da Antonio Cortese (giornalista)
Il ministro dell’Istruzione sembra voler finalmente adeguare gente e scuola ai tempi.
In più di un intervento ha smorzato le paure del pericolo e della tendenza fascista della premier che secondo alcuni vorrebbe controllare la cultura, quando invece il governo voglia affidare il sapere in mani competenti. Sia la Meloni che Profumo infatti a differenza dei predecessori avendo un minimo di granu salis in più, si saranno accorti della babele incontrollata ma specialmente sotto la responsabilità di dinosauri che da un po’ di anni si sono trasformati in pappagalli non avendo né titoli, né autonomia culturale alcuna.
Deputati e dirigenti che sanno l’italiano televisivo e pure male, ignorando almeno una seconda lingua o termini europei, che addirittura vanno a legiferare con parole spazzatura a stento padroneggiate dalle generazioni precedenti, hanno in questi anni guastato l’andamento di una nazione. Già Bersani con il decreto sulla “privacy”, ( forse l’unica parola che aveva imparato in vacanza) ha peggiorato il quieto vivere di milioni di persone, clienti ed utenti per ogni forma di servizio economico, facendoci tutti ritornare alla macchietta di Benigni e Troisi alla dogana in una selva di informazioni che le aziende già detengono, fino alle recenti comunicazioni algoritmiche e personalizzate. Aziende medio-piccole e multinazionali sanno di ognuno di noi vita morte e miracoli hanno catalogato ogni nostro movimento essendo meglio consce di noi stessi su ciò che abbiamo fatto in passato e ciò che probabilmente faremo in futuro. Quindi per dirla con le stesse parole di “Gargamella” , o come farebbe Fantozzi, questo decreto é una “paraculata”.
Tutti questi dati ed i “mega-Data” non possono più essere regolati o gestiti dagli ingnorantissimi di cui sopra e perciò molti pseudo o vetero professionisti, oltre a schiere angeliche di raccomandati alle loro dipendenze, non avendo l’abc o logiche ed ordini di valore su come gestire le clientele, i partner o qualsivoglia partnership, devono tornare fra i banchi di scuola.
In un precedente articolo su il Quotidiano di Salerno ho già accennato sulla velocità di determinate dinamiche nelle quali molti attori in ogni settore professionale sono stati sorpassati di gran lunga dalla concorrenza estera e dalle più giovani generazioni alle prese con burocrazia ed ottusità. I giovani però questi ostacoli li superano in scioltezza mentre chi se ne dovrebbe avvalere, dai quaranta anni in su di età, vi ci si incarta, complicando e sbugiardando goffamente su sé stesso tutto un sistema come per un castello di carte da gioco; realizzando di avere l’unica soluzione di frequentare nuovamente la scuola dell’obbligo (smarrito). Come dopo il ritiro della patente, circolare si, ma non per dire baggianate.
Infine sembra che il ministro si stia interessando dove e per chi applicare la “settimana corta”, inventata dagli americani con il long week-end poi adottata dagli inglesi e in questi anni sui campi di battaglia spagnoli. In barba allo smart working e all’intelligenza artificiale di cui tanto si parla e che sono un’altra falsa necessità, poiché se nel campo medico non si conosce appieno il cervello umano, di quale artificio celebrare ancora ci vorrebbero far soffrire codesti scienziati di popcorn e patatine fritte?