Aldo Bianchini
SALERNO – Legittima, in maniera assoluta, la domanda posta nel titolo di questo articolo “Ma dove è la libertà di stampa”; a conti fatti la domanda è più che legittima dopo la caduta di alcuni dei massimi miti del cosiddetto e favoleggiato giornalismo libero, ivi compreso quello delle presunte inchieste.
Miti nati tutti sotto la guida di Sandro Curzi quando nel 1987, diploma di liceo classico sotto il braccio, arrivò alla direzione del TG/3 gridando “Giù le mani dalla televisione”, da comunista convinto ma non radicale.
Per decenni quella direzione, quella informazione e quella rete furono considerate il top del top della libertà di opinione a livello quasi mondiale.
Personalmente non cedo facilmente alla credenza dei miti; non esistono se non sulla carte e/o nell’immaginario collettivo che sceglie di farsi gabbare da uno anzichè dall’altro.
Sorvolo sul mitico Fabio Fazio la cui posizione è stata di volta in volta rabberciata alla meglio da una RAI in cui il governo attuale aveva ben poco da spendere. Qualche tempo fa si parlò aspramente dei compensi stellari del presunto “re della televisione libera”, quasi fosse un Dio disceso sulla terra per erudire noi umili mortali. Sicuramente l’attuale governo gli avrà dato il colpo di grazia e lui è caduto sotto la pesante scure dei soldi di Discovery; non ha avuto la pazienza di resistere e lottare dall’interno per il trionfo della libertà e si è rifugiato, a parità di condizioni, nelle accoglienti braccia del network mondiale. Mentre la sua intoccabile Luciana Littizzetto che non potendo avere la replica del contratto sì è adagiata nella culla di Mediaset, a mezzo servizio con Discovery.
Ma la scelta che ha fatto più scalpore, delle tante viste in queste settimane di rinnovamento (si fa per dire !!) dei palinsesti, è stata senza dubbio quella del mito dei miti dell’autonomia e dell’indipendenza dell’informazione libera: Bianca Berlinguer, figlia del grande Enrico. Il suo salto è stato quasi funambolico dalla RAI direttamente a Mediaset, senza rimpianto alcuno e con lei anche il virtuoso Mauro Corona che Vincenzo De Luca ha così definito: “Se ne va la Berlinguer e sto male al pensiero di non poter vedere più quel Neanderthal che era in trasmissione, quel troglodita vestito come un capraio afgano, un’immagine di rara eleganza. Avete tirato una bella sola a Mediaset con la Berlinguer”.
Non so se la Rai è stata capace di tirare una sola a Mediaset, così come non vorrei credere che anche Lei si sia fatta prendere dall’ingranaggio dei soldi, vedremo.

L’unica capace di dire “NO” ai nuovi vertici della Rai senza la necessità di andare a svernare altrove è stata, bisogna sottolinearlo, Lucia Annunziata (buon sangue comunista non mente) che invece di vendersi a buon mercato ha preferito tornare a casa, almeno per il momento, dopo tanti anni di attività e con un bel conto in banca.
Ma voglio essere buono spezzando una lancia in favore dei transfughi; potrebbe darsi che loro hanno capito che a Mediaset, alla fin fine, si è più liberi che non alla Rai.
Da qui la necessità di chiederci tutti: “Ma la libertà di stampa ora la difende solo Sigfrido Ranucci con il suo Report o anche lui è inficiato da dubbi e sospetti ?”.
Sarà Sigfrido l’ultimo eroe della patria della libera informazione che con la sua spada, anche se in tempi moderni, vuole ripetere le gesta del vero Sigfrido, eroe epico della mitologia norrena e germanica che con le sue gesta (in particolare nella Saga dei Völsungar norrena e nel poema epico medievale tedesco Nibelungenlied, entrambi scritti nel XIII secolo) finì per mettersi contro i potenti e venne ucciso di notte nel suo letto.
Ovviamente mi auguro che Ranucci possa ancora a lungo dispiegare la sua informazione, semmai con qualche aggiustamento e senza pervicace astiosità.