di Salvatore Memoli
(avvocato – giornalista – scrittore)
Sono decisamente convinto che un Piano Mattei per l’Africa sia un’idea politica di grande impatto per aprire, in modo nuovo, una relazione con i Paesi del Nord Africa. In particolare, é stato di grande valenza riferire i contenuti del Piano Mattei anche alla Tunisia. Peccato che questa grande idea politica sia stata applicata per dare un riassetto al grande problema dell’emigrazione clandestina che, in questi anni, vede la Tunisia protagonista di una grave piaga epocale che investe l’emigrazione selvaggia. Credendo di affrontare coraggiosamente il problema degli sbarchi, lei ha promosso numerosi incontri a Tunisi e a Roma ed ha avviato autorevoli tavoli Italia-Tunisia, con l’intelligente presenza dell’Unione Europea.
Immagino le energie spese per mettere in piedi un’iniziativa tanto innovativa e coraggiosa! La trattativa ha sempre visto la Tunisia presente in persona del Presidente della Repubblica Kaïs Saied. A Roma si é, poi, sottoscritta l’intesa tra la Commissione Europea e il Presidente Kaïs Saied. Tutto questo in un arco temporale di un mese!
I suoi meriti politici sono ampiamente riconosciuti e confermati, anche per aver coinvolto al tavolo-trattativa la Presidente Ursula von der Leyen ed il Primo Ministro olandese Mark Rutte con grande successo. Tutto questo non ha fermato gli sbarchi nell’immediato, né li fermerà in futuro.
In tal senso, con acume,il Presidente Saied ha, senza giri di parole, fatto notare che la Tunisia non può garantire un ruolo di polizia politica ed ha rimarcato che i ventilati aiuti economici promessi, non sono mai arrivati!
Evidente che lo stesso Presidente cominci a nutrire dubbi sulla consistenza della trattativa, con l’aggiunta di numerose energie sprecate. Con ripercussioni sulla credibilità dell’Italia e dell’Europa sull’effettiva capacità di influire sul Fondo Monetario Mondiale dal quale si attende l’aiuto strutturale per il rilancio del Paese!
Da parte mia sarebbe poco corretto accusarla dei continui sbarchi che arrivano in Italia. Per questi non ci sarà nessuna utile trattativa che riuscirà a fermare un’onda migratoria che parte dal ventre dell’Africa e che ha origini, motivazioni, caratteristiche riparatorie di errori storici di numerosi Stati Europei che ella tenta di coinvolgere in un regolamento innovativo per fermare il disastro umanitario di cui essi sono storicamente responsabili. L’Italia ne paga pegno sul suo territorio ma, se mi consente, anche la Tunisia paga un prezzo insopportabile!
Se avessi potuto parlarle le avrei consigliato, forte di oltre trenta anni di frequentazione e conoscenza della Tunisia, di concentrarsi maggiormente e con migliori risultati in un accordo bilaterale Italia-Tunisia concernente gli investimenti italiani, soprattutto privati.
In questo ambito, gli imprenditori italiani troverebbero utile un accordo migliorativo tra il nostro Paese e la Tunisia, soprattutto nel definire un quadro di riferimento normativo e di assistenza nelle varie fasi di start up.
Gli investimenti già presenti di italiani sono notevoli e generano risultati positivi tra cui l’utilizzo cospicuo di manodopera locale. I dati in possesso ci dicono che in tutti i settori produttivi ci sono numerosi effetti e vantaggi.
La presenza di imprese italiane è ben radicata, infatti, annovera oltre 800 società che danno oltre 70000 posti di lavoro. Il dato è suscettibile d’incremento con l’indotto.
Illustre Presidente l’Italia può fare ancora molto in questo ambito, accompagnando lei stessa altri imprenditori che possono strutturarsi in Tunisia con presenze produttive senza nulla togliere al nostro Paese.
Un suo intervento sarebbe risolutivo e di superamento dei fattori maggiormente problematici, definendo un protocollo con la Tunisia.
Ai futuri investitori vanno date garanzie per l’accesso ai finanziamenti, per la formazione di manodopera locale, sicurezza delle infrastrutture e certamente bisognerebbe definire precise regole contro la macchinosità della burocrazia locale che non sempre è in sintonia con gli imprenditori.
L’Italia è il secondo partner della Tunisia con un saldo commerciale attivo che solo pochi anni fa era di molto superiore a 6 miliardi di euro.
Non le pare che questi dati possano essere migliorati ed incoraggiati?
Non crede che questa via le consente di dare concrete risposte ad un Paese che ha un ruolo strategico nel Mediterraneo?
> Occorre che ella promuova subito un accordo bilaterale che impegni la Tunisia a rivedere il Codice degli investimenti per aumentare l’attrattiva di nuove imprese e vincolare la loro presenza all’utilizzo di manodopera locale. Ovviamente sarebbe una benedizione supportare le nuove imprese con provvidenze statali, vincolate ai risultati prefissati.
> Su questo versante, senza anticipare grandi risorse finanziarie, il Governo Italiano si farebbe carico almeno di ulteriori 100.000 posti di lavoro per i locali.
> Non le sembrano risultati concreti e strutturali per meritare un tavolo permanente di confronto con la Tunisia?
> Credo che ella e il suo Governo possiate provare a cambiare gli obiettivi, d’altra parte è sempre questo che Ambasciatori illuminati hanno suggerito ai Governi Italiani.
> Con molti ossequi, dalla Tunisia.