da prof. Luigi Gravagnuolo
(già sindaco di Cava T. e docente UNISA)
Ha ragione Podolyak, primo consigliere del presidente Zelensky, pare che in Occidente le opinioni pubbliche stiano seguendo le vicende belliche in Ucraina con spirito ‘sportivo’. Ci sono quelli che fanno il tifo per i Russi e quelli che tifano per gli Ucraini, tutti però sorvolano sul fatto che lì si combatte ferocemente e si stanno consumando centinaia di migliaia di vite umane. Ovviamente non è questo l’approccio dei governi occidentali, né quello degli analisti geo-politici e della cultura in genere. Tutti però – governi, intellettuali e analisti specializzati – avvertono gli umori della gente e a volte se ne fanno interpreti, replicandone gli umori, sia pure con argomentazioni e linguaggio meglio strutturati. Specialità questa in cui eccellono gli intellettuali di formazione marxista o veterocomunista, cresciuti a latte anti-America e anti-Imperialismo. Purché l’imperialismo fosse quello USA, beninteso. Se a praticare strategie imperialiste erano la Russia o la Cina, o qualche Paese islamico, quello non era imperialismo, ma giusta lotta per sconfiggere l’egemonia mondiale degli USA.
Messa così, l’evidente impasse in cui si trova la controffensiva ucraina, cui si affianca una ripresa dell’avanzata russa in alcune regioni prima occupate dall’armata e poi liberate dalle truppe ucraine, sta ringalluzzendo i ‘tifosi’ di Putin. ‘Che vi dicevamo? Gli Ucraini non potranno mai vincere questa guerra [o forse pensano: questa partita? NdR], avrebbero fatto meglio ad arrendersi subito allo strapotere dell’armata russa. Invece hanno voluto seguire Zelensky, il servo sciocco degli Americani, e condurre una guerra su procura degli USA, i quali vogliono distruggere la Federazione Russa ed estromettere Putin dal Cremlino, perché vogliono il dominio assoluto, esclusivo ed unilaterale del mondo’. Questo, grosso modo, il tenore di molti commenti di questi giorni, a volte proposti dagli stessi notisti che lo scorso marzo ventilavano la sconfitta della Russia.
Sotto questo rispetto ha ragione Massimo Cacciari quando, nell’intervista rilasciata a Tommaso Rodano e pubblicata sul Fatto Quotidiano l’altro ieri, catechizza questi ripensamenti come ‘vergognosi’, a conferma della loro subalternità alle posizioni americane: “…i nostri cantori del ‘Viva l’Ucraina’, ‘Viva la vittoria’, ‘Vittoria o morte’, ripiegati sulle posizioni più ciecamente ed acriticamente filoamericane… Non vedo cambiamenti, ma una perfetta continuità nella linea politica di questi fedeli osservanti…”
Il fatto è che, se per un verso è vero che le posizioni di molti notisti filo-ucraini sono cambiate parallelamente all’evoluzione sul campo e ad una maggiore cautela degli USA, è ancor più vero che la vulgata della guerra, che sarebbe condotta dagli Ucraini per procura degli USA, era ed è tuttora una bufala priva di alcun fondamento, propagata dalla propaganda russa allo scopo di giustificare agli occhi del mondo la loro invasione imperialista dell’Ucraina, in spregio a tutte le norme del diritto internazionale e degli atti fondativi delle Nazioni Unite.
Il pensiero di Cacciari, così come formulato nella citata intervista ed in decine di altri interventi, è pieno di contraddizioni. Il filosofo sostiene che “...è legittimo decidere di armare un alleato, in determinate situazioni. Ma bisogna porsi obiettivi realistici: arma l’Ucraina, respingi l’invasione e poi tratta con la Russia su una base concreta…”. Giusto, ma il problema è come ‘respingi l’invasione’, presupposto ineludibile per sedersi al tavolo della pace, o della tregua, a parere dello stesso Cacciari, a quanto qui pare.
Sfugge a Cacciari che fin dal principio la posizione della leadership ucraina, alla quale la NATO ha dato supporto, è stata esattamente questa: prima respingere gli invasori, poi trattare le condizioni per una pace giusta e duratura. Né gli Ucraini, né gli USA hanno cambiato posizione, anche se così piace figurarsi il mondo al filosofo; al quale non sfugge tuttavia, a malincuore forse, che la posizione americana è oggi non distante dalla sua: “Mi auguro che questo ripensamento americano proceda e si riesca ad avviare finalmente una trattativa sulla base di alcuni principi. Per esempio quello applicato in modo inflessibile in Kossovo: l’autodeterminazione. Perché non fanno dei referendum in Donbass e Crimea controllati dall’ONU?”
Forse eravamo distratti noi, ma quando c’è stato un referendum in Kossovo sotto l’egida dell’ONU? E poi, caro Cacciari, Putin sarebbe d’accordo? Lui i referendum in Donbass ed in Crimea li ha tenuti, col piccolo dettaglio che non si sono svolti sotto il controllo dell’ONU e alla presenza di osservatori indipendenti internazionali, bensì sotto le canne dei fucili dei suoi militi.
Tornando al presunto ‘ripensamento’ degli USA, a Cacciari esso appare tale perché parte dalla certezza, indimostrata ed indimostrabile, che gli USA volevano la guerra e la sconfitta totale, militare e politica, della Russia. Sotto questo riguardo lui stesso dice: “Per arrivare [alla sconfitta totale della Russia] occorrevano davvero i missili a lungo raggio che chiede Zelensky, per portare la guerra in territorio russo, altro che qualche drone”.
È dunque più sensato pensare che l’Occidente non abbia mai voluto né la guerra, né la sconfitta ‘totale’, militare e politica, della Russia e perciò abbia fornito a Kiev armi solo difensive, e neanche nelle quantità e soprattutto nei tempi giusti, o piuttosto che, essendo Biden un ‘signore anziano e in confusione’, gli USA hanno spinto Kiev ad una guerra distruttiva contro la Russia senza fornirle le armi adeguate all’obiettivo? Certo dice Cacciari, forse a se stesso: “…se invece di un drone, in Piazza Rossa cade un missile, la reazione di Putin quale potrà essere?” Allora bisogna fornire a Kiev i missili a lungo raggio? E no, eh! “I missili a lungo raggio all’Ucraina sarebbero una follia assoluta”.
In definitiva per il nostro filosofo – e ci scusiamo con lui se abbiamo preso a pretesto la sua intervista e non altri interventi dello stesso tenore – per sedersi al tavolo della pace bisogna prima respingere gli invasori, che però non li respingi se non hai i missili a lungo raggio, i quali a loro volta sono una follia. Dunque? Non resta che una conclusione, l’Ucraina accetti di cedere un quarto dei suoi territori occupati manu militari dalla Russia e se ne faccia una ragione, non ha e non avrà mai la forza per autodeterminarsi. Alla faccia del nobile principio dell’autodeterminazione, che a parere dello stesso Cacciari dovrebbe essere la base della trattativa: un groviglio di contraddizioni pressoché indecifrabile. Signori, diciamocela tutta, se Biden è un signore anziano e in confusione, Cacciari non ci scherza!
A noi, nella constatazione realistica delle difficoltà incontrate sul campo dai pur valorosi soldati ucraini, resta l’amarezza di dover considerare problematica oggi la prospettiva, per un Paese tanto rilevante del cuore dell’Europa, di potersi dare liberamente istituzioni democratiche, fondate sullo stato di diritto, sulla separazione dei poteri, sulla scelta dei propri governanti attraverso libere elezioni e sui diritti sociali e civili, anche quelli di genere. Sono i valori della civiltà occidentale e dell’Unione Europea. Ma di questi diritti godiamo, secondo alcuni, per procura dell’imperialismo USA. Accidenti, vuoi vedere che per emanciparci dal dominio USA dobbiamo darci anche noi dei bei governi autocratici e mafiosi?