da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Lentamente il freddo lascia il posto a giornate sempre più calde con i maglioni che iniziano ad accumularsi sul fondo dell’armadio ed il desiderio di estate che cresce. Allo stesso tempo insorge la paura di non essere pronti alla prova costume, è tempo di rimettersi in forma! Tanti sono i rimedi a cui si ricorre per farlo, ma sono veramente tutti efficaci?
La curcuma è una pianta erbacea originaria dell’Asia, dove è ricorrente ritrovarla come spezia in cucina e fin dall’antichità viene utilizzata anche nella medicina tradizionale. Il principale componente biologicamente attivo è la curcumina, che in ambito medico rappresenta, biodisponibilità permettendo, un buon prodotto naturale capace di agire su vari distretti dell’organismo. Recenti ricerche cliniche hanno infatti confermato le numerose proprietà da quelle benefiche a livello epatico alle proprietà antiossidanti, anticancerogene ed antinfiammatorie. Quest’ultima in particolare è svolta riducendo l’espressione di enzimi coinvolti nello sviluppo della reazione antinfiammatoria, agendo su di essi non in maniera selettiva, come invece succede per i FANS e gli antinfiammatori steroidei, e con bassa tossicità conferendole così ottime potenzialità di utilizzo.
Alla luce di questa sua proprietà risulta utile nella prevenzione e nel trattamento di malattie su base infiammatorie, e tra queste troviamo anche l’obesità. Bisogna infatti ricordare che il grasso non è semplice stoccaggio di trigliceridi, ma è un tessuto che genera uno stato infiammatorio di basso grado cronico, il quale favorisce l’accumulo di alto grasso. Inoltre vari studi hanno evidenziato come la curcumina stimola inoltre le cellule adipose a secernere e rilasciare adinopectina, una molecola coinvolta nella liberazione dei trigliceridi dalle cellule adipose.
Si possono notare quindi delle qualità dimagranti legati alla curcuma, ma questo non assicura di riuscirne a godere. Infatti una delle principali critiche della curcumina è la sua scarsa biodisponibilità quando assunta per via orale; più precisamente, la curcumina viene rapidamente coniugata a livello epatico e intestinale in metaboliti che esplicano un’attività biologica inferiore rispetto alla curcumina. Con dosaggi inferiori a 3,6-4 g/die alcuni studi di farmacocinetica hanno addirittura dimostrato che la curcumina stessa e i suoi metaboliti possono risultare non rilevabili nel plasma. Di conseguenza seppur le potenziali applicazioni cliniche sono molto promettenti in vitro e su modelli animali, la limitata biodisponibilità della sostanza rende difficile trasferirle all’essere umano in toto.
Bisogna sottolineare poi che se anche l’utilizzo come spezia a dosi basse non denota tossicità rilevanti, la supervisione medica durante l’assunzione di curcumina sarebbe necessaria nei pazienti affetti da reflusso gastroesofageo, ulcera peptica e in chi soffre di patologie epatico ostruttive. Data l’assenza di studi al riguardo è consigliato di evitare il suo uso durante la gravidanza e nel successivo periodo di allattamento al seno.