la redazione
SALERNO – La grande amicizia tra il compianto avv. Enrico Giovine e l’avv. Salvatore Memoli appartiene alla storia del nostro tempo; ci risulta che la loro amicizia andava ben oltre la semplice conoscenza e/o frequentazione che la lunga e consolidata collaborazione professionale che aveva anche portato Enrico da essere l’unico vero avvocato di Salvatore. E Salvatore ogni volta che parlava di Enrico lo faceva in, maniera totalizzante, appassionata e coinvolgente su tutto e per tutto.
E’ con grande piacere, quindi, che provvediamo a pubblicare la lettera aperta che Salvatore ha spiritualmente indirizzato al compianto Enrico (lettera già pubblicata da “leCronache.it”, quotidiano online diretto da Tommaso D’Angelo):
“”Apprendo in modo occasionale e provvidenziale, per consentirmi un breve raccoglimento, della morte dell’avvocato Enrico Giovine. La lontananza non mi permette di onorare in presenza un uomo che nell’ultimo decennio ha accompagnato le mie riflessioni, arricchito le mie conoscenze, stimolato la mia curiosità sulla storia del nostro territorio ed in particolare della Democrazia Cristiana. Uomo poliedrico, studioso e lettore di tanti libri, si é applicato ad interessi culturali complessi, importanti, singolari, di cui é stato un protagonista o spettatore intelligente e vivace. Sebbene non a mente fredda e con un tumulto di sentimenti che mi assale in queste ore, non saprei dire senza sbagliare dove l’uomo, il professionista, il giurista, il politico, l’intellettuale, l’umanista e l’intellettuale si sia impegnato di più e meglio. Di ogni cosa ha curato i particolari e si é preoccupato di rispettarne la verità storica, la storia che si scrive con i fatti e non con le interpretazioni soggettive. Enrico Giovine ha amato tutto, ha vissuto tutto con l’ardore dell’uomo del Sud che si sente investito a dare il proprio contributo affinché le cose avessero un senso compiuto, perché se ne afferrasse il valore, l’insegnamento e la valenza incisiva sulla vita delle persone e della comunità.
Sebbene claudicante, si muoveva con fatica ma non rinunciava alla sua presenza, agli eventi culturali, politici, giudiziari di cui é stato un apprezzato maestro di stile e di dottrina. Davanti ai magistrati, ai relatori dei convegni, alle assise politiche conservava uno stile pacato, umile, discreto tale da non lasciare mai negli altri il timore che genera un uomo colto e men che mai di un uomo che della sua storia, cultura e dottrina ne fa un uso saccente ed ampolloso. Enrico Giovine era il contrario di ciò, era un pezzo di pane, di quello buono e prezioso, che leva la fame ed accarezza il palato. Ascoltarlo era un piacere, anzi ogni intervento, pubblico o privato, era un insegnamento, un eloquio semplice, denso di memoria, di bibliografie, di autori, correnti di pensiero, fatti che uscivano alla ribalta della storia e che avevano attraversato la sua vita.
Difficilmente ho provato un così vivo dolore, come stasera, per un amico che mi chiamava quasi ogni settimana per commentare i miei scritti su Cronache. Mi ha consigliato approfondimenti, letture, scavato con me nelle memorie, ricordato uomini e donne di un tempo recentemente passato, ancora tanto importante per tutti.
Amò l’avvocatura, portando rispetto ai colleghi, venerazione ai maestri e tanto riguardo ai magistrati e giudici, dai quali era circondato di rispetto ed ossequio. Da oggi le aule di giustizia saranno più vuote, meno accese di storia e di gradevole bonomia professionale, quella che coinvolgeva tutti nella ruota di amici che si cingeva attorno alla sua presenza, in aula e nei corridoi.
Fu cattolico rispettoso e stimato dalle gerarchie e dagli ecclesiastici salernitani. Si adoperò in tante attività a favore della Chiesa Salernitana. Tanto fece per Battipaglia cattolica. Di ciò sono testimonianza le lettere dei Vescovi di Salerno, in particolare di Mons. Gaetano Pollio.
Fu Sindaco nei momenti difficili della vita di Battipaglia. Da democristiano sapeva tessere intese e dialoghi, lasciando dopo di sé una scia di ammirazione e stima, tra tutti, senza distinzione di colore politico. Spesso mi scriveva delle lettere, con cui esprimeva apprezzamento e mi spingeva a scrivere di più. Fu tanto felice quando scrissi della DC e dei suoi migliori uomini. Mi segnalò che qualcuno dimenticava la storia, le date importanti e la vita di uomini di indiscusso valore come il Sen. Mario Valiante e il suo lavoro per ricercare la verità su Moro.
Per me era come avere un’enciclopedia sempre aperta e che non si risparmiava mai a dirmi, a ricordare , a rendere viva ciò che non era più attuale. Dal suo Cilento, terra di gente forte, intelligente e laboriosa era arrivato a De Gasperi, Dossetti, Lazzati e tutti i leaders della prima ora nonché alla partecipazione ai Congressi nazionali della DC.
Davanti a lui, al cattolico, al giurista, al politico, al democristiano, all’uomo, marito, padre e guida di tanti, mi inchino commosso e addolorato!
Mi mancherete, maestro di vita per tutto!
Altri scriveranno meglio di me la biografia. Le mie sono spigolature raccolte nella mente e nel cuore, dove questo grande ed unico uomo generoso ha lasciato dei semi!
Buon viaggio avvocato, non vi dimenticheremo mai!
Possa Dio riservarvi ciò che é vostro da sempre perché conquistato con la vostra vita, il vostro esempio, la vostra condotta!
Niente andrà perduto! “”