da Alfonso Malangone
(Ali per la Città)
SALERNO – La rubrica televisiva GEO&GEO, sulla terza rete nazionale, è davvero di qualità. Dedicata all’ambiente e ai territori, parla di mare, di luoghi e di tradizioni, per mettere in risalto le interdipendenze tra la natura e la presenza umana con l’obiettivo di dimostrare che la prima non è un avversario da abbattere, ma un bene da amare e tutelare. In sostanza, GEO vuole richiamare al rispetto degli equilibri che Qualcuno, o la semplice evoluzione millenaria, ha affinato nel tempo per favorire al meglio lo sviluppo della vita. Bene, nel pomeriggio di Venerdì scorso, GEO ha iniziato la puntata con Salerno, definita “Una Città da scoprire’. Dopo una panoramica aerea con la cornice dei monti, tra i quali è apparsa evidente la ferita della cava del Cernicchiara che, salvo errore, doveva essere risanata, il servizio ha descritto la storia della Città, a partire dagli scavi etruschi di Fratte, risalenti al VI secolo a.C., e ha ricordato le diverse civiltà che costituiscono le radici della nostra identità, dalla romana alla longobarda, dalla normanna alla sveva, dall’angioina all’aragonese. Ha mostrato San Pietro a Corte, con le terme romane, il Castello di Arechi, i Giardini della Minerva, primo orto botanico d’occidente, oggi chiuso per lavori di lunga durata, il Duomo, con la Cripta e i suoi decori, il Teatro Verdi, costruito a somiglianza del ‘San Carlo’ di Napoli e della ‘Scala’ di Milano.
In mezzo, ci sono state alcune importanti ‘dediche’ alle tradizioni della Città, individuate passeggiando lungo le viuzze e gli slarghi della zona antica. Dapprima, è stato ‘Ciro’, il cappellaio di via Duomo e terza generazione di un artigianato di cui, come è stato detto, non sono rimasti eguali, a mostrare la sua abilità nel piegare sapientemente le stoffe, con le forme e il ferro a carbone, per fare i ‘borsalino’, i ‘panama’, le ‘bombette’ e i ‘cilindri’. A seguire, ‘Vincenzo’ ha spiegato nella sua bottega-macelleria come si prepara la milza imbottita secondo una tradizione tramandata nel corso di ben sei generazioni. Poi, ‘Sergio’ ha narrato la sua vita di pescatore, descrivendo un ‘mestiere’ che, nei secoli, ha assicurato la sussistenza a tanti salernitani. Successivamente, con la visione del laghetto di Brignano, è stato introdotto il settore della ceramica, una produzione antica come la Città. Nel laboratorio ‘Tastardi’, è stata documentata la preparazione dei ‘negativi’ degli stampi dai quali sono poi ricavate le piccole piastrelle con i colori del cielo, del sole e del mare. Infine, anche il talento musicale ha avuto il suo spazio, con il suono di un violino costruito dal liutaio ‘Ciro Caliendo’, ultimo esponente della Scuola Napoletana di Vincenzo Annarumma e Vincenzo Postiglione. Le immagini hanno mostrato il maestro all’opera con gli attrezzi e le vernici, il ‘mastice in lagrime’, il ‘coppale di manila’, la ‘resina di ginepro’ e la velenosa ‘gomma gutta’, per realizzare le sue opere, non semplici prodotti.
Una riflessione comune può essere fatta, su tutto questo. Senza un deciso intervento di valorizzazione, la nostra storia e le nostre tradizioni, vere ‘ricchezze’ della Comunità, sono destinate a finire. E, con esse, sono desinati alla dissoluzione anche gli attrezzi, come il ferro a carbone e le forme del cappellaio, come la pialla, le sgorbie e gli scalpelli del liutaio. In quest’ultimo caso, però, il danno sarebbe ancora più grave, perché si perderebbero anche gli appunti e i disegni costruttivi dei violini con le indicazioni operative frutto di una cultura secolare. Forse, la Città dovrebbe pensare anche a queste espressioni del ‘fare’, in aggiunta a tante manifestazioni rievocative che, però, poco o nulla esprimono del talento e del sapere. E, forse, il competente Assessore dovrebbe comprendere che sarebbe gravissima la Sua responsabilità in caso di distruzione di un patrimonio ineguagliabile e insostituibile.
La trasmissione ha emozionato chi davvero ama la Città, con i luoghi della sua storia, ma ha anche sorpreso. Per la prima volta, infatti, non è stato ‘esibito’ alcun grattacielo, né ‘lodato’ alcuno dei tanti stravolgimenti che hanno colpito luoghi davvero identitari. Non si è visto il Crescent, simbolo improbabile di una modernità che ‘scopiazza’ una architettura antica, di indefinibile effetto, né è stato posto l’accento sulla piazza che ha coperto mare e spiaggia per dare spazi ad un parcheggio di auto, con scarso successo, o a passeggiate senza meta sotto il sole cocente. Una piazza che è costata decine di milioni di euro, fino a 60-70 dice qualcuno, ma che nessun beneficio ha apportato a chi, con una pensione minima, un lavoro a nero, un impiego a termine, neppure avverte il desiderio di andarci. Senza dire che la spesa ‘faraonica’ potrebbe essere responsabile del ricorso al decreto Aiuti per il Disavanzo di € 169,9 milioni che ora i cittadini dovranno ripagare fino al 2044.
Così, finalmente, sembra si torni a dare valore alle cose che hanno valore, non economico per pochi, ma sociale per tanti e culturale per tutti. In verità, solo la nostra storia millenaria ha davvero forza attrattiva e può riuscire a creare occupazione per chi ha talento, capacità e fantasia, magari anche grazie ad una preliminare attività di recupero, in termine tecnico ‘mentoring’, in favore dei giovani dispersi scolasticamente e di chi, pur avendo conseguito un attestato, trova difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro.
Se la Città decidesse di richiamare il turismo vero, non quello a ‘pizza e fichi’, si aprirebbero spazi inimmaginabili per il suo sviluppo a seguito del recupero di monumenti, memorie e attività economiche che sarebbero in grado di trasformarla in un piccolo scrigno. Del resto, non sembra di aver sentito, fino ad oggi, frotte di turisti fare ‘ohhh’ davanti alle modernità, con gli occhi sbarrati, mentre percorrono in fila indiana marciapiedi sconnessi ‘destreggiandosi’ tra pezze di asfalto, bisogni di cani, fili pendenti, aiuole invase da tutto il possibile, alberi rinsecchiti e tronchi tagliati. Per non dire dei servizi igienici. In al senso, Salerno è ancora una Città in cerca di un esploratore in grado di (ri)scoprirne la vera identità. Comunque, grazie GEO, per aver chiarito cosa siano cultura e civiltà.
Alfonso Malangone – Ali per la Città – 19/04/2023