da Giuseppe Amorelli
(avvocato – scrittore)
La Cour de Casation” francese ha statuito definitivamente che gli ex terroristi italiani appartenenti alle Brigate Rosse, che sono stati giudicati colpevoli, tra il 1983 e il 1995, dalla giustizia italiana, di attentati terroristici, eversione dell’ordine democratico e omicidio aggravato, commessi in Italia, tra il 1972 e il 1982, durante gli “anni di piombo” non possono essere estradati. La suprema corte francese non ha fatto altro che confermare la sentenza resa dalla Chambre d’instruction”, la sezione
della Corte d’appello francese del giugno 2022, competente sulle domande di estradizione che motivava il diniego richiamando gli articoli 6 e 8 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo che stabiliscono il diritto di ogni imputato ad un equo processo e il rispetto alla vita privata dell’imputato. Infatti si legge espressamente nelle motivazioni addotte dalla Cour de Casation a sostegno del diniego di estradizione dei terroristi italiani che:” . La Corte d’Appello, nel 2022, “si è pronunciata sfavorevolmente su tali richieste di estradizione, ritenendo che diversi ricorrenti sono stati giudicati in contumacia, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo, la legge italiana non offrendo questa garanzia; la quasi totalità dei richiedenti hanno vissuto in Francia per circa 25-40 anni, un paese in cui hanno una situazione familiare stabile, sono inseriti professionalmente e socialmente, senza più nessun legame con l’Italia, cosicché la loro estradizione causerebbe un danno sproporzionato al loro diritto a rispetto della vita privata e familiare”.
La Cassazione francese di fatto rigetta il ricorso, evocando il diritto alla vita privata, all’equo processo e alle garanzie della difesa secondo gli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Le toghe transalpine rilevano altresì che la legislazione d’emergenza e le leggi speciali impiegate negli anni 70-80 dalla magistratura italiana per arrestare e condannare centinaia di extraparlamentari e appartenenti ai gruppi armati, sono in tal senso incompatibili con i criteri della Cedu, I giudici francesi pertanto hanno ritenuto non adeguati i processi italiani, per lo più avvenuti in contumacia, e hanno affermato che, a distanza di tanti decenni dai fatti, non si possa non tener conto del diritto di chiunque ad avere una vita privata e familiare senza dover subire una persecuzione a vita . Le motivazioni addotte dalla Suprema Corte francese trovano il loro fondamento giuridico nella cosiddetta “Dottrina Mitterand.” la “dottrina Mitterrand” è stata una politica francese volta a non concedere l’estradizione a persone imputate o condannate all’estero, ricercate per atti di natura violenta d’ispirazione politica; tale dottrina è stata influenzata da un retroterra culturale, proprio di alcuni strati della borghesia francese, che aveva creato un ambiente non conflittuale nei confronti dei terroristi italiani, e che di conseguenza è stato in grado di condizionare i decisori politici parigini; l’interpretazione di tale politica, inaugurata dall’omonimo presidente socialista francese con un discorso tenuto al Palais des Sports di Rennes nel1985. Ha sostenuto Irene Terrel, storica avvocata dei rifugiati italiani in Francia che : «Le persone sono esseri umani che cambiano. Non possono essere ridotte, fino alla fine dei loro giorni, ad atti che possono aver compiuto a 18 o a 20 anni. Non si debbono tenere aperte le piaghe per l’eternità e questo non significa non rispettare le vittime. Uno Stato però deve andare verso soluzioni politiche». Tuttavia è vivo ed acceso il dibattito sul rapporto tra” terrorismo e diritto di asilo”. Il giornale francese Le Monde riporta le affermazioni di u gruppo di intellettuali ed accademici secondo i quali la “dottrina Mitterrand”, che ha permesso a molti ex terroristi italiani di estrema sinistra di rifugiarsi in Francia dopo aver abbandonato la lotta armata, «deve essere protetta».La dottrina Mitterand non è un testo scritto, ha valore solo come decisione politica. Ma si fonda su un ragionamento che hanno riconfermato in seguito diversi governi, di destra e di sinistra, e del quale ci sembra che valga la pena che sia ricordato», si legge nell’articolo. La protezione della Francia non ha mai sottratto «dei colpevoli ad una giusta pena», né ha rimesso «in questione il diritto di uno Stato nel far valere il proprio sistema di giustizia«. La “dottrina Mitterrand”, a loro modo di vedere, ha semplicemente messo in atto «un meccanismo che consiste nel prendere la decisione politica, dinnanzi alla lacerazione dolorosa e generale della coesione di un Paese e, un volta che il contesto politico di questa lacerazione sembra scomparire, di costruire le condizioni di un’unità e di una pace ritrovate», affermano gli intellettuali. Ci si chiede e le vittime di quelle stragi, i loro diritti, le pene per la perdita dei loro cari, quale giustizia.?
Fa riflettere una reazione in Italia espressa da parte di una di quelle tante vittima delle stragi degli anni 70’. Alberto Di Cataldo, figlio di Francesco, maresciallo dei carabinieri ucciso dalle Brigate Rosse a Milano nel 1978: «Ormai sono passati più di 47 anni, la pena in sé mi interessa fino a un certo punto e trovo giusto ciò che ha fatto la Cassazione francese. La vera partita non è l’estradizione, ma capire se i dieci daranno un loro contributo a capire quanto successo in quel periodo». Giusta la decisione dei giudici, serve solo la verità. “Datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di verità e io sarò perdente” cosi si esprimeva Aldo Moro in una lettera che inviò dalla prigionia al deputato democristiano Riccardo Misasi. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi”