da Antonio Cortese (giornalista)
Nuova dichiarazione vincente del ministro che si è scagliato contro il concorso esterno in associazione mafiosa.
Con buona ponderazione Nordio ha constatato che allo stato dell’arte chiunque potrebbe essere avversato di complicità. Questa in sintesi la querelle sciolta da chi agisce davvero ma soprattutto si preoccupa del funzionamento della macchina statale. Le settimane scorse lo hanno visto protagonista di una scremazione burocratica per cui i soliti intellettuali dormienti si sono scandalizzati per due motivi: uno perché da sempre si cullano da sempre del proprio presunto primato dottrinale e in secondo piano perché vengono così scalcionati e svegliati dalla propria ignavia fatta di sole critiche senza mai azioni o proposte; anche a causa della cultura del sospetto che li nutre.
Difendere lo status quo non vuol dire ottusamente trarre la spada per ciò che possa essere divenuto un dogma giuridico. O solamente perché appartenga ai santi martiri Falcone e Borsellino. Se di lotta alla criminalità infatti stiamo parlando, si tratta anche di un’arma rivelatasi inefficace nel tempo oltre che arrugginita. Quindi ben venga almeno una denominazione, un ripensamento o una modifica tecnica che aiuti veramente sia i magistrati che gli innocenti.
