Primo semestre di governo: attendere prego

 

 

da Antonio Cortese (giornalista)

 

Dopo sei mesi in Italia sembra si sia fermato l’orologio agli exit polls.

Nulla di fatto con il rinnovato stupore che al governo ci siano una donne o forse due, le quali in pratica non stanno facendo altro che ripercorrere ricette di piatti fritti e rifritti.  Chiedere agli elettori di Fratelli d’Italia qualche risposta in merito sembra per lo più inutile, perché anch’essi si sono fermati alla mera soddisfazione di vedere un partito che stava al cinque per cento sotto il Conte 2, ma che adesso sta in maggioranza; una moltitudine di persone che sono in confusione su cosa sia mai il fascismo o la destra, quali siano gli sbagli storici e quali le marce in più per i tempi moderni. Purtroppo in questo ennesimo revisionismo storico da confusi e ripetenti come ai tempi della scuola, ovvero con pochi, pochissimi parlamentari che si sono impegnati davvero ideologicamente dai tempi di Almirante, Tatarella e Fini. I temi sono: guerra si, guerra no, “ce famo du spaghi”, come la canzone sanremese di Elio e le Storietese; superbonus si, superbonus no, anzi é buono ma  “… é pentastellato… e che figura facciamo poi a Montecitorio…poi ce magnano…” e varie scuse di coerenza partitica che però immobilizzano il Paese. Giuseppe Conte in nove mesi con al seguito una banda di “parlamentari senza gloria” aveva già realizzato il lavoro di sei o sette governi precedenti. Si vede che lo stesso Beppe Grillo avrà notato che il premier giallorosso aveva fatto fin troppo, oltre ogni previsione, e quindi oggi tutti i deputati vivono di “rendita legislativa” avendo i 5S promulgato a valanga, compresi regolamenti, norme e disposizioni. Le tribune della destra siedono comodamente su tutto questo lavoro dell’avvocato foggiano, prendendosi il buono e con arroganza e dichiarazioni ingiustificate, senza spiragli di alternativa, minacciano anche di vanificare senza un perché ciò che esse stesse predicavano da anni ma che tra incapacità e lotte intestine non erano state in grado di realizzare. Non solo, inacidite dal raggiungimento di determinati obiettivi  da parte di una concorrenza  politica “improvvisa”, perché distratte nell’insulto e nel negazionismo, si trovano nel lavoro infame di doversi inventare nuove forme di responsabilità. Ma questo tipo di situazione vergognosa e miserabile purtroppo pesa più sui propri elettori, ad eccezione delle fasce più che benestanti, che non dovendosi nemmeno presentare in pubblico come i deputati, se la ridono beffardamente. Invece il corpus dell’elettorato “blu” rimane nell’ignavia o nell’impossibilità di uscirsene dagli stereotipi del tardo Novecento, dando per assodato che , raccomandazione, materialismo e cinismo siano gli unici binari da continuare a percorre a testa bassa, senza orgoglio e dignità; con un realismo meschino e spicciolo, tale perché imposto da statue di sale nelle tivù, giornali che nessuno compra più, e cinema deserti.  L’informazione é alla portata attiva di tutti, ma sembra che i più debbano o vogliano dire e manifestare prima quello che avrebbero dovuto dire venti anni fa almeno. E’ una questione di debiti psicologici in una percezione cognitiva generale da colmare e recuperare, tra rivalse sociali. Il popolo poi  alla fine é pure contento ad assistere alla ricostruzione della reputation dei propri vecchi miti, falsi o genuini che siano stati in passato.

 

 

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