da Alfonso Malangone
(Ali per la Città)
La Giunta Comunale sembra voglia rivedere la decisione di non aderire alla definizione agevolata delle cartelle esattoriali, fino a € 1.000, emesse nel periodo 2000/2015 (fonte: Legge 197/2022). Questo, è ancora oggi possibile in forza di un recente provvedimento governativo, conosciuto come ‘Decreto Bollette’, che ha prorogato fino al prossimo 31/07 il termine per decidere, estendendo le norma a tutti i crediti, sia portati da cartelle esattoriali di Equitalia, come previsto dal provvedimento precedente, che da qualsiasi altra ingiunzione (fonte: art. 17/bis DL 34 del 30/05/2023). Secondo la nuova disposizione, i cittadini debitori potrebbero beneficiare, in alternativa e a scelta dell’Amministrazione, di una riduzione parziale delle somme dovute, con la eliminazione degli interessi e delle sanzioni, ovvero dell’azzeramento di ogni importo a debito. Ad oggi, salvo errore, risulta che il Comune abbia approvato esclusivamente la definizione agevolata o transattiva delle controversie in corso presso le Commissioni Tributarie e la Corte di Cassazione (fonte: delibera del 29/03/2023). Fu l’Assessora al Bilancio a chiarire, nel corso della discussione in Consiglio Comunale, i motivi della scelta. Disse che: ”il valore delle cartelle Equitalia al 2015 è pari a circa 43 milioni di euro di cui circa 29 milioni sarebbero state interessate dallo stralcio. Quindi, considerando una riscossione minima del 3%, si tratta di centinaia di migliaia di euro che avremmo perso ogni anno” (fonte: laCittà). Così, nonostante le richieste di qualche parte politica, il Consiglio decise di non adottare alcun provvedimento di ‘clemenza’ nei confronti dei tantissimi cittadini che ancora oggi, fin dal 2000, sono esposti per aver omesso i pagamenti a loro carico. Comunque sia, non può sottacersi che l’esiguità dell’incasso preventivato di non più di € 870.000 nei confronti di debiti per € 169,9 milioni, finisce con l’alimentare qualche dubbio sul vero motivo della decisione. E’ possibile immaginare, infatti, che essa sia dovuta alla necessità di sostenere gli equilibri del Bilancio, poiché la presenza ‘contabile’ di somme da riscuotere appare indispensabile ai fini della quantificazione del Risultato di Amministrazione che, come è ben noto, è pari alla differenza tra crediti e debiti futuri, detto molto semplicemente. E, questo, nonostante siano crediti in maggioranza ‘vuoti o mummificati’, pressocché inesigibili. Invero, la loro cancellazione avrebbe fatto diminuire immediatamente detto Risultato e, a seguire, avrebbe fatto crescere il Disavanzo di Amministrazione per la maggiore incidenza dei fondi di accantonamento e di rischio. E’ lecita una domanda: “con quali conseguenze”? Una o più delle seguenti: diminuzione di spese e servizi; ricorso a nuovo debito per fronteggiare spese e servizi non riducibili; aumento dell’imposizione per far crescere le entrate. Non servono esempi. Basta guardare a quello che sta accadendo in Città per comprendere quali difficoltà sarebbero poste ‘da subito’ a carico dei cittadini che, con le disposizioni del piano Aiuti, già debbono pagare maggiori tributi, fitti e canoni, fino al 2044, per ripianare un Disavanzo multi-multi-milionario. In sintesi, sarebbe stato poco opportuno cancellare immediatamente quei numeri a credito, come tanti altri che pure fanno parte dei Residui Attivi del Bilancio. All’opposto, lasciare invariata ogni cosa, avrebbe reso possibile l‘assorbimento graduale delle deficienze, a mano a mano e in funzione delle opportunità auspicabilmente offerte dal piano di rientro. Il famoso ‘solco copre solco’. Detto, facendo salvo ogni errore.
Adesso, rivedere la decisione riproporrebbe il problema, magari anche aggravandone le conseguenze, perché l’estensione dell’agevolazione ai crediti portati da qualsiasi ingiunzione farebbe crescere ancor più l’entità del ‘buco’ con un unico e solo risultato: ‘avranno vinto i furbi e i disonesti, cioè coloro che non hanno reso onore al loro impegno, a danno degli onesti’. Solo per notizia, rispetto ai 43, o 29 milioni, citati dall’Assessora, a fine 2015 i crediti sospesi erano pari a € 110.974.431,66 di cui, a titolo solo di esempio: Multe per € 23.850.624,86; Spazzatura per € 28.251.406,66; Ici per € 6.652.063,01; Tosap per € 817.350,84; Fitti per € 1.043.412,66. Senza dire, poi, che la recente Sentenza con la quale è stata dichiarata la illiceità delle cartelle Soget dal 2021 aprirà adesso una nuova voragine di cui nessuno parla ma che, a sensazione, potrebbe essere di decine di milioni. Una tragedia. Sarebbe opportuno che qualcuno si pronunciasse. Anche solo per la tanto vantata Trasparenza.
In queste condizioni, appare naturale una domanda: “quale finalità può avere un atto di clemenza con la cancellazione ufficiale dei crediti e con un danno immediato per la Comunità”? Chissà. Certo, ‘mettere una pietra sopra’ a tante irregolarità consentirà a qualcuno di festeggiare con i botti per averla fatta franca e per aver scaricato su tutti i cittadini le conseguenze di un comportamento inaccettabile, agevolato dall’inefficienza dell’Ente nell’incasso dei suoi crediti. Un risultato davvero doloroso.
E’ appena il caso di ricordare che il contratto sottoscritto con il Governo per l’applicazione del decreto ‘Salva Città’ prevede, all’art. 4/c, l’impegno dell’Ente alla sostituzione di ogni Entrata non riscossa con nuove imposizioni. Avremo il privilegio di confermare la posizione di Città ‘prima in Italia’ per Disavanzo di Amministrazione e per Debito finanziario/commerciale pro-capite (fonte: 24Ore). Un primato di cui i cittadini farebbero volentieri a meno. E, del quale, difficilmente sono disposti a vantarsi.
Alfonso Malangone – Ali per la Città – 14/06/2023
P.S.: i dati contabili sono tratti da fonti disponibili sul web. Si fa salvo ogni errore.