Aldo Bianchini
SALERNO – La recentissima decisione del governo Meloni di concedere ai sindaci delle città capoluogo e delle città metropolitane la possibilità di aumentare le licenze dei taxi con un incremento fino al 20% di quelle esistenti è il classico dramma degli italiani sempre storicamente divisi tra il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Mezzo pieno se consideriamo che finalmente dopo vari decenni di blocco assoluto in favore dell’intoccabilità della casta e del monopolio da parte della “lobby dei tassisti” si è aperto un varco.
Mezzo vuoto se si considera che adesso la palla, e quindi l’impegno, passerà nelle mani dei sindaci con l’onere della battaglia per rendere operativo quanto previsto; con sindaci disposti alla guerra per avere nuovi poteri, ma pronti alle barricate quando questi poteri vengono loro conferiti.
Non sarà, affatto, una partita semplice con l’altissimo rischio che non si concluderà molto, per non dire nulla.
Del resto viviamo in una nazione che non riesce, solo per fare un esempio, a cancellare lo Statuto dei Lavoratori (datato 1970) per rinnovarlo o rifarne uno ex novo e ben adeguato ai tempi moderni, senza parlare del famigerato art.18; viviamo in una nazione che per toccare la Carta Costituzionale (entrata in vigore il 1° gennaio 1948, cioè ben 75 anni fa) succede ogni volta la fine del mondo anche soltanto per aggiungere la parola “sport” contenuta in tutte le altre Carte del mondo; viviamo in una nazione assediata dalle lobby e dalle caste che bloccano alla radice ogni, pur timido, tentativo di rinnovare le strutture portanti dello Stato. Per tutto questo il mondo esterno ci guarda, si sorprende ed in molti casi ride sulla nostra pelle.
E’ vero che l’Italia è radicalmente cambiata dall’agosto 1847 quando Klemens Von Metternich scrisse, in una nota inviata al conte Dietrichstein, la famosa e controversa frase “L’Italia è un‘espressione geografica”; ma è anche vero che se ci siamo largamente allontanati da quello stereotipato tipicamente austriaco, dobbiamo riconoscere a noi stessi che non abbiamo compiuto i passi successivi per rivaleggiare in modernità e funzionalità con gli altri Paesi europei, per non dire anglosassoni e americani (USA).
In questi mesi del governo Meloni sono stato spesso critico nei confronti dei tanti provvedimenti adottati ma questo, pur non essendomi mai schierato ideologicamente, non mi impedisce di plaudire alla decisione di queste ore sull’allargamento delle concessioni di nuove licenze per tassisti; mi aspetto, però, un’apertura piena e incondizionata anche in favore di UBER che in altre Nazioni (e non solo negli Stati Uniti d’America) funziona alla grande e con esaltante efficienza che sotto il manto della libera concorrenza ha prodotto un sensibile livellamento verso il basso dei prezzi che in Italia aumentano sempre di più a causa della citata “lobby dei tassisti”.
Ho letto con attenzione l’ottima intervista di Erika Noschese, pubblicata su “leCronache.it” dell’8 agosto scorso, con Gaetano Ricco (tassista e presidente della Co.Ta.Sa. scrl di Salerno) e in tutta sincerità devo riconoscere che molte cose citate da Ricco rispondono al vero; ma per alcune altre cose mi è parso che Ricco si nasconda dietro le inattaccabili pastoie burocratiche (all’ombra delle quali nella realtà si nasconde anche il governo) per difendere una casta ormai indifendibile, soprattutto nell’immaginario collettivo; alla gente interessa poco la problematica in materia di attività economiche e investimenti strategici; l’utente pretende un taxi o un uber che sia efficiente e costi poco.
E questo, al momento, è un problema che neppure il governo Meloni ha minimamente sfiorato.