Aldo Bianchini
SALERNO – Contrariamente al mio modo di approfondire i casi, questa volta credo si giusto intervenire quando il ferro è ancor caldo; ovvero quello che siamo stati costretti a vedere prima e dopo la partita di calcio tra il Napoli e l’Eintracht può e deve essere l’occasione per incominciare a riflettere sulle peculiarità dei vari poteri dello Stato per meglio capire e conseguentemente disciplinare e delineare i confini tra ognuno di essi, evitando tragiche invasioni di competenze come accaduto per questa benedetta e semplice partita di pallone.
Per questo tentativo di riflessione mi ha offerto lo spunto l’ottimo articolo scritto da Vito Nocera per Gente e Territorio (Napoli) che troverete pubblicato in pagina e che qui riporto soltanto come inizio:
- Scarsa capacità di prevedere e poi di gestire la piazza. Poi mille e mille asprezze individuali che fermentano un pericoloso fenomeno sociale. Gruppi organizzati – non è una novità – vivono il pallone come occasione di scontro, tra loro e con il potere costituito. Sentimenti distorti, orgoglio, onore, nazionalismo e campanilismo. Non di rado anche razzismo e reminiscenze di nazifascismo. Il calcio c’entra poco, anzi nulla. Semmai è (sarebbe) potente generatore di forza creativa e di poesia. Bellezza, festa, gesti atletici di straordinario valore. E dribbling, carezze al pallone, passaggi con invenzioni d’esterno.
Davvero complimenti al giornalista Nocera, capace di sintetizzare in poche righe tutta l’enorme problematica legata ad un mondo, quello del calcio, ancora tutto da esplorare ed analizzare sotto diversi ed innumerevoli profili.
Non entro nelle tecniche calcistiche così come mi guardo bene dal toccare le dinamiche, spesso perverse, che muovono le “orde barbariche” delle tifoserie in quasi tutto il mondo e con spiccate esagitazioni in Europa, in Medio Oriente e in Sud America.
Mi soffermo sui rapporti tra i vari poteri dello Stato che spesso si scontrano proprio come in una partita di calcio e provocano danni incredibili e irreparabili.
Partiamo dall’antefatto di Napoli-Eintracht; dopo gli scontri verificatisi a Francoforte giustamente il Prefetto di Napoli aveva vietato la vendita dei biglietti ai tifosi tedeschi che volevano venire in Italia; puntuale come l’orologio svizzero (in questo caso come il giudice di Berlino) arriva lo zampino Tar a bloccare il decreto prefettizio su ricorso dei tedeschi; il Prefetto è costretto, dopo aver atteso qualche giorno, ad emettere nuovo decreto in modo tale da non dare il tempo al Tar di intervenire nuovamente. Ma i tifosi, ovviamente, sono arrivati ugualmente come aveva previsto sempre l’attento Prefetto; ben consci quei tifosi che in Italia tutto è possibile, anche che un magistrato annulli il decreto di un Prefetto nell’ottica del mostruoso “libero convincimento” da riformare drasticamente e velocemente.
Per carità, l’autonomia – l’indipendenza e il libero convincimento sono cardini fondamentali nell’esercizio della giustizia; bisognerebbe far capire ai magistrati che queste peculiarità non discendono da un dono divino ma vanno conquistate giorno dopo giorno e azione dopo azione mettendo dei paletti a chi non è capace.
In caso contrario continueremo ad essere visti, anche dall’estero, come il “Paese di Pulcinella” in cui è possibile tutto ed il contrario di tutto; finanche che un ministro degli interni vada sotto processo e Carola Rackete venga assolta dopo aver speronato una nave della Guardia Costiera italiana, in un miscuglio vergognoso di conflittualità tra politica e magistratura.
Naturalmente nessuno potrà mai dire che senza l’intromissione della magistratura tutto sarebbe filato liscio; ma una volta tanto forse era meglio che quei magistrati avessero capito che il loro diritto-dovere è quello di amministrare soltanto la giustizia commutativa.