da Dr.Alberto Di Muria
Padula-Gli antibiotici dalla loro scoperta all’inizio dello scorso secolo, hanno contribuito in maniera significativa alla salvaguardia della salute, e ad oggi si è capaci di prevenire e curare malattie che per secoli sono risultati fatali proprio grazie al loro contributo. Gli antibiotici agiscono sui batteri, piccoli microrganismi autonomi, in grado di penetrare nell’organismo e superare le barriere meccaniche, finendo per intaccare le difese immunitarie provocando diverse malattie. Possono agire uccidendo direttamente il batterio o bloccandone la moltiplicazione, e si distinguono in antibiotici ad ampio spettro se sono attivi su una grande varietà di microrganismi, se invece agisce solo su determinati è definito a spettro ridotto.
Secondo gli ultimi dati dell’AIFA, l’Italia è il paese europeo con il più alto consumo di antibiotici, soprattutto nei bambini. Gli antibiotici vengono infatti prescritti più di quanto sia necessario, spesso per affezioni quali influenze o raffreddori, patologie a prevalente causa virale, contro le quali l’antibiotico non può nulla. L’errore più comune è quindi quello di ricorrere all’antibiotico in caso di febbre, tosse intensa, gola arrossata o le cosiddette placche sulle tonsille, per timore delle possibili complicanze dell’infezione, convinti siano risolutivi in ogni situazione. In questi casi la loro somministrazione dovrebbe avvenire solo in seguito, quando compare una sovrainfezione batterica è necessario intervenire con una terapia antibiotica.
Un uso inappropriato degli antibiotici rappresenta infatti una situazione di rischio per il bambino, con la possibile comparsa di effetti indesiderati lievi come diarrea, vomito, affaticamento ed eruzioni cutanee, o di patologie secondarie quali dermatiti e candidosi che insorgono a seguito della rottura di quel caratteristico equilibrio tra le popolazioni batteriche a causa dell’azione involontaria dell’antibiotico anche su quei batteri ‘buoni’ caratterizzanti il microbiota del bambino.
La preoccupazione maggiore è data dal fenomeno della resistenza batterica, un problema non solo per il bambino ma per tutta la popolazione. Quello della resistenza è un fenomeno naturale che i microrganismi mettono in atto per adattarsi e sopravvivere, ma che finisce per ridurre sensibilmente gli strumenti sanitari per combattere infezioni ad oggi comuni che per questo fenomeno rischiano di determinare ceppi di malattie infettive molto più aggressive. A provocare la resistenza non è solo l’uso improprio degli antibiotici, ma anche il mancato rispetto della prescrizione medica quando il medicinale è invece necessario: nel momento in cui si inizia una cura antibiotica infatti, il farmaco entra nel circolo sanguigno gradualmente fino a raggiungere un picco e poi calare. Diventa quindi importante rispettare i tempi di somministrazione e di non terminare la terapia prima dei tempi stabiliti dalla prescrizione solo perché i sintomi scompaiono ed il bambino inizia a stare meglio.
Gli antibiotici sono farmaci efficaci, ma perché la sua efficacia sia preservata è necessario somministrarli solo se necessario e non come ‘prima scelta’ alla prima tosse, mal d’orecchio o accesso di febbre nel bambino.