale è stato possibile conciliare, nel sito medesimo, divulgazione e fruizione turistica da un lato e ricerca scientifica dall’altro. Sebbene molto rimanga ancora da fare in termini di esplorazioni sul campo, le indagini svolte hanno già permesso di tracciare un quadro coerente della storia del popolamento pre-prostorico della regione.
Questa affascinante narrazione ha inizio 450 mila anni fa con il Paleolitico inferiore (Homo heidelbergensis) e continua, a partire da circa 250 mila anni fa, nel Paleolitico medio (Homo neanderthalensis), cui segue, intorno a 40 mila anni da oggi, il Paleolitico superiore (Homo sapiens). Al termine del Pleistocene, parallelamente al miglioramento climatico innescato dal periodo olocenico, si sviluppano le ultime culture caratterizzate da un’economia di caccia e raccolta (Mesolitico – 11.500 anni fa); queste vengono rapidamente sostituite dai primi agricoltori neolitici circa 7500 anni fa. Seguono l’età del Rame (5600 anni fa – 3700 a.C.) e l’età del Bronzo (1700-1400 a.C.). I riempimenti sedimentari contenuti all’interno dei siti indagati non restituiscono, però, solo informazioni relative agli aspetti culturali ma rappresentano anche un insostituibile scrigno di dati utili a comprendere i climi, gli ambienti e i processi geomorfogenetici attivi nel passato. Per questo motivo la ricerca preistorica ha un’importante funzione anche nel campo delle scienze geologiche e ambientali. È, infatti, grazie all’osservazione degli esiti degli eventi passati che è possibile fare previsioni sui fenomeni climatici attuali e sulle loro possibili conseguenze.”
La prof.ssa Moroni prosegue:
“Lungo la costa che procede da Marina di Camerota fino a Sapri, il Paleolitico inferiore è attestato nei siti all’aperto di Cala Bianca, Cala d’Arconte e Capo Grosso ed è rappresentato da un aspetto culturale, l’Acheuleano, caratterizzato dalla presenza di strumenti bifacciali (amigdale), oltre che da manufatti su scheggia, quali raschiatoi e denticolati. Il Paleolitico medio è assai ben documentato in tutto il distretto d’interesse anche con serie stratigrafiche di notevole potenza contenenti livelli relativi ai diversi periodi cronologici scanditi in modo dettagliato (Grotta Taddeo, Riparo di Santa Caterina, Grotta degli Infreschi, Grotta Grande e, particolarmente importanti, il Riparo e la Grotta del Poggio, il Riparo del Molare e il Riparo Smaldone per l’imponenza dei loro depositi)”.
Andando avanti e preso dai dati avvincenti riferiti dalla studiosa, la invito a continuare il viaggio nel tempo:
“Altrettanto ben documentato è il Paleolitico superiore (Grotte della Cala, della Serratura, della Calanca e di Galato – ex Santa Maria) per il quale la Grotta della Cala contiene la sequenza più completa e puntuale. Il Mesolitico (nella sua fase più antica, il Sauveterriano), così come il Neolitico a ceramica dipinta sono attestati alle Grotte della Cala e della Serratura. L’età del Rame, nei suoi aspetti iniziali, è nota per il momento solo alla Grotta della Cala, mentre l’età del Bronzo medio, sia pre-appenninico che appenninico, è conosciuta alla Grotta della Cala e alla Grotta del Noglio.”
In conclusione, ho chiesto alla studiosa di fare il punto delle ricerche finora condotte e quali sono le tappe ancora da percorrere…
“Per quanto riguarda le ricerche passate, molto è stato studiato e pubblicato sui siti citati sia a livello di tesi di laurea e di dottorato che di riviste specialistiche, altro è tutt’ora in corso di studio. Tuttavia, sotto l’impulso dei risultati innovativi prodotti dai moderni approcci di ricerca (intesi sia come utilizzo di tecnologie all’avanguardia che come impiego di differenti metodi di studio e di scavo), appare oggi necessario riprendere il discorso relativo allo studio del materiale già scavato da un lato e proseguire le ricerche stratigrafiche dall’altro, con la stimolante prospettiva di ottenere maggiori, più precise e soprattutto innovative informazioni sui modi di vita e sull’evoluzione delle popolazioni paleolitiche. Un input fondamentale nei confronti della ripresa delle ricerche nel territorio è stato il dichiarato interesse dei Comuni di Camerota e di Sapri ad appoggiare fattivamente, anche dal punto di vista economico, le ricerche sul campo e lo studio dei materiali.”
… e gli obiettivi previsti.
“Il progetto in corso, che si svolge, come si è detto, in stretta collaborazione con la Soprintendenza
Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino, si propone, nell’immediato, il raggiungimento di alcuni obiettivi principali tra cui:
1) portare avanti l’indagine stratigrafica nelle Grotte della Cala e del Poggio (Marina di Camerota e al Riparo Smaldone (Sapri), secondo le più moderne metodologie di scavo;
2) Ristudiare il materiale proveniente dalle passate campagne di scavo con un approccio moderno multidisciplinare e diacronico, integrandone l’indagine con quella sui materiali recuperati di recente, al fine di risalire all’assetto socio-economico e al comportamento dei gruppi preistorici che abitarono l’area nelle diverse epoche.
3) Pubblicare i risultati delle ricerche.
4) inserire attivamente i siti oggetto d’indagine all’interno dell’offerta turistica del territorio con la creazione di un percorso che possa usufruire di tutte le risorse disponibili comprese quelle archeologiche” (Fine))