Aldo Bianchini
SALERNO – Voglio cominciare questo articolo con un saggio “come eravamo” (che per le nuove generazioni è soltanto uno stupido amarcord !!) attraverso un attento ricordo di Bruno Vespa (Il Mattino di ieri:
- “”Nel mio liceo, forse troppo severo, bastava che ci cascasse una penna per essere accompagnati alla porta per l’intera ora di lezione. Stessa cosa per colpi di tosse di sospetta insistenza. L’autore di un gesto del genere (riferito al ragazzo che sparò alla professoressa ed a quello che filmò la scena), nel più indulgente dei casi, sarebbe stato sospeso molto a lungo e avrebbe certamente perso l’anno scolastico. Per molto meno, mi raccontava mia madre maestra, si veniva radiati da tutte le scuole del Regno d’Italia. Ora il mondo si è capovolto, ma c’è un limite a tutto … Non conosciamo la professoressa Finatti e se la preside le ha tolto tre classi forse qualcosa c’è sotto. Ma l’idea che la stessa dirigente secondo la Finatti abbia subordinato le scuse al ritiro della denuncia contro i due ragazzi, il fatto che né i ragazzi né i loro genitori si siano scusati e che la scuola non abbia preso provvedimenti di sorta, la dice lunga sul livello di degrado di una istituzione fondamentale per la società. Gli insegnanti andrebbero pagati molto meglio, lo sappiamo. Ma c’è una cosa alla quale tengono più che a ogni altra: la dignità. I miei professori erano autorità cittadine, riconosciuti e onorati come si conviene. Che cosa resta ai loro eredi di oggi se possono essere derisi, insultati, perfino feriti senza che accada nulla? Ministro Valditara, che pensa di fare?””.
Condivido pienamente; cerco ora di esternare il mio pensiero sullo stato di degrado della scuola italiana (fortunatamente limitato a piccole macchie d’olio che potrebbero, però, dilagare dappertutto.
Mi limito, per brevità di spazio, ai due ultimi avvenimenti:
a) Un ragazzo spara con pistola a pallini contro la sua professoressa mentre un suo compagno registra un video diffuso in rete;
b) Un ragazzo accoltella alle spalle la sua professoressa, diversi compagni registrano i video che vengono diffusi in rete.
Due fatti sostanzialmente identici, anche se con manualità diverse, che dovrebbero avere analoga conclusione disciplinare e che, invece, nel “Bel Paese” sortiscono esiti diametralmente opposti.
Nel primo caso la scuola gratifica il reo con un bel “9” in condotta e lo promuove alla classe successiva, andando ben al di là dei provvedimenti disciplinari e penali che potrebbero discendere da quell’atto criminoso. Dunque una giustizia fai da te nell’ottica, sembra, dell’autonomia scolastica che quella preside forse non conosce ancora bene e sarebbe il caso di spedirla ad un rapido corso di aggiornamento e formazione (tanto per cominciare).
Nel secondo caso la scuola (ben spendo che il profitto non c’entra con il reato) punisce lo studente con un voto basso in condotta, di conseguenza non viene ammesso agli esami, perde l’anno e viene espulso dalla scuola. Anche in questo caso ha prevalso la giustizia fai da te, anche se così come è stata articolata potrebbe anche reggere all’urto del TAR.
Da un eccesso all’altro, così non si salva l’istituzione scolastica. Per non andare troppo indietro nel tempo è sufficiente ricordare la storia della preside del Tasso che sospese tutti gli studenti di un intero piano alla ricerca di chi aveva fatto la pipì davanti i bagni femminili; il TAR poco dopo annullò un provvedimento illegittimo per il mondo esterno in cui la giustizi è regolata molto diversamente.
Bruno Vespa ha concluso il suo pensiero rivolgendo al ministro Valditara un appello a fare qualcosa; il ministro, a mio opinabile parere, dovrebbe subito infilare i due presidi in un corso di formazione per far capire ad entrambi, ma anche agli altri, che la millantata autonomia non deve essere tirata fuori solo quando occorre, che le decisioni vanno soppesate nel rispetto delle regole che disciplinano tutta la società civile, e di conseguenza anche la scuola.