SENTIRE E PENSARE IL MEDITERRANEO OGGI

 

di Giovanni Falci

(avvocato – architetto – scrittore)

 

Nel corso dell’incontro dal titolo “il recupero dell’identità storico risorgimentale dei Borghi”, tenutosi a Torraca il 6 agosto c.a., ho deciso, da relatore, di tagliare la parola “risorgimentale” per parlare, e cercare di individuare, il concetto d’identità dei Borghi e in particolare di Torraca.

Si sente da più parti, è di attualità, il movimento politico culturale denominato “MERIDIONALISTI FEDERALISTI”.

Io penso che in un’epoca di globalizzazione, quale quella che viviamo, sarebbe da miopi guardare questo fenomeno con un’osservazione limitata al Sud Italia, a quel Regno delle due Sicilie di cui parlano i neo borbonici rappresentati nel convegno dall’ avv. Ennio Apuzzo e dallo scrittore Enrico Fagnano, grandi esperti di storia risorgimentale.

Oggi la questione meridionale, secondo me non è una questione italiana, ma europea; e allora qual è il meridione d’Europa? Il meridione, il sud dell’Europa, è il MEDITERRANEO.

Vorrei quindi parlare di cosa significhi Sentire e Pensare il Mediterraneo Oggi.

Vorrei parlare e riflettere sull’Identità dei nostri borghi in senso di unione e non di separazione.

Avv. Giovanni Falci

Esiste un SENTIRE MEDITERRANEO profondamente legato alle caratteristiche di questa terra (LA LUCE, I PROFUMI, IL MARE), un sentire in grado di modellare lo spirito delle persone.

Questo sentire sfocia nel PENSARE MEDITERRANEO, non in senso localistico, né in un’ottica ristretta di regionalismo, ma pensare l’uomo nel suo rapporto indissolubile con il mondo nel quale vive.

Un rapporto uomo-natura che resiste più di altri alle influenze ideologiche, alle pressioni omologatrici della politica e dell’economia, ai poteri esterni che caratterizzano la nostra epoca.

IO CHE VIVO TRA SALERNO E ROMA, QUANDO VADO A TORRACA MI SEMBRA DI EMERGERE DA UN SONNO.

Allora la domanda che deve porsi è la seguente: questo rapporto intenso tra vita e natura può insegnarci qualcosa anche OGGI quando si è spostata la centralità del soggetto dall’individuo all’economia?

Io penso di sì.

Per fare questo dobbiamo riallacciarci alle nostre origini, dobbiamo proclamare la nostra identità che non è legata solo alla ragione ma anche al sentimento.

Riflettiamo, per esempio, sui proverbi, i nostri detti frutto della saggezza popolare antica altro non sono che la visione del mondo in cui non si separa l’emozione dalla ragione, il cuore dalla mente, l’idealità dalla realtà.

E QUESTO È IL MODELLO DELL’UOMO GRECO AL QUALE ATTINGONO TUTTE LE VOCI MEDITERRANEE.

Io penso che dobbiamo salvarci dalla presunzione e grettezza del pensiero europeo dove impera la ragione e l’economia, dove hanno fatto la moneta EURO per unire, dove hanno inventato la BCE, e dobbiamo rifarci alla filosofia greca che ci è propria, che ci è congeniale.

Diceva il grandissimo intellettuale algerino Albert Camus, premio Nobel nel 1958 per la letteratura, che ho iniziato a leggere proprio a Torraca, sui libri di mio nonno e mio padre, da adolescente, “noi abbiamo esiliato la bellezza, i Greci si sono battuti per essa”.

Esiste, allora, un mare Mediterraneo, un bacino che connette una decina di paesi.

Gli uomini vocianti nei cafés chantants di Spagna, quelli che vagano per il Porto di Genova,  sulle banchine di Marsiglia, ad Algeri, in Grecia, sono tutti simili ai cilentani.

Questa genia è differente da quei popoli dell’Europa centrale, sempre abbottonati fino al collo, che non sanno “lasciarsi andare”, che non sanno che cosa è la gioia, tanto differente dalla risata.

E’ questo allora il Mediterraneo, quell’odore, quel profumo che sentiamo con la nostra pelle.

Il soffio di vento che arriverà nei miei capelli io lo immagino passato da Rodi e che continuerà verso la Sardegna è di la in Andalusia per poi deviare ad Algeri.

Questo è la mia idea di mediterraneo: un soffio

Il Mediterraneo è un paese che vive pieno di giochi e di sorrisi.

Ed è proprio grazie a questi dettagli che si può dare valido senso alla parola IDENTITÀ.

Oggi tutto questo, purtroppo, non è ben chiaro a chi vuole “respingere” il prossimo, vuole “rispedire a casa” chi giunge, o meglio, molte volte, troppe, tenta di giungere da noi.

Costoro ragionano in nome di un nazionalismo e una superiorità senza senso.

Queste propagande di forze politiche italiane ed europee nuove ma allo stesso tempo vecchie, fa rivivere invece quel concetto di “nazionalismo” che in passato si è già condannato da sé con i suoi atti.

I NAZIONALISMI COMPAIONO SEMPRE NELLA STORIA COME SEGNI DI DECADENZA.

Quando crollò l’Impero Romano, nel momento della decadenza appunto, comparvero le nazioni, e da allora l’Occidente non ha più ritrovato la sua unità.

Certo non voglio servire e proporre la causa di un regionalismo mediterraneo o, ancora, esaltare la superiorità di una cultura nei confronti di un’altra.

Significherebbe restaurare un tradizionalismo vano e senza futuro.

Non è mia intenzione proclamare una specie di nazionalismo del sole.

Tradirei quanto ho detto in premessa.

Esiste su questo aspetto però, un continuo malinteso che va chiarito.

L’ERRORE DERIVA DAL FATTO CHE SI CONFONDE MEDITERRANEO E LATINITÀ

E CHE SI COLLOCA A ROMA CIÒ CHE HA AVUTO INIZIO AD ATENE.

Il mare nostrum fa rivivere l’immagine di quell’antichità latina che non è quella autentica, quello è il Mediterraneo astratto e convenzionale rappresentato da Roma e dai Romani.

Questo popolo d’imitatori senza immaginazione che immaginò tuttavia di sostituire con il genio guerriero il genio artistico e il senso della vita di cui mancava.

E quest’ordine che tanto ci vanno vantando fu quello imposto dalla forza e non quello che respira nell’intelligenza e nel dialogo come quello greco.

Il Mediterraneo è invece altrove: è la negazione stessa di Roma e del genio latino.

E’ vivo e vita.

Esistono molte evidenze storiche che ci dimostrano che ogni volta che una dottrina ha incontrato il Mediterraneo, nello sconvolgimento di idee che ne è conseguito, a rimanere intatto e a vincere è sempre stato lui: IL LUOGO (MEDITERRANEO) HA VINTO LE DOTTRINE.

E’ stato così per il CRISTIANESIMO, dottrina giudaica chiusa, dura, esclusiva, che quando ha incontrato il Mediterraneo ha generato il cattolicesimo che lo ha adattato all’uomo.

E’ stato un mediterraneo, Francesco d’Assisi, a fare del cristianesimo un inno alla gioia semplice e alla natura.

Lo stesso FASCISMO non ha avuto la stessa faccia in Germania ed in Italia: a fronte del buongiorno hitleriano “heil Hitler”, troviamo il fascista italiano più affabile e vivace; qui la dottrina sembra essersi ritirata dinanzi al luogo.

Personalmente io rivendico al Mediterraneo la sua vita, i cortili, i cipressi, le corone di peperoncini.

Bisogna rivendicare e fare nostri i paesaggi annichiliti di sole e non le scene degli sbarchi o le voci dei comandanti delle navi al megafono.

Ecco l’identita’ che vado cercando.

E proprio per queste ragioni io escludo apriori un principio di nazionalismo mediterraneo che comporterebbe, come ho detto prima, la questione di una “superiorità” della cultura mediterranea che non ha senso.

L’uomo si esprime in armonia con i suoi luoghi; non esiste una cultura più o meno grande. Esistono solo culture più o meno vere.

ED IL PRINCIPIO IDENTITARIO, NON DEVE ESSERE NAZIONALISTICO O PEGGIO ANCORA ETNICO MA DEVE ESSERE L’UOMO NELLA SUA SPIRITUALITÀ.

Difendiamo la nostra identità restando attaccati al binomio uomo-natura che ci appartiene.

E per concludere voglio ricordare le parole del relatore che ha finito l’evento, l’On. Andrea De Simone: rivendichiamo la nostra tradizione e identità culinaria e gastronomica che ha conquistato il mondo e non si è fatta colonizzare; non il bollito piemontese ha attecchito da noi, ma i maccheroni e la pizza hanno conquistato il nord e il Piemonte.

 

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