CAVA de’ TIRRENI – Quando nel contesto della politica cittadina si muovono e si agitano Alfonso Senatore e Alfonso Laudato è il preciso segnale che qualcosa sta scricchiolando. Non è una frase fatta, è storia che appartiene alla città metelliana ormai da decenni. I due personaggi, oltretutto, sono tra loro antitetici se non proprio avversari, ma possiedono entrambi quel “quid di libertà” che nessun altro può vantare. Non me ne vogliano per questo che ho detto i quattro cavalieri dell’apocalisse (Giovanni Del Vecchio, Matteo Monetta, Luca Alfieri e Antonio Palumbo) che già dall’anno scorso avevano dato una forte spallata all’amministrazione facendola traballare fin dalle sue fondamenta. Poco prima delle elezioni amministrative i due uomini liberi, e per questo non facilmente catalogabili, si erano seduti intorno allo stesso tavolo per allontanare la pesante e ingombrante (per loro !!) presenza di Edmondo Cirielli dalle decisioni cavesi. Avevano aderito al progetto di indipendenza, portato avanti anche dai quattro cavalieri e da altri, ed avevano individuato la loro punta di diamante nella persona di Luigi Napoli quale ideale candidato sindaco. Tempo una settimana e accadde la fine del mondo con una nuova conferenza stampa e con la candidatura di Marco Galdi in presenza del gruppo originario e di un sorridente (a denti stretti!!) Luigi Napoli. Pensavano gli uomini liberi che il progetto poteva essere ancora salvato e pilotato come era nei loro disegni originari. Il tempo ha dimostrato che così non è stato ed è arrivato lo sfascio, anche perché quella che per loro era una “punta di diamante” si era trasformata rapidamente, piegandosi come un giunco, in una “punta ferrosa” facilmente plasmabile e modificabile. E per lui, Luigi Napoli, si spalancano le porte di un imprevedibile e non scontato “assessorato provinciale” come viene ventilato in questi giorni. Prima considerazione. Se esisteva un progetto, questo progetto è stato tradito. Seconda considerazione. Se a supporto del progetto c’era una maggioranza qualificata, questa maggioranza non c’è più. Appare, quindi, veramente sterile, per non dire infantile, il tentativo di recuperare quel progetto e quella maggioranza attraverso la concessione di un assessorato a Luigi Napoli che non rappresenta più quel progetto e quella maggioranza. Tutto finito dunque. Non lo so. Capisco soltanto che la politica di oggi è troppo appiattita sui personalismi e, forse, sui favoritismi. Credo, però, che i progetti e le maggioranze hanno sempre il loro valore e riescono ad incidere molto di più sulle masse popolari di un semplice e solo candidato. E’ vero che Luigi Napoli è stato il più giovane consigliere comunale eletto a Cava de’ Tirreni ma è altrettanto vero che la sua elezione fu supportata lealmente da tutti gli uomini di quel progetto che lui ha tradito. Non solo, oggi più di ieri si pone un altro serio problema. Quale poltrona andrebbe ad occupare Luigi Napoli in Provincia ed a scapito di chi? Si fanno molti nomi, uno più importante dell’altro, da Feola a Carpentieri, da Odierna ad Arena che, credo, non accetteranno di buon grado il famoso “turnover”. Ma qui la vicenda si complicherebbe talmente tanto che non vale neppure la pena di tentare di dipanarla. So per certo, per esperienza consolidata di osservatore delle cose politiche, che quando incominciano questi balletti può anche significare che si è in presenza dell’inizio della fine.
direttore: Aldo Bianchini